Edificio 3, una commedia di Claudio Tolcachir, drammaturgo e regista argentino
Tolcachir ha dichiarato che i suoi modelli (cioè i drammaturghi da cui ha tratto maggiori insegnamenti) sono Anton Cechov e Samuel Beckett. Quanto abbia contato per lui il teatro di Cechov, nello scrivere questa commedia del 2008, lo si capisce dall’uso (specie nei dialoghi dei tre impiegati) del sottaciuto e dell’inespresso. Ma che tale procedimento drammaturgico sia diventato un sottile strumento di scavo e affinamento psicologico (come avviene in Cechov) non direi. I personaggi di Edificio 3 hanno scarso spessore, e la rivelazione-lacerazione drammatica collocata verso la fine (a cui segue, come in Cechov, il ritorno dei personaggi a una rassegnata routine) non è l’inevitabile deflagrare di una tensione che è venuta crescendo attraverso l’accumularsi di accenni e sfumature. Sembra invece un superficiale e sbrigativo coup de théâtre (non privo di tratti comico-umoristici – tratti che in altri momenti della commedia paiono riconducibili, in qualche misura, alla lezione di Beckett).
Insomma, Edificio 3 mi pare una commedia modesta, che tuttavia ho seguito senza fastidio e senza noia grazie soprattutto alla fluidità dell’azione scenica (la regia è dello stesso Tolcachir) e alla particolare bravura di Valentina Picello (Moni), Giorgia Senesi (Sandra), Rosario Lisma (Ettore). Bravi anche Emanuele Turetta (Manuel) e Stella Piccioni (Sofia).