Negli ultimi anni, a livello internazionale, si sta assistendo a un impressionante dilagare dell’abitudine al gioco d’azzardo in denaro, con una ricaduta sociale non indifferente. Innanzitutto, quando i più tenaci sognatori si ritrovano a non possedere le somme necessarie per continuare a giocare, rischiano di finire in mano a degli usurai senza scrupoli, passando bruscamente dai sogni agli incubi.
Ma esistono anche preoccupanti implicazioni di natura sanitaria. Da diversi anni, ormai, psichiatri e psicologi di ogni parte del mondo concordano nel ritenere che l’abitudine al gioco d’azzardo può generare una sindrome patologica (detta Pathological gambling o Ludopatia), le cui ripercussioni sulla personalità del giocatore, presentano aspetti analoghi a quelli generati dal vizio di bere o di fare uso di sostanze stupefacenti.
È sconcertante notare, però, come una gran parte di quei mezzi d’informazione che denunciano tali drammatici episodi, non rifugga dalla tentazione di dispensare, in apposite rubriche, inconsistenti consigli per arricchirsi matematicamente al gioco. È, infatti, proprio la fiducia posta nei sedicenti metodi sicuri per vincere la causa principale delle perdite in denaro più cospicue.
Al di là di qualsiasi disquisizione matematica, bisogna considerare che, se solo almeno uno di questi sistemi funzionasse davvero, tutti i biscazzieri della Terra rischierebbero di andare falliti e, quindi, non trovando un tornaconto, smetterebbero di gestire le proprie attività.
Analizziamo, ad esempio, un semplice sistema che sembrerebbe garantire, male che vada, un pareggio delle somme puntate. Questo metodo, applicato al tavolo della roulette, richiederebbe di puntare unicamente sull’uscita del rosso o del nero. Tenendo conto che, in questo modo, in corrispondenza a ogni potenziale vincita, si incasserebbe un importo uguale al doppio della somma giocata: l’unica regola da seguire consisterebbe nel giocare ogni volta solo la metà del capitale posseduto in quel momento.
In tal modo (in teoria…) dopo un’eventuale uguale quantità di vincite e di perdite (evento piuttosto probabile), nella peggiore delle ipotesi, ci si dovrebbe trovare in pareggio, ma potenzialmente anche in attivo.
È corretto questo ragionamento?