La Cydonia oblonga, chiamata più famigliarmente melo cotogno, è una pianta in grado di farsi apprezzare durante tutte le stagioni.
Coltivata sin dall’antichità, troviamo traccia della sua presenza nei lasciti dei Babilonesi che già nel 2000 a.C. ne elogiavano le virtù. Il melo cotogno è apprezzato ancora oggi sia per i fiori, che sbocciano a maggio e si presentano con petali bianchi all’interno e rosa all’esterno, sia per i frutti molto decorativi a forma rotonda o oblunga in base alla varietà.
I frutti sono senza peduncolo, maturano in ottobre e sono di colore prima verde e poi giallo quando la maturazione è completa. Di grandi dimensioni, risultano essere immangiabili se addentati crudi, mentre il sapore migliora notevolmente se cotti. Appena raccolti, i grossi frutti profumano intensamente e in molte nazioni, così come in passato alle nostre latitudini, vengono utilizzate per profumare cassetti e armadi della biancheria.
Negli ultimi anni le industrie chimiche e farmaceutiche hanno dato particolare rilievo all’uso di questi frutti, apprezzandoli per le loro virtù cosmetiche: bagnoschiuma, profumi, creme, shampoo, antirughe sono solo alcuni dei prodotti a base di melo cotogno, che hanno fatto il loro ingresso in erboristerie e profumerie.Per chi desidera coltivare una pianta (o più di una!) di questa specie, sappia che in piena terra raggiunge anche i sette metri d’altezza, con una chioma larga e densa, ma la si può coltivare facilmente anche in vasi ampi, ottenendo piante con dimensioni più modeste, che raramente superano i tre metri d’altezza.
Deve il suo nome Cydonia ai romani che la chiamarono «mela cydonia» cioè mela di Cidone, riferendosi a una città dell’isola di Creta, sua terra di origine insieme a Persia, Turkestan e Arabia, dove ancora oggi vengono coltivate in enormi frutteti.
Si presenta come un alberello caduco, dai rami sottili e foglie oblunghe di un color verde biancastro pronte a comparire da marzo in avanti. Dal portamento leggermente contorto, la Cydonia viene coltivata nei giardini anche per via del suo aspetto decorativo, richiedendo tra l’altro ben poche cure. Tra queste, va tenuto in considerazione che l’apparato radicale è piuttosto superficiale e quindi è utile non lavorare il terreno circostante il fusto per evitare di danneggiare le radici.
Dalla crescita molto lenta, il melo cotogno necessita di buone concimazioni primaverili e autunnali, mentre la potatura a fine inverno è indispensabile per diradare la chioma che finirebbe per diventare molto densa con scarsa fruttificazione.
Inoltre, una chioma ariosa farà sì che gli attacchi da parte di funghi o insetti saranno minori, anche se un trattamento con poltiglia bordolese data in febbraio a scopo preventivo è sempre consigliabile.Posta in pieno sole o al massimo a mezz’ombra, questa pianta comincerà a produrre frutti dal terzo anno in poi, anche se i raccolti più abbondanti si otterranno dopo il decimo anno di vita.
I frutti del melo cotogno hanno forme strane e non sono mai uniformi nemmeno sulla stessa pianta né tra le varietà presenti in vendita: si parte dall’«Orange», la capostipite, con frutti ovali, per arrivare alla «Pyriformis» a forma di pera, passando per la «Lusitanica» dalla forma simile ma più grande, fino ad arrivare alla varietà «Maliformis» molto simile a una grossa mela.