Le epidemie mondiali, frequenti ma considerate scenario poco frequente, mettono in luce ancora una volta la vulnerabilità della società globale
La pandemia da COVID-19 non è paragonabile, sia dal punto di vista medico-sanitario emergenziale, sia per impatto sulla società globale, ad altro avvenimento recente e continua purtroppo a scrivere storia. Purtuttavia, la crisi economico-finanziaria globale (2007-8) con propagazione planetaria ed «effetti domino» senza precedenti a seconda di Nazioni e continenti è anch’essa stata foriera di insegnamenti ed ha ricordato ai sistemi bancari e finanziari mondiali che da sempre nella storia economica la sovraconcessione di prestiti è stata all’origine di bolle finanziarie, movimenti speculativi e crash su vari mercati. Se proprio si cercasse una differenza, si potrebbe osservare che la globalizzazione funge da «acceleratore» rendendo quanto è poco probabile sempre più possibile. SARS-CoV-2 ha quindi smascherato l’impreparazione di una società che negli ultimi anni si è focalizzata (almeno in parte) su progresso tecnologico fine a se stesso, risultando non consapevole (o rimuovendo) che le pandemie nella storia dell’umanità sono state ricorrenti e traumatizzanti per durata e vittime. L’impatto economico a livello mondiale (laddove le previsioni di gennaio 2021, come sempre ottimistiche, siano confermate) sarà enorme: contrazione del PIL globale pari a –3,5%1, che equivale a sua volta a 3072,27 miliardi di dollari2. Per non parlare di quello occupazionale e di volume d’affari su settori specifici − ad esempio, quello del turismo, ma anche del commercio al dettaglio o della ristorazione oltre che dell’ospitalità − o di alcune Nazioni in particolare.
Concretamente, il rischio di contagio ha messo in luce macro-aspetti (ad esempio, piani pandemici talvolta non aggiornati), ma anche micro-aspetti (ad esempio, la mobilità individuale) trattati quali totem prima del 2020. Fra i primi, si constata che la «filiera lunga» (cioè una supply chain articolata, transfrontaliera e dipendente da partner esteri) è di difficile gestione in situazioni di crisi eccezionali: ancor più, laddove vi siano pressanti esigenze di salute pubblica. Inutile ricordare, a titolo esemplificativo, che a marzo/aprile 2020 mascherine protettive (ma anche calzari, guanti etc.) siano divenute merce rara in quanto perlopiù prodotte in Cina, ma difficilmente ordinabili e consegnabili con tempestività in quei giorni convulsi. Si è altresì scoperto che la riduzione degli stock − in generale così come del prodotto specifico − può far sì risparmiare qualche costo aziendale, ma è estremamente critica nel worst-case scenario (cioè in situazioni dove al peggio pare non vi sia limite). L’«odiata» plastica con il suo meccanismo di «usa e getta» ha, poi, contribuito a garantire gli alti livelli di ricambio di dispositivi di protezione (ormai di utilizzo quotidiano) quali mascherine, guanti etc. Il ricorso generalizzato al telelavoro − smart working, per dirla con i sostenitori «neofiti» di un approccio lavorativo fino a poco tempo fa banalizzato nonostante diversi studi ne rilevassero l’alto livello di performance a qualità di vita migliore − ha dimostrato che la «logica del cartellino» e dell’«andare al lavoro» sia in molti ambiti del terziario superata.
Nel contempo, fra i secondi, la pandemia ha insegnato che l’utilizzo di mezzi pubblici (fino ad allora propugnato come modalità di trasporto green) in situazioni eccezionali, ma pur sempre ricorrenti nella storia non sia sostitutivo − semmai, complementare − ai mezzi di spostamento privati. Tutto ciò senza demonizzazioni o idealizzazioni tipiche di epoche in cui le posizioni individuali si generano (ed abbandonano) a ritmo di post sui social media. Perché − la storia lo insegna − la gestione di società sempre più globali deve avvenire nella consapevolezza che non tutto vada sempre bene e si debba essere pronti, sotto il profilo organizzativo, produttivo e logistico, a far fronte a sfide complesse. La pandemia, anche nella sua fase attuale caratterizzata da diffusi livelli d’inefficienza, perlopiù, nella somministrazione dei vaccini, sta dimostrando come la strada sia ancora lunga da percorrere. Historia magistra vitae, nelle parole di Cicerone.
Note
1. https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2021/01/26/2021-world-economic-outlook-update.
2. Elaborazione propria di: https://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.CD.
3. Elaborazione propria di: https://www.visualcapitalist.com/history-of-pandemics-deadliest e https://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2020/06/long-term-economic-impact-of-pandemics-jorda.htm.
4. Dato del 10 marzo 2021.