Fingere di essere qualcun altro

by Claudia

Tra il ludico e il dilettevole - I giochi di ruolo permettono di sperimentare con immaginazione e creatività

A tutti voi sarà capitato di recarvi in un luogo per il solo piacere di socializzare, per trascorrere dei momenti preziosi con gli amici attorno a un tavolo, o semplicemente per stare assieme. Trovarsi con gli amici, consumare un pasto, magari guardare un film o passare la serata a discutere, fra ricordi comuni e pettegolezzi dell’ultima ora.
Succede spesso anche nelle sitcom e serie TV: in modo particolare in quelle che, in maniera corale, ruotano attorno a un gruppo di amici come Friends, Sex and the City, o The Big Bang Theory. Stando al noto adagio secondo cui «chi si assomiglia si piglia», la scelta dei passatempi con cui trascorrere la serata varierà a seconda delle affinità che saldano il gruppo. Ecco che allora le serate di Chandler, Monica e della loro compagnia saranno in linea con il loro stile di vita di giovani professionisti nella New York di fine anni Novanta; quelle delle amiche di Sex and the City – pure ambientate nella «Grande Mela» –, perennemente in bilico fra aspirazioni pseudo-femministe, edonismo diffuso, e consumismo olistico. Per i giovani ricercatori di The Big Bang Theory, ogni occasione sarà invece propizia per sfoderare le loro passioni di nerd nella California della Silicon Valley.
I ragazzi di The Big Bang Theory, forse lo sapete, amano sedersi attorno a un tavolo e passare lunghe ore a giocare a Dungeons and Dragons, uno dei più noti e più longevi giochi di ruolo in circolazione. Secondo un noto sito specializzato in materia, un gioco di ruolo è, molto semplicemente, «un gioco in cui i partecipanti fingono di essere qualcun altro» ambientando delle vicende immaginarie in mondi fantastici. Esistono varie tipologie di giochi di ruolo: cartacei, online, dal vivo e sotto forma di videogiochi per pc.
Comune a queste tipologie è la parte di invenzione che viene introdotta dai giocatori, la possibilità di improvvisare concessa da un canovaccio flessibile. La dimensione collettiva e collaborativa dei giochi di ruolo è fondamentale, anche se spesso è assente nei videogiochi per pc, che vanno generalmente affrontati individualmente. Imprescindibile è la teatralità che il gioco di ruolo prevede, incoraggia, e permette, e che consiste nel mettere in scena dei personaggi, delle situazioni, dei mondi alternativi. Particolarmente visibile nei giochi di ruolo cartacei, e dominante in quelli dal vivo, la teatralità è meno manifesta nei giochi online e per pc, dove viene trasferita alla dimensione più propriamente descrittiva e narrativa che la parola scritta – contrariamente al gesto fisico – comporta.
Rimane comunque il fatto che, come detto, tutte le tipologie di giochi di ruolo presuppongono l’uso dell’immaginazione e dell’inventiva: ovvero, la capacità di costruire situazioni nuove a partire da schemi più o meno prestabiliti. Tanto quando l’inventiva passa dalla teatralità del gesto fisico (gioco di ruolo cartaceo e dal vivo), che quando viene suscitata dalle parole e dalle descrizioni scritte (giochi di ruolo online e per pc), stiamo sempre e comunque parlando della capacità di creare delle finzioni.
Il legame con la finzione, con l’immaginazione e l’invenzione, ci permette altresì di considerare i giochi di ruolo al di là del loro aspetto puramente ludico. Sono infatti diffusi anche in ambiti quali la psicologia, dove vengono impiegati a scopo terapeutico, e godono di una certa popolarità nei seminari aziendali, dove fungono da risorsa per lavorare sullo spirito di gruppo. Grazie ad attività ispirate a questo tipo di giochi gli impiegati, costretti a sperimentare un ruolo che non è quello che rivestono abitualmente, abbandonano la loro zona di confort per esplorare come ci si sente nei panni dei colleghi.
Non dimentichiamoci che tanto la parola «gioco» (pensiamo al francese jouer, al tedesco spielen, e all’inglese play) quanto la parola «ruolo» rimandano, ancora prima che ai giochi di ruolo contemporanei, al teatro e alla sua portata metaforica, ben sintetizzata dalla formula shakespeariana secondo cui «tutto il mondo è un teatro».
La sociologia, dal canto suo, attinge felicemente al mondo del teatro parlando di «attori» e «ruoli» sociali, alludendo al carattere convenzionale, ritualizzato e coreografato dell’agire umano. Non è un caso se uno dei classici della sociologia, firmato dal grande sociologo americano Erving Goffman, si intitola La vita quotidiana come rappresentazione. Anche il filosofo francese Jean-Paul Sartre era affascinato dalla dimensione teatrale della vita. Per il giovane esistenzialista, agire a viso aperto voleva dire essere creativi, indeterminati, imprevedibili: ingaggiare la propria identità sul palcoscenico del mondo.
Il teatro, la sociologia, la psicologia e la filosofia ci mostrano come, spesso, fra persona e personaggio il passo è breve. Sembra strano, ma a volte l’evasione in un mondo di finzione ci conduce dritti nel cuore della realtà. E, ancora una volta, non possiamo esimerci dal constatare che dietro l’apparente disimpegno e la leggerezza che definiscono, tradizionalmente, i passatempi, si profila un potenziale conoscitivo insospettato. L’abbiamo notato scrivendo di hobby, di ozio, di parchi dei divertimenti e, ora, di giochi di ruolo.

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