Quando i cartoni Warner Brothers entrano in campo nel mondo del basket, succede qualcosa di spaziale. Era stato il caso, tanti anni fa con Space Jam 1. Correva il 1996 e il film con Michael Jordan si era inserito con successo in un filone innovativo, il «mix» tra attori in carne ed ossa e personaggi disegnati, inaugurato dal celebre Chi ha incastrato Roger Rabbit. Quell’esperienza di successo si ripete oggi con una nuova puntata «spaziale». SPACE JAM: NEW LEGENDS, 25 anni dopo, ripropone una storia analoga ma completamente diversa. Oltretutto per noi ticinesi il film ha un motivo di interesse in più: nel cast dei moltissimi artisti che l’hanno realizzato c’è anche un locarnese, Amos Sussigan. «Ho 32 anni e sono negli Usa da 12 anni» ci ha raccontato. Era molto piccolo quindi quando era uscito il primo Space Jam, ma se lo ricorda… «Sì, certo me lo ricordo molto bene, avevo cinque anni. Per quello che mi riguarda ho iniziato come graphic designer, per potermi finanziare gli studi. Dopodiché ho conseguito un Bachelor of Fine Arts in Animazione, dove mi sono specializzato in regia, direzione artistica e produzione».
Nel nuovo SPACE JAM: NEW LEGENDS si è occupato di disegnare i fondali di varie scene, ma anche di dare forma a uno dei «cattivi» tra protagonisti. «Mi hanno proposto di provare a inventare la spalla destra del cattivo del film. Io ero un po’ restio: come base di partenza c’era solo lo schizzo un cattivo dalle braccia lunghe: ho fatto una trentina di disegni, il regista nel ha scelti otto, li ho ripuliti ne ha scelti tre. Poi in fase finale abbiamo perfezionato la tridimensionalità, inserito degli elementi in più, degli stick-usb come dita. Oltre a questo, in altre parti del film ho avuto la possibilità di creare molti oggetti e di riconcettualizzare la Batmobile per adattarla al personaggio di Bugs Bunny. In quel caso occorre reinterpretare un oggetto conosciuto aggiungendo caratteristiche che si abbinino al nuovo personaggio».
Parlare con Amos ci permette di dare un’occhiata dietro le quinte di una produzione estremamente complessa come quella di un film di animazione. «Come artista concettuale, in pratica prendo le pagine della sceneggiatura e trasformo ciò che è scritto in immagini». In effetti ci sono un sacco di opzioni, che si cercano di sviluppare in vari bozzetti, i quali poi vengono presentati al regista e lui mano a mano decide dove andare. Fare la regia di un film di animazione è diverso dal lavoro di un regista «normale». Quando parlo con i miei colleghi che fanno film chiedo loro quante volte hanno dovuto scegliere il colore delle scarpe e o dei vestiti delle loro comparse. Io devo farlo sempre: in cartone devi scegliere tutti gli elementi e creare un mondo completo, da zero». Il lavoro è suddiviso in molte fasi, in cui viene creata la storia vera e propria: «Ho avuto la fortuna di essere stato «preso in prestito» nella sezione di sviluppo. È il settore in cui si creano letteralmente dei disegni dal nulla, in cui si immaginano le scene se ne fanno anche venti versioni diverse. Sono disegni che poi saranno passati a coloro che creano il vero story board. Mi è capitato tra l’altro di creare l’immagine che il protagonista LeBron ha usato per annunciare su Instagram la sua presenza nel film, quale successore di Michael Jordan».
In rapporto alla sua esperienza sul set di SPACE JAM: NEW LEGENDS Amos è estremamente soddisfatto: «Sono contento perché ho potuto occuparmi di vari settori, un po’ fuori dallo specifico del mio lavoro. In particolare con il direttore artistico abbiamo curato tutte le immagini per i credits finali e ho disegnato la copertina di un periodico di spettacolo, «Entertainment weekly», che lanciava il film».
Amos insiste nel sottolineare l’originalità della pellicola a cui ha collaborato: «Mi preme dire che questo Space jam non è un sequel: la storia è simile ma è diversa, non si può considerare il secondo episodio, anche se ci sono scene che volutamente richiamano il primo film. Ed è importante dire che SPACE JAM: NEW LEGENDS ha in fondo l’obiettivo di richiamare all’attenzione delle giovani generazioni sui classici personaggi della Warner Brothers, messi però in un contesto diverso e con effetti speciali più sofisticati e super complicati, adatti ai giovani spettatori che oggi sono abituati a vedere animazioni in 3d».