Pubblicazioni – Tre giornaliste raccontano le esperienze personali e la carriera di 21 donne svizzere attive in politica
Quest’anno c’è di che stare allegri. Festeggiamo mezzo secolo di voto alle donne e la prima volta di un Parlamento cantonale a maggioranza femminile con 58 donne e 48 uomini. Proprio dalla rivoluzione di Neuchâtel, da questa prima Svizzera, espressione di una tendenza positiva complessiva che con le ultime elezioni federali del 2019 ha visto un numero inedito di donne entrare in Parlamento a Berna, inizia il viaggio delle tre giornaliste Nathalie Christen, Linda Bourget e Simona Cereghetti. Un viaggio che racconta profili, esperienze, storie di ventuno donne svizzere attive in politica. Schweizer Politfrauen: 21 Portraits, die inspirieren, è il titolo del libro che mette a fuoco i diversi percorsi intrapresi, le difficoltà incontrate, le insicurezze e le paure che più d’una volta hanno fatto tentennare ma mai mollare le protagoniste. Se è vero che l’ambito della politica, come del resto molti altri (forse tutti?) non è a misura di donna, dall’altra è vero, e queste storie lo dimostrano, che un modo per farcela c’è. Superare le proprie resistenze interiori, dunque la scarsa fiducia nelle proprie capacità, la paura di esporsi ai media, il timore che non vengano riconosciute le proprie competenze, le riserve a candidarsi per le prossime elezioni, è possibile.
Petra Gössi (Partito Liberale Radicale), Céline Amaudruz (Unione Democratica di Centro), Marianne Maret (Membro del Consiglio degli Stati), Diana Gutjahr (Membro del Consiglio Nazionale), Susan von Sury-Thomas (Membro del Gran Consiglio di Soletta) o Ada Marra (Membro del Consiglio Nazionale) non avrebbero mai varcato la porta della politica se i loro compagni di partito non le avessero spinte ad entrare in lista. Delle resistenze esteriori fanno parte l’atteggiamento maschilista in certi circoli politici, i pregiudizi, i commenti impietosi pubblicati dai media, gli hate speech sui social media, ritmi quotidiani che difficilmente si incastrano con la vita famigliare.
Tutto è superabile di questi tempi e a dimostrarlo ci sono i numeri delle statistiche elettorali che dal 2019, anno dello sciopero femminista, registrano una tendenza in crescita della rappresentazione delle donne in politica. «Uno slancio che non dobbiamo perdere» dice Simona Cereghetti, corrispondente da Berna per la RSI da ormai quasi sette anni. «Occuparsi di politica è molto appassionante, ritengo una grande fortuna fare questo lavoro, seguire ciò che viene deciso a Palazzo Federale e poterlo raccontare agli altri. Mi piace incontrare la gente, i protagonisti di ciò che si racconta». Parliamo della rivoluzione delle elezioni federali del 2019, della bellezza di poter vivere questo momento storico importante per le donne in Svizzera. «Quest’anno le elezioni sono state entusiasmanti così come entusiasmante è stato lo sciopero nel 2019. È stato intenso vivere il momento in cui sono state elette insieme Karin Keller Sutter e Viola Amherd. C’era anche Marina Carobbio, Presidente del Consiglio la nazionale, è stato un tripudio di femminilità all’interno di un Parlamento che comunque resta maschile. Pensiamo al Consiglio degli Stati, vi siedono più donne rispetto al passato ma sono comunque una minoranza».
