Che dire poi dell’ugandese Winnie Byanyima? Direttrice esecutiva dell’agenzia per l’Hiv e l’Aids nonché sottosegretaria generale delle Nazioni unite, si batte per l’uguaglianza nell’accesso ai vaccini anti-Covid. Lei sostiene che la comunità internazionale deve aiutare le aziende nel Terzo e Quarto mondo a produrre i preparati e a distribuirli. Ma Big pharma non cede sui brevetti e così, mentre i Paesi ricchi somministrano terzi e quarti richiami, «solo il 6% circa delle persone nei Paesi a basso reddito ha ricevuto una singola dose». Rimaniamo in tema Coronavirus. Meaghan Kall, un’epidemiologa del Governo britannico, sfrutta da mesi il suo profilo Twitter per spiegare al mondo gli sviluppi della pandemia e le scelte delle autorità in materia di salute pubblica. La sua iniziativa personale non è stata ostacolata e lei, in un mare di notizie contrastanti e preoccupazione, è diventata un punto di riferimento per i britannici.
Poi c’è Janet Woodcock, medica, commissaria della Food and drug administration (Fda) degli Stati uniti e per molti anni direttrice del Centro per la valutazione e la ricerca sui farmaci (Cder). Secondo «Nature» ha ricoperto un ruolo fondamentale nella modernizzazione della Fda, introducendo nuovi strumenti per migliorare la tempestività e la trasparenza delle procedure, nonché la sicurezza e l’efficacia dei medicamenti. La rivista evidenzia anche gli sforzi di Friederike Otto, ricercatrice al londinese Grantham institute for climate change and the environment e guida del gruppo World weather attribution, che ha studiato il ruolo del cambiamento climatico indotto dalle attività umane nelle ondate di calore negli Usa e in Canada (luglio), nelle devastanti alluvioni estive in Germania e Belgio, nel gelo in Francia (aprile) e nella persistente siccità in Madagascar.
Nata in un villaggio senza elettricità delle Filippine, Victoria Tauli-Corpuz è da diversi decenni funzionaria dell’Onu. Dal 2015, in particolare, è la figura di riferimento per i diritti dei popoli nativi e da sempre si batte perché questi abbiano un ruolo chiave nell’ambito della protezione delle foreste e della biodiversità. Guillaume Cabanac, scienziato informatico dell’Università di Tolosa (Francia), ha elaborato uno strumento in grado di individuare nei paper scientifici quelle che chiama «frasi torturate», ovvero espressioni imprecise usate per copiare i risultati di ricerche senza che il plagio sia riconoscibile («malignità nel petto» invece di «cancro al seno» per esempio).
Invece Timnit Gebru, nata in Etiopia da genitori eritrei, dopo essere stata licenziata da Google nel dicembre 2020 ha fondato un istituto indipendente per studiare l’etica nel contesto dell’intelligenza artificiale. Gli errori degli algoritmi non sono tecnici, afferma, sono piuttosto espressione dell’ambiente «difettoso» e pieno di discriminazioni in cui la tecnologia viene sviluppata. Mentre John Jumper e i suoi colleghi del laboratorio Deepmind a Londra hanno ideato e brevettato Alphafold, uno strumento che utilizza l’intelligenza artificiale per prevedere le strutture delle proteine con un’accuratezza senza precedenti. Secondo alcuni esperti, «Alphafold cambierà il volto della biologia moderna». Infine usciamo dall’orbita terrestre con un esploratore spaziale.
Zhang Rongqiao è l’ingegnere a capo della prima missione cinese arrivata su Marte il 15 maggio scorso, dopo un viaggio di 475 milioni di chilometri e pieno di pericoli. «La Cina è la seconda Nazione dopo gli Stati uniti a riuscire ad installare un rover sul Pianeta rosso», scrive «Nature».