Le magiche erbe di San Giovanni

by Claudia

Mondoverde - Un piccolo viaggio curioso e un filo esoterico nelle credenze popolari che spopolavano alla ricorrenza del 24 giugno

Su una rivista di giardinaggio ho letto di un progetto fotografico riguardante le erbe di San Giovanni e incuriosita ho approfondito la ricerca, visto che l’unica pianta con questo nome comune e di mia conoscenza, è l’iperico (Hypericum perforatum).

Sbagliato! Da una rapida ricerca in internet, ho scoperto tutta una serie di piante con poteri preziosi, che se raccolti la mattina del 24 giugno (festa cristiana dedicata per l’appunto a San Giovanni Battista) e tenuti in un sacchettino bianco, diventano un amuleto (!).
Le piante usate sono nove e oltre all’iperico troviamo lavanda, ruta, verbena, artemisia, salvia, noce, rosmarino e alloro, ma molti includono anche chiodi di garofano, felce, cipolla, aglio, rosa, timo e menta.
Tutte queste piante hanno la nomea di avere poteri magici o esoterici, come ad esempio il noce: nel Medioevo si riteneva che le streghe seguaci di Diana volassero sotto al noce di Benevento per il Grande Sabba, ed è proprio a causa di questa credenza che il vescovo Barbato lo fece tagliare. Un gesto che avrebbe dovuto impedire altre riunioni, se non fosse che dal suolo ne spuntò un altro.
Non so voi, ma a me queste leggende (di streghe volanti) unite a fatti naturali mi fanno da un lato sorridere (rendendomi conto di quanto la scienza sia importante) mentre dall’altro mi fanno riflettere su quanto superstizioni e credenze abbiano causato dolori alle persone.
E così, mescolando ignoranza, paura e voglia di risposte, l’uomo nel passato, ma in alcuni casi ancora oggi, riunisce credenze religiose, sacrifici e osservazioni astronomiche in un solo credo.
Il 24 giugno, infatti, non è solo una festa cristiana, ma corrisponde al solstizio d’estate, che determina la notte più breve dell’anno, e proprio per questo considerata carica di mistero. Così che le erbe raccolte in quella notte, venivano legate a mazzetti con una cordicella a sette nodi e poste all’ingresso delle abitazioni per difendersi dagli incantesimi.
Ma potranno ancora conservare un filo di magia queste piante che oggi vengono prodotte in massa, si spostano sui carrelli e container che attraversano i cieli e i mari d’Europa e spesso migrano da continente a continente per essere commercializzate e vendute in eleganti negozi di fiori o su banchi di supermercati?
L’iperico, bellissima tappezzante dai fiori giallo intenso e bacche rosse, presenti a decine nelle rotonde stradali o nelle aiuole di parchi e giardini, in passato veniva vista come pianta sacra, tanto da guadagnarsi il nome di «scacciadiavolo». Il suo pigmento rosso, l’ipericina, prodotto in modo naturale dai suoi fiori e bacche era simbolo del sangue versato da San Giovanni durante la decapitazione da parte di Salomè, la principessa giudaica.
Dell’artemisia (Artemisia vulgaris), che ha foglie molto aromatiche e dalla varietà spontanea, gli ibridatori hanno creato varietà decorative, con foglie grigie, che creano ampi cuscini sempreverdi in vasi e giardini. Consacrata a Diana, veniva utilizzata per creare ghirlande per mettere in fuga gli spiriti maligni e proteggere il bestiame.
Stessa credenza per lavanda e ruta, ancor più evidente per quest’ultima poiché produce fiori gialli che quando sbocciano hanno quattro petali, a ricordare la croce; per questo probabilmente la chiesa cattolica permetteva di coltivarlo solo nelle case benedette, creando così sospetti sui propri vicini.
L’elenco delle superstizioni è ancora lungo, ma preferisco concludere con quella che riguarda il custode del «potere» per me più emblematico: l’aglio. Questa bulbosa originaria dell’Asia produce foglie aromatiche e se lasciata nel terreno a lungo, produrrà dei bei fiori bianchi, simili a quello dell’aglio decorativo, fiore tanto di moda nei giardini ben curati visto il loro notevole pregio ornamentale e l’alto prezzo dei bulbi (si arriva fino a 30 franchi a bulbo per le varietà più pregiate).
Tutti noi lo usiamo in cucina per aromatizzare i piatti eppure, questo candido bulbetto dal forte aroma, che vive pacifico nel mio frigorifero, dovrebbe essere in realtà un potente ammazza mostri; dote che, lo ammetto, mi fa alquanto sorridere.
Eppure, in un passato di non troppi anni fa, lo si usava legato in collane da mettere intorno al collo proprio la notte del 24, per proteggersi da stregoni, fattucchiere e vampiri. Sebbene nell’originario romanzo Dracula di Bram Stoker, si usasse una collana di fiori di aglio…

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