Nel Millenovecento c’era una bambina che aveva il Cappuccetto Blu ed era proprio tale e quale a Cappuccetto Rosso e andava anche lei dalla nonna. Quell’altra ci andava in primavera, quando c’erano i fiori e raccoglieva fiori e fragole nel bosco, invece questa qui ci andava in pieno inverno. Anzi era quasi la fine dell’anno. La mamma le dice: «Guarda, la nonna compie gli anni in questi giorni. Adesso tu passi di là e le porti questo cestino». C’era dentro frutta, una bella torta, burro, latte, carne, un po’ di tutto. E c’era dentro anche una bottiglietta con l’acqua della buona salute e della giovinezza. «Copriti bene, non andare in giro per la foresta, eh, Lisetta, perché è pericoloso. Va bene che non ci sarà mica in giro un lupo come quello della fiaba, però fai lo stesso attenzione». Cammina, cammina, cammina, fioccava da non parlarne e cominciava anche a fare freddo. Lei sentiva i gufi, le civette e la volpe ma continuava a camminare. A un certo punto, arriva in un posto dove c’è come una sorta di ruscello tutto congelato e sotto quell’acqua gelata c’è un pesciolino che guizza, che vuole venire fuori ma non riesce, perché è imprigionato. Lei fa: «Aspetta che ti prendo io, povero pesciolino». Lo prende, lo mette dentro alla bottiglia della salute e della giovinezza e la chiude bene. Poi si rimette in viaggio.
Cammina, cammina: intanto fa un freddo tremendo e fiocca che Dio la manda. È ormai la fine dell’anno. Vede una luce e fa: «Chissà chi è che fa questa luce! Non sarà mica una qualche fata, anche qui, eh? Boh, io ci vado lo stesso». Cammina, cammina, cammina, bussa alla porta dove c’è la luce e sente della musica, sente muoversi, come degli gnomi invisibili che ballano e cantano, però non vede nessuno. E dice: «Ma dove son finita, qui è tutto invisibile. Però voglio vedere cosa c’è in giro». C’è una grande tenda rossa, la tira indietro per curiosare… quando mai l’ha fatto! Sente: «Ué, ué!» Dentro una culla c’è un bel piccolino che piange. Appena nato. Lei fa: «Chissà chi è questo bel piccolino!». Ma si sente toccare sulla spalla: «Ehi tu! Cos’è che fai?». E lei si spaventa. Si trova lì davanti un vecchio coi capelli lunghi, lunghi, lunghi e la barba lunga, bianca, che arriva fino a terra. E lei dice: «Ma buon vecchio, cosa ho fatto di male! Ho solo guardato chi c’era lì!». «Ma non lo sai che io sono il Milleottocentonovantanove e quello lì è il Millenovecento? È l’anno nuovo che nascerà tra qui a mezzanotte e un minuto. Tu non puoi mica toccarlo!» «Come faccio a saperlo!». «Adesso, per la tua curiosità, sarai punita e per un anno non potrai più lasciare questo posto». Lei si mette a piangere disperata: «Ma cosa ho fatto di male dopotutto…». «Hai curiosato!»
Difatti, poco dopo, arrivano tutti i mesi trascorsi. Gennaio con la neve, febbraio con le maschere, marzo che balla e salta. Tutti fanno la loro festa. Lontano, lontano, si sentono le campane che suonano la mezzanotte e l’orologio di quella sala lì segna mezzanotte e un minuto: tutti i mesi dell’anno si trasformano in bei giovinotti. Il più triste è febbraio, che è un po’ gobbo, mentre il più vispo è aprile, che balla e salta. Allora l’anno vecchio dice: «Avanti, fra mezz’ora io devo andarmene e far posto all’anno nuovo. Forza, mesi, fate festa a questo piccolino che è appena nato». Lo tirano per la culla, tutto sorridente e felice, e gennaio gli dice: «Guarda, io non ho mica tanto da darti. Però ti do un po’ di neve e un po’ di frutta secca che ho avanzato dall’anno scorso». Febbraio fa: «Io ho tante maschere da darti, tanta allegria. Però fai attenzione, caro il mio anno nuovo, a non prendere la febbre, perché è molto pericolosa». Il mese di marzo fa: «Io sono sempre contento, però con il mio vento butto per aria tutto. Faccio fiorire le piante, ogni tanto faccio piovere ma niente di pericoloso, perché io sono un po’ pazzerello, sono il mese di marzo pazzerello». Aprile fa: «Io non ho niente da dare, ma sono sempre contento e vispo». E intanto fissava il cestino di Cappuccetto Blu.
Arriva il mese di maggio, tutto felice, con tante rose e lillà da offrire all’anno nuovo. Il mese di giugno gli regala fragole e tutti i frutti più buoni. Il mese di luglio, anche lui, porta tanta buona frutta, il mese d’agosto tante belle vacanze al mare, gente che gira a far vedere le fotografie, gente che va al mare, in montagna, tutta felice; il mese di settembre tutto contento gli porta dei grappoli d’uva, delle pesche e tutti i tipi di frutta. Ottobre gli porta una gran quantità di castagne e funghi e robe buone e dice: «Qualche volta verrà un po’ d’acqua, ma devi sopportare anche quella». Il mese di novembre avanza tutto gobbo gobbo, porta un po’ di fiori, un po’ di crisantemi e croci per i poveri morti. Dicembre fa: «Anch’io qualcosa ti regalo ma insomma, solo un po’ di neve. Sono vecchio anch’io. Spero che tu faccia un felice Natale, che ti porti ogni bene». E allora salta fuori ancora l’anno vecchio e dice: «Oh, aprile, tu furbetto, non gli hai ancora regalato niente! Sei lì a ballare e a saltare ma non hai ancora regalato niente». E poi fa: «Cara la mia bambina, se qualche mese si sbaglia, io ti lascio libera».
Allora aprile fa: «Oh, ma io vi regalo quello che c’è nel cestino di quella bambina lì!» E tira fuori la bottiglia con l’acqua della giovinezza e della salute. «Ecco, anno nuovo, io ti regalo questo». E apre la bottiglia per buttargli addosso l’acqua. È che si spaventano tutti, perché da quella bottiglietta lì salta fuori il pesce. Proprio così. Allora, Cappuccetto Blu sente una voce che dice: «Ah, anno vecchio, anno vecchio, qualcuno ha sbagliato, altro che! Qualcuno ha sbagliato e il mese d’aprile è quello che ha sbagliato prima di tutti con questo pesce». Da quel giorno è nato il Pesce d’aprile. E allora l’anno vecchio fa: «Adesso sì, hai proprio ragione. Adesso usciamo da questa stanza e ci vedremo un’altra volta. Tu continua per la tua strada e vai da tua nonna». Difatti, cammina cammina, si ritrovano fuori: c’è una gran nevicata. L’anno vecchio, con la sua barba, se ne va via e non si è più visto. È scomparso col vento della tramontana. La nostra Lisetta va dalla sua nonna, che è in casa e le dice: «Accendimi il camino». E poi fa: «Ma Lisetta, come mai sei arrivata in ritardo?» E lei: «Nonna mi è capitato questo e quest’altro». «Brava, da oggi siamo nel Millenovecento e da quest’anno ci sarà sempre il pesce d’aprile, tutta la vita. Ciao e fai la brava sempre». Ed è finita.