Come ci racconta Paolo Bassetti, responsabile dei centri per la consegna delle castagne, l’attività di raccolta delle castagne su scala cantonale ha avuto inizio già negli anni 90 per iniziativa dell’Associazione dei Castanicoltori della Svizzera italiana. Bassetti ha raccolto il testimone e ha gestito la raccolta centralizzata dal 2006. I punti di raccolta sono quattro: Biasca, Cadenazzo, Vezia/Bioggio e Stabio. Le castagne consegnate qui vengono poi convogliate verso la sua azienda a Cadenazzo.
L’iniziativa intende rilanciare nel nostro cantone l’immagine della castagna e della sua raccolta e valorizzare il patrimonio castanicolo ticinese. La popolazione è quindi invitata a impegnarsi nella raccolta dei frutti su tutto il territorio, frutti che possono essere poi consegnati a uno dei quattro punti di raccolta, in cambio di un compenso economico che varia a seconda del tipo di frutti raccolti.
Raccogliere castagne è un’attività piacevole e divertente e già oggi molti la praticano in famiglia. A chi intendesse partecipare Paolo Bassetti consiglia sempre di valutare con attenzione i luoghi di raccolta. «Se ci si rende conto che il terreno attorno ai castagni è ben tenuto e che le piante sono curate, è molto probabile che si tratti di terreni privati, quindi prima di raccogliere è imperativo chiedere il permesso al proprietario del terreno. In Ticino inoltre possono esserci zone boschive di proprietà del patriziato e anche in quel caso è opportuno informarsi in precedenza per sapere se la raccolta è permessa».
Parlando delle edizioni della raccolta che si sono tenute fino ad oggi Paolo Bassetti ricorda che le persone che si presentano ai luoghi di raccolta fanno parte delle più varie categorie: «Arrivano bambini con i genitori che orgogliosi consegnano un sacchetto con 2 kg di castagne e che hanno le idee già ben in chiaro cosa vogliono fare con i soldini ricevuti, ma anche persone che portano 2-300 kg alla volta. Se l’affluenza presso il centro di raccolta lo permette, ci soffermiamo volentieri a scambiare qualche parola con i raccoglitori».
Le castagne raccolte seguono ben precisi processi di lavorazione. «A quelle più grandi viene fatta la novena, la cernita, per levare le castagne bacate. Quelle scelte sono immesse sul mercato per le caldarroste» spiega Bassetti. «Le più piccole invece vengono seccate, con procedimenti tecnici simili a quelli della “grà” ma senza fumo, ossia deposte in forni ad aria calda e poi in seguito sbucciate con appositi macchinari e cernite minuziosamente. Le castagne secche possono essere vendute come tali, oppure macinate in farina. Da questa produco anche fiocchi, simili nella forma e nell’utilizzo ai cornflakes».
Riflettendo sul ruolo che la castagna gioca oggi sulle nostre tavole, Bassetti osserva: «È curioso vedere come la castagna nel passaggio dei decenni si sia trasformata da cibo povero, usato per sfamare la gente come sostituto del pane, a un prodotto pregiato, ricercato, usato per una cucina raffinata e ricca».
Al di là dei suoi aspetti alimentari ed economici, comunque, per Bassetti l’obiettivo è di motivare la gente a partecipare a questa iniziativa e dare un contributo per valorizzare un bene del territorio, un prodotto tradizionale ed ecologico: «Convincere il maggior numero di famiglie ticinesi ad andar per castagne nel rispetto della natura e del territorio sarebbe una grande soddisfazione. Due anni fa ai centri di raccolta sono state consegnate quasi 60 tonnellate, ma, per fare un esempio estremo, se la metà dei ticinesi ci portasse anche solo un chilo di castagne, potremmo raggiungere una quantità incredibile».
Per Paolo Bassetti la cultura della castagna è un patrimonio ecologico e storico che va conservato. «Come risulta dai commenti dei clienti il prodotto “castagna” più di qualsiasi altro prodotto è fortemente legato all’immagine del Ticino e alla sua cultura. Offrendo questi prodotti anche fuori Cantone contribuiamo così a sensibilizzare il consumatore e veicolare l’immagine del Ticino, con conseguenti ulteriori ricadute economiche indirette».
«Raccogliere le castagne è un modo bello per stare insieme in famiglia e vivere il territorio» conclude Paolo Bassetti, «se riusciamo a valorizzare questa tradizione è un bene per tutti. Passare una giornata insieme nei boschi, riuscendo poi magari a raccogliere anche un po’ di spiccioli, mi sembra un bel pretesto per fare comunità, per far vivere e conservare il nostro paesaggio».