Ovunque si posi lo sguardo vi sono mucche che camminano, mucche che mangiano, mucche che muggiscono o che agitano testa e orecchie per allontanare le mosche. Il suono ininterrotto e dissonante dei campanacci, che all’inizio urta i timpani rompendo la pace del posto, a un certo punto prende a formare una melodia solenne. Una sorta di canzone della montagna, un’ode all’autunno che inizia.
L’aria è frizzante e limpida, ai millecinquecento metri di altitudine della località di Bargis. Ad attrarre una moltitudine di visitatori è la transumanza, ovvero il viaggio delle mucche che fanno ritorno in valle al termine del periodo estivo trascorso negli alpeggi.
Situata nel cantone dei Grigioni a nord-est di Flims nel territorio comunale di Trin, con il nome di Bargis si fa riferimento all’alpe ma anche, colloquialmente, alla totalità dell’alta valle attraversata dall’Aua da Mulins. Il suo nome deriva da Bargia, termine in lingua retoromancia – antenata del ladino parlato nella zona – trasformato poi in Bargis dalla comunità walser di lingua tedesca a Fidaz. L’alta valle è delimitata dal ripido fianco dell’altopiano Flimserstein a sud-ovest e dalle cime di Tristelhorn, Ringelspitz e Crap Mats a nord-est.
Ogni anno, nel mese di giugno, le mucche salgono le pendici della montagna lungo la Scala Mola, che segue il fianco roccioso del Flimserstein. Il ripido sentiero alpino, intagliato nella roccia in epoca romana, fu ampliato nel 1645, come testimoniano le parole di Johann Andreas von Sprecher. Secondo lo storico, il sentiero così rimaneggiato era ancora tanto pericoloso alla fine del XVIII secolo che ogni anno alcuni animali cadevano nel baratro.
Il sentiero che vediamo oggi è frutto di un ulteriore ammodernamento, che avvenne nella seconda metà dell’Ottocento a opera di manutentori italiani ingaggiati dall’amministrazione comunale di Flims. La strada è tuttora così stretta che gli animali devono percorrere in fila indiana i 500 metri di dislivello che conducono dalla locanda Bargis all’alpeggio e viceversa.
Una volta arrivati in cima, la totalità delle mucche è distribuita in genere tra quattro pastori che si stabiliscono all’alpeggio durante i mesi estivi. Oltre a occuparsi della salute delle mucche e della loro mungitura, tagliano la legna, costruiscono steccati e si occupano della manutenzione di un’area di oltre 600 ettari a un’altitudine tra i 1550-2000 metri, che comprende le stalle e alcune capanne alpine.
Scopo di questo periodo di «villeggiatura» è sfruttare l’erba che cresce negli alpeggi solo nel periodo estivo, mentre quella presente in valle può essere raccolta e conservata. Dopo la metà di agosto, quando la maggior parte dei lavori di manutenzione è stata completata, il numero di pastori si riduce a tre.
Come ogni anno, dopo un periodo di circa novanta giorni trascorso sui pascoli rigogliosi del Flimserstein all’ombra della cima del Fil de Cassons, ha luogo la festa tradizionale che porta qui il nome di Alpabzug e che nel 2021 ha festeggiato la sua sedicesima edizione nonostante la pandemia in corso.
Quest’anno sono 170 mucche e 68 vitelli a occupare il sentiero roccioso. Sul capo di una di esse, al posto delle decorazioni tipiche, c’è una macchina fotografica grandangolare, le cui riprese sono trasmesse sui grandi schermi posizionati in valle, così che gli spettatori possano seguire il percorso in diretta. Come ogni anno, la mattina presto prima della discesa, gli animali sono puliti e decorati con fiori, e gli alpigiani si vestono a festa con costumi tradizionali. La partenza avviene in genere intorno alle nove e, se il vento è favorevole, dopo qualche tempo si iniziano già a sentire i campanacci in lontananza.
Alla vista delle prime mucche sul lato esposto del percorso, è un tripudio: qualcuno accenna un brindisi tra le grida entusiaste dei bambini, mentre tutti insieme attendono il grande momento dell’arrivo a valle. Turisti e locali si riuniscono presso la Buura Z’morga e la Festwirtschaft per assistere allo spettacolo in questa giornata di settembre che segna anche la fine dell’estate.
Le celebrazioni, così come le loro tempistiche, variano da zona a zona. In alcune parti dell’arco alpino, il trasferimento degli animali si svolge senza particolari stravolgimenti. Altrove, come in Appenzello e nei Grigioni, la discesa a valle diventa un’occasione di festa e la processione è accompagnata da canti e festeggiamenti. Anche il termine usato per designare l’occasione è diverso a seconda della zona e dei dialetti che vi si parlano: «Viehscheid» (o più semplicemente «Scheid») nella regione tedesca dell’Algovia e «Almabtrieb» in quella bavarese, «Kiekemma» per gli altoatesini e per i francofoni «Désalpe», la denominazione è usata in tutta la regione alpina per descrivere il trasferimento del bestiame dai pascoli di montagna alla valle, dove trascorrono l’inverno nelle stalle dei masi. Il momento della discesa è determinato dall’arresto della crescita dell’erba sugli alpeggi insieme alle ondate di freddo, e a seconda della regione avviene tra metà settembre e metà ottobre.
A intervalli regolari, una banda di suonatori di corno svizzero esegue una melodia solenne. Poco più avanti, una coppia di cantanti di jodel allieta le famiglie sedute sulle panche allestite in fila per l’occasione. Una lunga coda si è formata di fronte ai pentoloni dove specialità locali come risotto e salsicce sono preparate al momento. Altre bancarelle vendono formaggi, dolci, miele e specialità contadine, mentre uno stand fornisce informazioni turistiche.
Dopo una sosta di due ore a Bargis, durante la quale le bestie si rifocillano e vengono decorate con corone di fiori freschi e fasce di cuoio ricamate, il cammino ricomincia attraverso Fidaz con destinazione Flims o Foppa, dove le mucche fanno ritorno a «casa» nelle stalle, restituite ai loro proprietari. Fino al prossimo anno, fino alla prossima salita lungo il ripido fianco del Flimserstein.