Coltiva il sogno di rimanere nella storia del natural bodybuilding. Ventiseienne, Thomas Saliba (nella foto) è del Locarnese, ed è già stato ospite di «Azione» nel 2020, dopo aver vinto a Perugia il Campionato europeo Icn. Ebbene, a un anno esatto da allora, è tornato a calcare un podio prestigioso salendo sul gradino più alto del Campionato svizzero Snbf nella categoria –70 kg.
E ora punta ancora più in alto: «Nel mirino ci sono i Mondiali Wnbf di Las Vegas di quest’anno – racconta Thomas con la voce del sognatore, ma di chi ha pure ben in chiaro le tappe da percorrere per arrivare in forma all’appuntamento –. A Las Vegas non avrò nulla da perdere, per cui giocherò fino in fondo le mie carte, e poi vedremo come andrà. Certo sarebbe magnifico finire sul podio. Del resto, pure a Perugia era andata oltre le aspettative, soprattutto considerando che ci ero arrivato un po’ per caso: avevo solo intenzione di partecipare al Campionato svizzero, l’anno scorso, ma poi la pandemia ha fermato tutto… Per non sprecare il grande lavoro fatto con il mio preparatore, Gabriele Vetro, ci siamo allora guardati in giro in cerca di altre gare. Ed è spuntata così l’opzione di Perugia».
Ma cosa si cela dietro al mondo del culturismo? Ad aprirci le porte di questa disciplina è lo stesso 26enne locarnese. Iniziando dalle basi. «Io sono un natural bodybuilder, ossia un atleta che lavora sulla sua muscolatura senza ricorrere ad “aiutini”: niente anabolizzanti, steroidi o altro. Il giorno precedente la gara a Zugo, per rendere l’idea, tutti i partecipanti sono stati sottoposti alla macchina della verità, poi, prima e dopo la competizione, gli specialisti dell’antidoping ci hanno fatto analisi accurate per accertarsi che nessuno avesse fatto uso di sostanze varie (i natural bodybuilder possono essere oggetto di controlli a sorpresa in ogni momento, con multe salatissime e squalifiche fino a dieci anni per chi sgarra). Tutto quello che “ho” è costruito con tanto lavoro in palestra e meticolosa cura dell’alimentazione».
Per arrivare a un livello competitivo, ad ogni buon conto, occorre tanto sudore e, soprattutto, tanta pazienza. «Ho iniziato a dedicarmi a manubri e pesi a 17 anni. Prima praticavo il karate e giocavo a calcio, ma un infortunio al ginocchio mi ha costretto a chiudere lì la mia esperienza sui rettangoli da gioco. L’idea di smettere con lo sport non l’ho però mai considerata, così ho cercato alternative, approdando in palestra, senza particolari pretese. Vedendo che a lungo andare questa attività mi piaceva, ho poi deciso di provare con le competizioni, mosso in particolare dalla voglia di trovare nuovi stimoli: se hai un obiettivo da raggiungere, la fatica non la senti, e ti viene più facile spingerti ai tuoi limiti e oltre».
Impiegato come istruttore fitness in un centro Activ Fitness di Migros Ticino la giornata tipo di Thomas Saliba «di norma inizia con 30-60 minuti di cyclette, ancora prima di colazione. Il mio modo di allenarmi è cambiato parecchio negli anni: all’inizio le sedute erano tre alla settimana, di un’ora l’una, e a quei tempi non seguivo nemmeno un piano alimentare strutturato. Da quando ho iniziato a fare sul serio, invece, sono passato alle due-tre ore per seduta, con una frequenza di quattro-cinque allenamenti di sollevamento pesi settimanali. Poi, nei sei mesi che precedono una gara aggiungo pure il lavoro aerobico, non trascurando la parte motoria: cerco di restare sui 10-15mila passi quotidiani per aumentare il dispendio calorico».
Già, perché l’apporto di calorie gioca pure lui un ruolo importante nel bodybuilding: «È la componente soggetta a maggior variazione: quando sei in una fase di “massa”, ossia in off-season, il fabbisogno calorico aumenta, per cui mangi di più, in particolare carboidrati e grassi; quando invece si avvicina la gara, crei quello che si chiama un deficit calorico, abbassando il quantitativo calorico assunto, mese per mese, settimana per settimana. Ma sempre seguendo uno stile di vita sostenibile». Questo per quanto riguarda il corpo, ma poi vi è la preparazione psicologica necessaria per affrontare la gara: «È la fase più delicata, perché a quel punto la stanchezza si fa sentire, e sei più soggetto allo stress».
La pandemia ha sì stravolto i piani di Thomas Saliba, ma non li ha fermati: «Il lockdown ha costretto un po’ tutti a reinventarsi: con un discreto investimento ho trasformato un locale di casa inutilizzato nella mia palestra personale. Dove anche ora che siamo tornati a una quotidianità più o meno normale, trascorro più tempo che nella palestra vera per allenarmi».