«Secondo esperti internazionali, un paziente su dieci ospedalizzati è vittima di incidenti di corsia (cadute, infezioni nosocomiali e via dicendo…), la metà dei quali evitabili». A parlare è il direttore sanitario e primario di medicina interna all’OBV di Mendrisio dottor Brenno Balestra che contestualizza i numeri nel nostro Paese: «In Svizzera, uno studio del 2016 effettuato negli ospedali vodesi conferma purtroppo queste cifre. Con l’adozione sistematica di protocolli della Fondazione svizzera per la sicurezza dei pazienti, maggiore attenzione ai principi di igiene ospedaliera e una migliore comunicazione fra curanti e pazienti, si stima che si potrebbero evitare 15mila infezioni nosocomiali e circa 600 decessi all’anno».
Cifre che turbano la popolazione ma servono a scuotere il nostro sistema sanitario, pur valutato tra i migliori al mondo, dove la qualità è molto percepita ma ancora troppo poco misurata. Errore medico, qualità e sicurezza delle cure sono temi che, racconta, lo accompagnano da vent’anni lungo l’esercizio della sua professione medica e di direzione sanitaria del nosocomio mendrisiense: «Prima del 2000 parlare di errore medico era ancora un tabù, un pregiudizio che la Task force dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) ha cominciato a scalfire a partire dal 2001, varando il Programma per un sistema sanitario più sicuro».
Da lì in poi, la strada è stata aperta ed è percorsa costantemente, anche se «non si fa mai abbastanza perché ogni errore è già un errore di troppo: una tragedia per la persona che si affida per essere curata, e magari subisce un danno, seppur involontario, legato alle cure; ma pure per il curante stesso, in quanto seconda vittima». Per la comprensione del tema è utile il confronto con il mondo dell’aviazione: «Parliamo di un’organizzazione complessa, ad alta affidabilità, che durante gli ultimi 50 anni ha saputo ridurre drasticamente gli incidenti grazie a specifici protocolli e a un’analisi sistematica del rischio». Gli ospedali, invece, «pur essendo strutture altrettanto complesse e vulnerabili, faticano a reagire per affrontare quel cambiamento culturale necessario a rendere il sistema sempre più sicuro».
Un «cambiamento culturale» necessario e promosso nel marzo del 2017 dall’iniziativa popolare «Per la qualità e sicurezza delle cure ospedaliere» di cui il nostro interlocutore era primo firmatario, con l’obiettivo di migliorare e uniformare i criteri di qualità e di sicurezza delle cure ospedaliere in Ticino, sia negli enti pubblici sia presso i privati. Iniziativa peraltro ritirata ad agosto di quest’anno, in seguito al Messaggio con il quale Consiglio di Stato e Parlamento vogliono dare seguito a quanto richiesto dai promotori: «Le proposte contenute nel Rapporto del Governo intendono rafforzare quanto già implementato dal Cantone, abbracciando e concretizzando le richieste dei promotori per lo sviluppo di cure sanitarie di qualità, sicure e appropriate: i finanziamenti degli istituti di interesse pubblico (ospedali e cliniche), pari al 55 per cento della spesa, sarà garantito o erogato in base a questi criteri».
Tra le linee guida, Balestra indica che «per prima cosa, è importante registrare e poi analizzare tutte le segnalazioni di errori (o possibili errori), per individuare le adeguate correzioni e contromisure da applicare spesso a livello organizzativo, di gruppo e non del singolo curante».
Un primo passo che chiede al paziente e ai suoi famigliari di segnalare «la benché minima sensazione che qualcosa non sia adeguato, sia esso una mancanza o un errore», invitando altresì i curanti a segnalare senza pregiudizio situazioni di questo genere «affinché possano essere analizzate e corrette».
Poi, è importante «sorvegliare il tasso di infezioni ospedaliere e promuovere la disinfezione sistematica delle mani, come d’altronde ha ampiamente ricordato l’atteggiamento richiesto dalla pandemia». Riguardo alla cosiddetta check-list prima e dopo ogni intervento in sala operatoria: «Una garanzia per evitare errori di organizzazione e passaggio delle consegne, che si somma a un altro importante tassello riguardante i farmaci: si tratta della prescrizione informatizzata dei medicamenti del paziente che stiamo sviluppando sempre meglio, la cui diretta conseguenza è la somministrazione degli stessi, contribuendo a ridurre l’errore del fattore umano; un modo per incentivare una farmacologia più sicura, insieme alla massima comunicazione e trasparenza fra personale curante (senza barriere gerarchiche), pazienti e famigliari che vanno coinvolti attivamente nel percorso terapeutico».
A questi criteri va aggiunta l’esigenza di ridurre il carico di lavoro e lo stress dei curanti, tema pure ripreso dall’iniziativa Applaudire non basta, per cure migliori, che il prossimo mese di novembre vedrà il popolo al voto. «Ridurre il carico di lavoro e lo stress dei curanti è un altro importante criterio che conduce verso una medicina più sicura e di qualità», spiega Balestra che «nella valutazione dei benefici per il paziente», si spinge verso l’intersezione fra sanità e legislatore, annoverando fra i criteri menzionati l’economicità delle cure e l’equilibrio fra ente pubblico e privato: «Per una concorrenza virtuosa, bisogna potersi confrontare allo stesso livello, con basi di partenza uguali: la massima trasparenza dei conti e criteri di lavoro simili per tutti. Inoltre, equilibrio fra bisogni e offerta sanitaria non devono essere solo strutturali ed economici, ma di qualità e sicurezza per il paziente; parliamo di un concetto legato all’ottenimento del finanziamento pubblico basato sull’appropriatezza delle cure erogate, con cui dovremmo abbattere la sovra-offerta sanitaria del 20-30 per cento circa delle prestazioni erogate», afferma il nostro interlocutore che invita a «parlare di qualità in modo meno generico».
Il dottor Brenno Balestra pone sempre il paziente al vertice delle sue considerazioni, perseguendo l’idea di «una medicina basata su prove di efficacia, più sobria, indicatrice del rispetto delle linee guida promosse all’interno dei nosocomi: questi i requisiti che il legislatore dovrebbe tematizzare» verso un cambiamento culturale e un cambiamento di alcuni paradigmi, affinché, conclude, «qualità, sicurezza e appropriatezza siano la costante della presa a carico dei pazienti per i quali l’errore medico, non sempre evitabile, non debba mai tramutarsi in un evitabile orrore».