Incontri – Da secoli sono un ceto ristretto di «sentinelle del territorio», ne parliamo con Tiziano Zanetti, dal 2005 alla testa dell’Alleanza patriziale ticinese
Il ceto dei nobili, l’aristocrazia. Nell’antica Roma i patrizi, cioè le famiglie più antiche che si erano insediate sulle rive del Tevere, avevano una loro dignità riconosciuta e una certa influenza nel governare insieme a re e imperatori. Storicamente in Svizzera e da lunga tradizione gli abitanti originari di città e villaggi avevano diritti sui boschi ed altri terreni e proprietà comuni che non volevano estendere ai nuovi cittadini. Con la nascita della Confederazione Elvetica fu trovata una soluzione di compromesso, sostanzialmente ancora valida e riconosciuta oggi: il comune politico accoglie tutti i residenti, mentre i beni comuni sono gestiti dagli attinenti locali di antica data: i patrizi appunto. A Berna e Basilea vi era la classe dei Bürger, dei cittadini più antichi del borgo, discendenti di antiche famiglie, che nel XVIII secolo chiusero l’albo dei cittadini, cui è riservato il governo e il potere. Anche nel comune cittadino di Zurigo dove si era formata la classe dei piccoli feudatari, Rudolf Brun impose il regime delle corporazioni, così il potere politico passò ai rappresentanti dell’attività economica. A Locarno, invece, si formarono due classi fino alla Riforma protestante (XVI secolo): la comunità dei nobili e la comunità dei borghesi (patrizi) che per secoli lottarono per il potere economico.
Il patriziato dunque è una sorta di nobiltà che parte dal basso, dal territorio. Da sedici anni Tiziano Zanetti è alla testa dell’ALPA, l’Alleanza patriziale ticinese che associa i circa 200 enti patriziali distribuiti nel cantone che rappresentano i 90.000 patrizi che tra non molto saranno catalogati e iscritti in un albo elettronico. Alla vigilia dell’assemblea dell’ALPA che si terrà sabato 9 ottobre ad Airolo, prima assise in presenza dopo il rinvio a causa della pandemia, abbiamo incontrato colui che dal 2005 guida un piccolo esercito di guardiani della galassia cantonale.
In poche parole, cos’è un cittadino patrizio oggi…
Un cittadino patrizio è un discendente delle antiche famiglie che occupavano e gestivano, a volte con grande sacrificio e lavoro, queste terre nel passato. Oggigiorno patrizio si può anche diventare seguendo quelle che sono le indicazioni presenti nella Legge organica patriziale (LOP, vedi box).
Il patriziato ticinese nel terzo millennio: ha ancora senso e perché? Non è una sorta di corporazione superata dai tempi e dall’aggregazione di comuni e territori?
I patriziati hanno ancora una grande ragione d’essere; sono stati spesso definiti delle sentinelle sul territorio. In un cantone come il nostro che si presenta con molte tipologie diverse e con un territorio a volte ancora aspro, è estremamente importante poter contare su degli enti patriziali solidi, affidabili e con persone competenti che possano contribuire alla sua adeguata gestione. Nei comuni aggregati la collaborazione diventa ancora più importante in quanto il territorio è estremamente vasto e gli enti patriziali possono risultare delle importanti risorse per contribuire alla sua gestione.
Gestione di boschi, pascoli, sentieri, capanne e alpeggi, ma anche «business» immobiliari, turistici e aziendali: è giusto che i patriziati si lancino sempre più negli affari?
È assolutamente essenziale che i patriziati si occupino della gestione delle loro proprietà. Qualora questa gestione dovesse generare degli utili, i ricavi devono essere destinati all’assolvimento dei compiti del patriziato, all’ammortamento dei debiti oppure al finanziamento di opere di pubblica utilità. Per quanto attiene invece agli eventuali utili dati dalla gestione dei boschi, gli stessi devono essere principalmente impiegati per investimenti a favore dell’economia forestale ed alpestre. Ciò è definito in modo chiaro negli articoli presenti nella LOP.
Quali sono i progetti realizzati dai patriziati negli ultimi 20 anni di cui lei va fiero?
In questi anni vi sono stati innumerevoli progetti portati avanti dagli enti patriziali, anzitutto la ristrutturazione e la messa a norma di molti alpi, la realizzazione di impianti sportivi, l’edificazione di appartamenti a pigione moderata per persone in difficoltà, il riordino degli archivi, il ripristino di numerose selve castanili, il mantenimento di sentieri, la sistemazione di rifugi, la creazione di zone industriali sfruttando intelligentemente il terreno a disposizione, la trasformazione di stabili in zone di riposo e ristoro, il mantenimento di boschi di protezione in collaborazione con i preposti settori cantonali e… quant’altro. Tutto ciò, senza citare nomi o luoghi, lascia in me una grande soddisfazione a dimostrazione che le buone idee accompagnate dall’adeguato supporto possono portare a dei risultati eccezionali nell’interesse non solo dei patrizi ma della comunità tutta.
Il ricambio generazionale è un problema? I giovani patrizi si fanno avanti?
Negli ultimi anni si è avuto un importante ricambio generazionale. Nelle regioni dove vi sono state le aggregazioni vi è stato un maggiore fermento. Chi è vicino alla cosa pubblica ha trovato nella gestione delle amministrazioni patriziali spazio per poter continuare nella sua passione.
Cosa significa avere un uomo (Fausto Fornera) che si occupa di patriziati all’interno della Sezione enti locali del Dipartimento istituzioni?
Da poco più di un anno è stato creato un nuovo settore dei patriziati all’interno della SEL (Sezione degli Enti locali) proprio a testimonianza dell’attenzione che l’autorità politica pone verso le Amministrazioni e le loro attività. Quale presidente dell’ALPA plaudo a questa soluzione in quanto migliora ulteriormente la possibilità di contatto e di supporto fornito dall’Ente pubblico verso i patriziati stessi. È determinante poter contare su una stretta collaborazione in modo da rafforzare ulteriormente quella rete di contatti che consente di migliorare sempre gli interventi sul territorio ma non solo.