Nei Paesi industrializzati l’offensiva delle vaccinazioni procede a ritmo sostenuto. Ma le economie emergenti sono ancora colpite da elevati tassi di contagi. Gli Emerging Markets (EmMa) continuano a far fronte a elevati tassi di contagi da Covid-19 e a restrizioni della mobilità per gli scarsi progressi nelle vaccinazioni. Nuove varianti del coronavirus hanno colpito duramente i Paesi asiatici e latinoamericani. È vero che le conseguenze economiche sono meno gravi rispetto all’anno scorso. Ma le nuove restrizioni imposte per il coronavirus pesano sulle economie emergenti. Ancora una volta, gli investitori sono quindi sempre più in preda a preoccupazioni per la crescita.
Alla luce dell’elevato numero di contagi, la sostenibilità della ripresa economica è avvolta dalle incertezze in molti EmMa. La crisi del coronavirus ha lasciato tracce profonde anche nella politica e nelle finanze pubbliche. Come nei Paesi industrializzati, i disavanzi di bilancio sono aumentati e l’indebitamento è cresciuto. In America Latina, inoltre, la politica populista ha ottenuto un forte sostegno durante la pandemia e sono cresciuti i disordini sociali. In futuro gli investitori internazionali dovrebbero rimettere in discussione la credibilità monetaria e fiscale di questi Paesi. In generale, a medio termine l’aumento dei tassi di interesse statunitensi metterà sempre più sotto pressione le banche centrali degli EmMa, soprattutto nei Paesi che dipendono fortemente dal capitale estero.
Spesso il vantaggio che le economie emergenti traggono dall’attuale livello elevato dei prezzi delle materie prime non è così consistente come molti suppongono. In linea generale, sono economie che si sviluppano meglio quando è la domanda ad alimentare i prezzi delle materie prime. La scarsità dell’offerta che fa salire i prezzi li favorisce invece di meno. Non da ultimo, la Banca Migros continua a ritenere che non sia imminente un superciclo delle materie prime.