I ventuno ritratti ripercorrono la carriera politica e la storia personale delle protagoniste della politica svizzera: «il nostro obiettivo era quello di farci raccontare le difficoltà e le esperienze negative vissute per dimostrare, a chi leggerà il libro, che sono superabili». Durante uno dei primi giorni in Gran Consiglio di Greta Gysin un rappresentante della Lega, oggi non più in carica, le avrebbe detto «sei stata eletta perché sei bella». In fatto di ostilità maschile non è certo un’eccezione, Simona Cereghetti racconta di Claudia Boschetti Straub, sindaca del comune di Blenio «quando è stata eletta si è ritrovata a lavorare in municipio con tutti quelli che si erano candidati per lo stesso posto e la collaborazione sin da subito è stata tutt’altro che scontata». Un’altra storia particolare è sicuramente quella di Manuela Weichelt che il 27 settembre del 2001 fu vittima dell’attentato al Parlamento di Zugo da parte di Friedrich Leibacher in cui rimasero uccise 14 persone. Lei sopravvisse ma alla fine dell’anno si ritirò dalla politica. Attualmente Consigliera nazionale per il Canton Zugo, la sua carriera è iniziata nel lontano 1993 quando a soli 27 anni è stata eletta granconsigliera. A proposito di giovani conquiste, c’è Mattea Meyer che a soli trentatré anni insieme a Cédric Wermuth guida il Partito socialista svizzero. Trentatré sono anche gli anni di Lisa Mazzone del Partito ecologista svizzero, eletta membro del Consiglio degli Stati nel 2019. Trentaquattro sono quelli di Corina Gredig del Partito verde liberale eletta nello stesso anno al Consiglio nazionale. Giovani e meno giovani, rappresentanti di diversi partiti politici che siedono in diverse Camere politiche in questo libro vanno a braccetto. C’è la storia di Anna Giacometti che dopo la tragica frana del Pizzo Cengalo nel 2017 si è trovata a guidare l’unità di crisi. «La sua figura mi è piaciuta molto. È una donna concreta e molto schietta, al tempo della frana è stata molto esposta e quando è dovuta subentrare alla cellula di crisi nessuno credeva in lei. Non si è mai imposta, ha sempre cercato di coinvolgere i collaboratori, ha imparato con umiltà dal suo predecessore per poi decidere la sua linea strategica». Il bello di questo libro sono proprio gli aneddoti, i piccoli e grandi incidenti di percorso che nella loro eclatante concretezza ci consegnano un messaggio importante: si può fare. Una giovane Marina Carobbio si era preparata per un dibattito televisivo. Qualcuno all’ultimo minuto tentò di sostituirla con un esponente più anziano quindi più esperto. Lei però si impose con coraggio e fece il suo dibattito. Anche la giovane Viola Amherd non si lasciò intimidire dall’allora sindaco che durante una seduta l’apostrofò con «antipatica strega!».
Ci sono cambiamenti importanti in atto, non si discute ma la politica resta un ambito maschile, «dobbiamo approfittare di quel movimento nato nel 2019, di quella forza esterna perché è con quella, con l’appoggio di associazioni apartitiche come Alliance F e FaftPlus, che possiamo modificare ciò che c’è dentro Palazzo federale» sostiene Simona Cereghetti. «Come dice Marina Carobbio non dobbiamo vergognarci di volere il potere. Se lo possono avere gli uomini, anche le donne lo possono avere». Con più donne nei vari consessi politici cambierebbero le decisioni su questioni come il pensionamento anticipato delle donne o la mozione sull’omicidio passionale.
Mentre ci salutiamo Simona Cereghetti mi ricorda che anche dopo la sessione delle donne del 29 e 30 ottobre scorso «continueremo a parlare di donne perché è importante farlo, è importante che quella consapevolezza del 2019 si ripeta nel 2023, non solo alle urne ma in generale tra la gente. Non possiamo fermarci, dobbiamo cavalcare l’onda».
In quest’ottica, perché non tradurre il libro nelle altre lingue nazionali? Si cercano editori!
Bibliografia
Nathalie Christen, Linda Bourget, Simona Cereghetti, Schweizer Politfrauen: 21 Portraits, die inspirieren, Schweizer Illustrierte – Ringier Axel Springer Schweiz, Zürich 2021.