Itinerario - Edificata da Vespasiano Gonzaga nel XVI secolo, dal 2008 è patrimonio Unesco assieme a Mantova
Nel bel mezzo della Pianura Padana tappezzata di campi multicolori, al centro del triangolo Cremona-Parma-Mantova, poco lontana dal Po, si trova la mantovana Sabbioneta, località elevata nel 2019 a «città» dal presidente della Repubblica italiana per meriti storico-culturali. È uno di quei luoghi di cui si sa poco o nulla, eppure appartiene al circuito dei «Borghi più belli d’Italia» e dal 2008, assieme a Mantova, si trova nell’elenco del Patrimonio mondiale Unesco.
La fama di Sabbioneta deriva dalla sua storia singolare perché è uno dei pochissimi esiti concreti, sia pure imperfetto, di «città ideale». Va ricordato che il Rinascimento italiano (XIV-XVI secolo) riprese le fila della cultura classica (greco-romana) che studiò a fondo per riproporne i principi basilari in ogni campo dello scibile umano, e dunque anche nella pianificazione urbanistica (il nostro piano regolatore) che prevedeva uno spazio a misura d’uomo, una «città ideale», per l’appunto, con infrastrutture funzionali, ordinate, esteticamente belle (classicheggianti), un buon governo e una comunità autosufficiente.
Sabbioneta è stata realizzata quasi ex novo tra il 1554 e il 1591 da Vespasiano Gonzaga Colonna (1531-1591), cugino dei duchi di Mantova, condottiero, letterato, architetto militare e mecenate, seguace della filosofia umanistica che poneva al centro la persona e il suo agire. Seguendo le direttive teoriche fiorite nel Quattro-Cinquecento su come doveva essere uno spazio urbano per il bene dei suoi abitanti e governanti, il Gonzaga fece edificare palazzi di rappresentanza, residenze per i nuovi ceti sociali, chiese, fortificazioni, luoghi d’arte, strade e piazze dove la «commedia umana» potesse andare in scena ad ogni ora del giorno. In quasi quarant’anni, il feudo, che aveva ereditato e che fu elevato a Ducato nel 1577 dall’imperatore suo amico d’infanzia, prese le sembianze di una città-Stato come descritta nei libri di speculazione; è questo il motivo essenziale che ha spinto l’Unesco a cooptarla nel patrimonio culturale universale.
È dunque la città ideale incarnata. Come presso i Romani, il tessuto urbano canonico si sviluppa attorno a una piazza centrale, a Sabbioneta Piazza Ducale, che favorisce le interazioni sociali sia nel tempo lavorativo sia nel tempo libero. Sul perimetro di questo spazio aperto si concentrano in modo funzionale gli edifici del potere politico-amministrativo, Palazzo Ducale (o Grande), e quelli di culto, la chiesa dell’Assunta, nonché le varie botteghe con le attività commerciali.
L’aspirazione ad assetti urbanistici ideali aveva come unità di misura l’uomo (di lì il termine «umanesimo»), pertanto il sistema viario più pratico era ortogonale e dall’agorà principale partivano viali, vie e viuzze che portavano ad altre piazze e alle dimore private. Anche a Sabbioneta le strade seguono uno schema simmetrico a griglia con una via principale di seicento metri – oggi dedicata a Vespasiano Gonzaga – che collega i due antichi ingressi, Porta Imperiale a sud-est e Porta Vittoria a nord-ovest. Tutto attorno al piccolo agglomerato corre una cinta muraria a forma di esagono irregolare con sei bastioni, terrapieni, fossato e baluardi (solo in parte visitabili) voluta dal Gonzaga come sistema difensivo contro i moderni colpi d’artiglieria.
Entriamo in città dalla fermata del bus nei pressi della massiccia Porta Imperiale (1579) che reca un cartiglio sormontato dallo stemma di Vespasiano e ci dirigiamo verso la piazza principale con il Palazzo Ducale che esploriamo. Era la residenza ufficiale dei governatori del piccolo Stato di Sabbioneta e al primo piano incontriamo proprio lui, il Duca fondatore, sul suo destriero tra i parenti della Cavalcata, quattro statue equestri a grandezza naturale bardate e armate sotto il maestoso soffitto ligneo della Sala delle Aquile. Nella residenza rinascimentale sono da ammirare i bei soffitti dei vari ambienti signorili, ma di spettacolare fascino e fattura sono gli abiti della mostra temporanea Lo sfarzo dei Gonzaga a Sabbioneta (fino al 30 giugno 2022). Alle spalle del Palazzo, si erge la chiesa ottagonale della Vergine Incoronata voluta sempre dal Principe come estrema dimora della sua famiglia; edificata tra il 1586 e il 1588 ospita proprio il mausoleo di Vespasiano che purtroppo non può essere visitato a causa di restauri in corso.
A pochi passi dalla sede governativa si trova uno straordinario spazio scenico, paradigma dei teatri stabili moderni; si tratta del Teatro all’Antica (o Olimpico) eretto in due anni e inaugurato nel 1590 dal Duca. Il palcoscenico presenta una scena fissa e sopra le gradinate di legno domina un’elegante loggia semicircolare con dodici statue di divinità classiche; alle pareti ci sono affreschi di imperatori romani e figure della Commedia dell’Arte italiana. Con negli occhi tanta bellezza e armonia, ritorniamo in Piazza Ducale perché hanno appena aperto la chiesa dedicata alla Madonna Assunta, pure voluta da Vespasiano per la sua «città ideale», e rimaneggiata in un fiorito rococò nel XVIII secolo, stile che non lascia nemmeno un centimetro di bianco… è tutta arte, sacra in questo caso. Sbirciamo nella quinta cappella, quella delle reliquie, e con il naso all’insù rimaniamo incantati dalla scenografica volta traforata nel laterizio (non nel legno, ci spiegano) che lascia intravvedere il cielo dipinto sulla seconda calotta: sembra vero.
A due minuti c’è anche il Museo del Ducato in cui segnaliamo solamente la vetrina con il Toson d’Oro, un prezioso monile grande come un francobollo raffigurante il vello di un ariete, trovato durante l’ispezione della tomba di Vespasiano Gonzaga. Lo aveva ricevuto il Duca nel 1585 dall’imperatore Filippo II quale alto riconoscimento per lealtà, ampiezza di pensiero e meriti culturali. Lasciamo alle spalle i moltissimi oggetti (un po’ accatastati) del museo per fare una breve visita alla Sinagoga, testimonianza di una comunità ebraica dell’Ottocento.
Ora ci spostiamo nell’altra piazza, tutta verde con la statua di Minerva, e visitiamo Palazzo Giardino (Casino), villa del 1580 riservata ai momenti di otium del Duca dove l’arte decorativa padroneggia in ogni locale. Accanto spicca per monumentalità la Galleria degli Antichi (Corridor Grande) che era collegata al Casino e che serviva a esibire i trofei di caccia e la collezione di marmi antichi del Gonzaga; oggi è vuota perché le opere d’arte sono state trasferite nei musei di Mantova.
Sabbioneta, grazie all’azione visionaria di Vespasiano Gonzaga, è passata da anonimo villaggio medievale sulla pianura alluvionale della Bassa Padana (il suo nome viene da sabulum, sabbia) ad archetipo di organizzazione urbana perfetta, simbolo di una corte europea all’avanguardia; lo stesso Vespasiano da semplice condottiero di un ramo cadetto dei Gonzaga è stato promosso a marchese, principe e infine duca del suo regno. Tutti riconoscimenti che assieme a quelli recenti alimentano la fortuna di Sabbioneta che incarna l’utopia rinascimentale.