Quattro bracciate in pieno inverno

by Claudia

Adrenalina - Si chiamano «gelidisti», e sono i cultori delle acque ghiacciate, di cui anche alle nostre latitudini esiste un’associazione. Ma c’è anche chi questa passione la coltiva in solitaria, o in piccoli gruppi

Il consiglio degli esperti? «La regola dice: “un minuto per ogni grado di temperatura dell’acqua”». Ovvio, non è una regola scritta, ma la risultanza di quanto provato sulla propria pelle. E, quella pelle, è di quelle temprate, capace di resistere ammollo nell’acqua a temperature che superano di poco gli zero gradi. In… arte, li chiamano i gelidisti, ossia quelli che amano stare appunto immersi in acque gelide. Talvolta, nei casi più estremi, magari in una pozza dopo averne tagliato la superficie ghiacciata. C’è chi lo fa per sport – con tanto di gare e campionati mondiali veri e propri –, ma anche chi pratica per pura passione. O per trovare un po’ di refrigerio in una giornata… invernale.
Non si pensi che questa sia una passione tipicamente nordica, perché anche alle nostre latitudini i gelidisti sono parecchi. Al punto che è pure stata creata una vera e propria associazione: i Gelidisti del Ticino. E, accanto a loro, molti altri che vivono questa passione in forma più o meno individuale. Ne abbiamo appunto incontrati alcuni.
È una domenica mattina di fine inverno. Benché in cielo il sole splenda, l’aria è invero ancora un po’ cruda. Sul lungolago di Locarno qualcuno azzarda un passo di footing per riscaldarsi. Poco più in là, sulla sabbia della riva, un uomo di mezza età, in accappatoio, sta misurando la temperatura dell’acqua. «Otto gradi… Mi sa che sarà uno degli ultimi bagni, qui. Poi, per rinfrescarci un po’, ci toccherà optare per il fiume». Lui è Giuseppe. E come diversi altri appassionati, da autunno inoltrato a primavera, si ritrova per il classico bagno.
«Lago o fiume che sia, poco importa: l’importante è che si possa fare qualche bracciata. Per tenersi allenati e per rinfrescarsi. Ma senza esagerare: la regola, appunto, dice un minuto per ogni grado. Più, ovviamente, il tempo necessario al corpo per abituarsi allo choc termico». Ma non definitelo gelidista: «Sì, è vero, ho sentito che le persone che praticano quest’attività vengono definite così, ma noi preferiamo definirci appassionati di questa attività». Che, poi, a volerla dire tutta, è nata quasi per caso: «A dire il vero prima di tutto, è stato il piacere di ritrovarci, di condividere un momento in compagnia. Così, per trovare una sorta di “escamotage” al tutto chiuso del primo lockdown, è nato il rituale del brunch in riva al lago, anche in inverno. Poi, da cosa nasce cosa: prima un piede in acqua, poi anche l’altro e in men che non si dica ci siamo ritrovati a fare il bagno. In piena stagione fredda. Consuetudine che stiamo portando avanti da due anni; ormai è quasi una tradizione».
Quella domenica, in acqua a fargli compagnia ci sono anche Enea ed Eliana. A riva, ad attenderli, c’è la moglie di Giuseppe. «Io? No, io preferisco guardarli dalla riva. Ma mi piace far parte del gruppo. Questa volta, per vari impegni, siamo in forma ridotta, ma talvolta ci ritroviamo in una decina. E fra questi si aggiungono a volte i nostri figli».
Pericoloso? «No, di base non ha controindicazioni, a patto che ognuno presti la massima attenzione alla reazione del proprio corpo: non c’è una regola fissa per tutti; ogni persona ha un suo modo di adattarsi alle basse temperature», puntualizza Enea.
La nuotata in acque gelide, del resto, secondo alcuni studi, rinforzerebbe il sistema immunitario e ridurrebbe infiammazioni, favorendo nel contempo il recupero muscolare (c’è chi cura l’artrosi con la crioterapia). «Be’, se effettivamente nuotare nell’acqua fredda ha così tanti benefici non saprei, ma di certo da quando lo faccio non ho più grossi problemi, niente più raffreddore. Anche se dal Covid ci sono passato pure io… In ogni caso, nuotare nelle acque gelide male non fa». A parlare così è Giulio, 44enne di Orselina, che dal canto suo ha scelto di praticare questa attività in solitaria. «Tutto è nato quasi per gioco. Non ho mai amato particolarmente l’acqua troppo calda, e così, un giorno di ottobre mi sono ritrovato a fare il bagno nella Maggia, al Merisc. È stato l’inizio di una lunga storia d’amore, tra me e le acque fredde. Durante l’inverno ci torno regolarmente due volte la settimana per una nuotata rigenerante, oppure mi tuffo nelle acque del lago, a Minusio». Poi, d’estate, Giulio cambia… lidi: «La mia stagione… balneare va da autunno a primavera. Beninteso, capita anche di fare un bagnetto in estate, ma di per sé mi gusto assai di più le nuotate da ottobre in avanti».
Ad affascinarlo non è solo la sensazione dell’acqua fredda a contatto con la pelle. «No, affatto. È tutto il contesto a essere spettacolare. In inverno il panorama che ti trovi tutt’attorno è decisamente diverso da quello estivo. Spesso sei avvolto dal silenzio, circondato dall’acqua: sei solo tu, i tuoi pensieri e il fascino genuino della natura. Quando nuoti al lago, magari all’imbrunire, con le papere che ti nuotano accanto, è qualcosa di unico».
E quando non c’è tempo per il fiume o il lago? Niente paura: Giulio una soluzione l’ha trovata: «Non è sempre evidente conciliare il lavoro, la vita privata e questa mia passione. A volte ho come l’impressione di sottrarre del tempo per stare con la mia famiglia, per cui mi sono anche attrezzato con una piccola vasca esterna qui a casa, dove posso rifugiarmi quando non ho il tempo di andare al lago o al fiume».
La misuri la temperatura dell’acqua? «Un tempo sì, lo facevo, curioso di vedere fino a dove potevo spingermi. Mi ricordo una volta attorno ai 2 gradi, alla pozza di Tegna. Ora no, non lo faccio più: non è quello il mio scopo, ma di darmi una bella rinfrescata. Anche perché sono persuaso che sotto i dieci gradi, le reazioni del tuo corpo sono grossomodo le stesse».