Terra di corsari e artisti

«Un nirvana tra mare e cielo, tra le rocce e la montagna verde», questo era il borgo di Tellaro raccontato dalla penna del poeta novecentesco Mario Soldati.
Ci troviamo nel Golfo di La Spezia, conosciuto anche con il nome di Golfo dei Poeti, alle cui estremità si trovano due popolari destinazioni turistiche: Tellaro a oriente, e a occidente il paese di Portovenere. Scogliere punteggiate da pini e ulivi, sentieri a picco su insenature azzurre; questi paesaggi drammatici hanno attratto artisti e scrittori per molto tempo.
Le origini di Tellaro sono antichissime: sebbene si dice fosse abitato già dall’epoca etrusca, nel Medioevo occupava senza dubbio il ruolo di avamposto difensivo, anche a causa della posizione strategica dalla quale era possibile osservare l’intero golfo. Il nome stesso del paese farebbe riferimento alla parola latina telus, il dardo usato dagli arcieri per difendere le fortificazioni, oppure a «tela», per via del commercio di tessuto proveniente dalla vicina Toscana.
Tellaro è un paese immerso nella pace e nella tranquillità, dal momento che gli stretti carruggi impediscono il passaggio a qualsiasi mezzo a motore. Il belvedere all’ingresso del paese, che consente di ammirare Tellaro e il Golfo dall’alto, è dedicato alla maestra elementare Eoa Rainusso, che insegnò per tutta la durata della sua carriera nella scuola del paese. Alla Sotto-ripa si arriva attraversando una cancellata settecentesca in ferro battuto; lunga circa 70 metri e larga due, fu costruita intorno al 1300. Dai grandi finestroni era possibile controllare e contrastare l’assalto dei corsari saraceni, catalani e dei predoni locali, che fino al XIX secolo infestarono queste zone.
Sulla Chiesa di San Giorgio, costruita nel XVI secolo sullo sperone di roccia all’estremità sud del paese, esiste una leggenda popolare a base «ittica»: si narra che in occasione dell’attacco da parte dei pirati saraceni, gli abitanti del paese furono allertati niente di meno che da un polpo, il quale, uscito dal mare, suonò le campane della chiesa con i suoi enormi tentacoli. Da allora il polpo è simbolo di Tellaro e compare su ceramiche, dipinti e targhe in commemorazione della città, nonché in svariati nomi di alberghi e ristoranti. Il polpo alla tellarese, condito con i prodotti locali, è il piatto tipico della sagra paesana che si svolge in agosto. Bel ringraziamento!
Viaggiando in direzione di La Spezia, da Tellaro si raggiunge Fiascherino, il paese che incantò lo scrittore David Herbert Lawrence. Insieme alla compagna Frieda von Richthofen, il romanziere britannico si innamorò di questa natura selvaggia tanto da ispirarsi a essa per l’opera L’arcobaleno, pubblicata nel settembre del 1915, e la raccolta epistolare Lettere da Fiascherino, nella quale descrisse ai connazionali le sue giornate in Liguria, a contatto con la gente del luogo.
Questo breve tratto di costa fu frequentato da innumerevoli artisti, poeti e scrittori tra i quali vorrei ricordare almeno Henry James, Virginia Woolf ed Eugenio Montale; quest’ultimo descrisse il paesaggio circostante come una «polifonia di limoni e arance».
Villa Magni era il nome della proprietà alla periferia di Lerici (nella foto in alto, il porticciolo di Lerici) nella quale vissero Mary Shelley, autrice di Frankenstein, e il marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico. Rientrando da Livorno a bordo della sua barca a vela, l’8 luglio 1822 Percy Bysshe Shelley fu sorpreso da una tempesta improvvisa e annegò. Il suo corpo fu ritrovato sulla spiaggia di Viareggio.
La baia era apprezzata anche da un altro scrittore inglese amico degli Shelley, Lord Byron, il quale, vuole la leggenda, era solito attraversarla a nuoto da Portovenere tuffandosi dallo scoglio della Cala dell’Arpaia. La grotta, rinominata «Grotta di Byron» con tanto di placca in suo onore, è situata sotto la Chiesa di San Pietro (nella foto in basso), il «cristiano tempio» decantato da Montale. Qui lo scrittore traeva ispirazione per le sue opere letterarie. Tanto amava il nuoto, che nel 1810 fu la prima persona ad attraversare lo stretto dei Dardanelli e anni dopo percorse la laguna di Venezia e l’intero Canal Grande in tre ore e tre quarti.
Ma i romantici non furono gli unici scrittori a essere attratti dalla bellezza del Golfo: secoli prima, anche Dante e Petrarca avevano amato questo scorcio di Liguria.
Il Golfo dei Poeti è oggi una località turistica di fama mondiale. Ma forse non tutti sanno che, in queste zone così in voga, nel corso dei secoli si avvicendarono storie di mercanti, corsari e pirati con rapimenti, assalti, ruberie ed efferati delitti.
La conformazione del territorio, ricca di insenature e nascondigli, rendeva la zona un rifugio ideale per lo sviluppo di una fiorente marina commerciale e piratesca. Tra i più noti e i più temuti pirati di Portovenere, Giuliano Gattilusio, nato a Mitilene da una nobile famiglia genovese e vissuto intorno alla metà del 1400, all’epoca della sua scomparsa era ricercato per aver attaccato le navi fiorentine, alleate di Genova. Ma è forse il suo protetto Iacopo Bardella ad avere avuto un’importanza ancora più determinante per il territorio, quando nel 1509 fu protagonista dell’astuto salvataggio del paese dall’attacco degli aragonesi. Insieme alle donne di Portovenere, il pirata sparse abbondante sego sulla scogliera. Il grasso impedì ai nemici di raggiungere il borgo, facendoli scivolare in acqua: trascinati a fondo dalle pesanti armature, persero la vita in mare.
Vale la pena ricordare anche la figura a metà tra storia e leggenda del marinaio spezzino Giovan Battista Cavicioli, celebre con il soprannome di Bacicio do Tin (dall’isola del Tino, al largo di Portovenere) per le sue scorribande a bordo dello sciabecco «Lanpo». Come raccontato dalla penna di Alberto Cavanna, Bacicio fu corsaro imperiale alla corte di Napoleone prima e spietato pirata «in proprio» poi. Catturato e incarcerato a Genova con condanne multiple, fu impiccato a Portovenere nel 1817 all’età di trentun anni.

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