Il terzo personaggio del Peloponneso

by Claudia

Reportage - In esplorazione dietro le quinte della Grecia delle spiagge da sogno

Città e luoghi abbandonati hanno colpito a lungo l’immaginazione umana. Il fenomeno del turismo Urbex (urban exploration – esplorazione urbana), che in anni recenti ha registrato una vera e propria esplosione in tutto il mondo, ha portato una curiosità crescente per decadenza e degrado.
Pochi passi al di là delle spiagge più rinomate e dei borghi pittoreschi del Peloponneso, la penisola separata dal resto dello stato ellenico dal canale artificiale di Corinto, accanto alla Storia ufficiale dei grandi condottieri vi sono le storie sussurrate delle persone comuni. Storie che si annidano tra le pieghe di tende ormai distrutte, nei chiodi arrugginiti di un relitto, nelle travi di legno di un soffitto sfondato.
Gythio era l’antico porto di Sparta, la porta d’accesso alla penisola del Mani. Il paese fu distrutto dagli ateniesi nel 455 a.C. e ricostruito da cima a fondo dagli spartani. Nel 195 d.C. cadde sotto l’occupazione dei Romani. Al largo, connesso alla terraferma da un lungo e stretto molo, si trova l’isolotto di Marathonisi, dove Paride gettò l’àncora dopo aver rapito Elena dal palazzo di Menelao a Sparta, e dove i due trascorsero insieme la notte che diede inizio alla Guerra di Troia.
Capitale ufficiale del Mani, Gythio è un paese grazioso, la cui lunga passeggiata sul lungomare è affollata di taverne, bar e negozi in edifici neoclassici dai colori pastello. Qui, all’ombra della catena montuosa del Taigeto, i Fenici commerciavano la tintura di porpora di Tiro estratta dalle lumache marine che catturavano in mare; questa colorazione veniva poi utilizzata per tingere gli abiti reali.
Per osservare gli edifici abbandonati di Gythio basta salire una delle grandi scalinate che dal lungomare portano al cuore del paese. Qui, fra alberi di fico e viste mozzafiato sul golfo, le modeste case dei locali si alternano a edifici dai tetti sfondati e hotel abbandonati che esibiscono dettagli inquietanti, da alcune bucalettere spunta posta vecchia di chissà quanti anni.
Per ritrovarsi faccia a faccia con qualcosa di ancora più insolito si può prendere l’auto e seguire la Eparchiaki Odos Skala-Gythiou lungo una manciata di km in direzione nord: quella di Valtaki non è solo una bella spiaggia di sabbia, ma ospita anche il relitto della nave Dimitrios. Secondo il testo Ta Navagia stis Ellinikes thalasses («I naufragi dei mari greci»), la nave da carico – utilizzata probabilmente per il trasporto di sigarette illegali tra la Turchia e l’Italia – attraccò in emergenza nel porto di Gythio perché il capitano necessitava di cure mediche. A causa di problemi finanziari, la nave fu lasciata alla deriva nel porto e, dichiarata pericolante nel 1981, fu in seguito sospinta nella posizione attuale dal mare in tempesta.
Affacciata sul Golfo Argolico si trova invece la fascinosa città di Nafplio, capitale del Regno di Grecia fra il 1823 e il 1834, che vanta una splendida architettura veneziana e strutture ottomane. Come nel caso di Gythio, anche qui decine di edifici storici stanno per crollare a causa dello stato di abbandono e per la negligenza delle autorità, che provocano le lamentele dei residenti. Tra questi edifici vi è la storica caffetteria-gelateria lungo la spiaggia di Arvanitia, ora ridotta a una carcassa abbandonata in mezzo alla pineta.
Al km quattro della strada costiera che da Nafplio conduce a Nea Kios, costellata da night-club che hanno vissuto tempi migliori, si trovano i capannoni della vecchia Εργοστάσιο Πελαργος (Fabbrica Pelargos). La storia della Pelargos è di notevole interesse. Fondata nel 1930 da Gerasimos Karamelis, rifugiato giunto a Nafplio dall’Asia Minore alla fine del 1922, nei primi anni fu adibita principalmente all’inscatolamento di okra, fagioli e piselli sgusciati a mano. Dopo qualche anno, la produzione si espanse alle foglie di vite di Vrachati, zucchine della vicina Argos, dolmades, marmellate e composte. Le merci erano inviate a destinazione in treno dalla stazione di Argo o in barca dal porto di Nafplio.
Poco prima della Seconda guerra mondiale, iniziò la produzione del concentrato di pomodoro, che fece decollare la fabbrica. Ma Karamelis morì poco dopo, all’età di 54 anni, forse per lo stress di due spedizioni andate perse. La moglie Marika e il figlio Tassos portarono avanti l’attività, con mille difficoltà a causa dell’occupazione tedesca. Negli anni Sessanta la fabbrica si specializzò nella produzione di concentrato di pomodoro e si affermò sul mercato alle spalle della moderna Kyknos, tuttora esistente.
Oggi, gli impianti appartengono all’Unione delle Cooperative Agricole dell’Argolide e tra il 2016 e il 2019 sono stati utilizzati per un festival musicale estivo. Nel 2020, la superficie delle mura esterne è stata presa di mira dal gruppo di conservazione della vicina zona palustre di Nea Kios, che le hanno decorate con graffiti.
Molti edifici abbandonati del Peloponneso hanno a che fare però con infrastrutture ferroviarie. La società ferroviaria greca SPAP, fondata nel 1882, gestiva una linea a scartamento ridotto che collegava Atene al Peloponneso. La rete collegava città come Corinto, Argo, Nafplio, Tripoli, Megalopoli, Patrasso, Kalamata, Kyparissia e Pyrgos. La stazione di Myloi, sul lato ovest della baia di Nafplio, era uno snodo importante in questa rete. Nel 2011 la crisi economica ha portato alla sospensione di tutti i servizi passeggeri e merci sul sistema ferroviario del Peloponneso.
La stazione di Myloi appare oggi invasa dai resti arrugginiti di treni e locomotive a vapore che giacciono sui vicini binari di manovra. A Kalamata, invece, la stazione è stata trasformata in un parco ferroviario municipale, l’unico museo all’aperto del suo genere in Grecia. Completato nel 1990 a ridosso della vecchia stazione Kalamata – Limin, il parco include quattro binari, una torre dell’acqua, tre locomotive con rimorchio e una passerella di 28 metri oltre a sette locomotive a vapore e una carrozza diesel, un verricello a manovella del 1890, due draisine (una a pedale e una manuale), tre veicoli passeggeri di prima classe e cinque di prima-seconda classe risalenti al 1885. Il parco si trova a pochi minuti dalla piazza centrale di Kalamata, seguendo la via Aristomenous verso il porto.

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