Sylvie Corti in sella alla sua moto

Motard, una passione coniugata al femminile

by Claudia

«Quando ero piccola, mio padre passava parecchio tempo in officina a lavorare ai suoi mezzi; a me piaceva guardarlo per cercare di capire cosa facesse. È fra quelle quattro pareti che è sbocciato il mio amore per le due ruote. Se ho questa passione è in gran parte colpa loro», sottolinea con un sorriso la 28enne di Cadro, ma di origini momò, Sylvie Corti (nella foto). «Potrà sembrare scontato o banale da dire, ma per me le moto rappresentano tutto: sono ciò che mi rende felice! E adoro il fatto di potermene prendere cura, di poterci mettere le mani ed essere in grado di risolvere ogni problema meccanico».
C’è chi muove i primi passi e chi fa le prime smanettate di gas: «Beh, ho iniziato con il cinquantino a sedici anni. Se parliamo di moto serie, invece, è stata una Triumph Speed Triple 955i». Moto che Corti ha smontato da cima a fondo per poi rimontarla: «Le sono molto affezionata: me l’aveva regalata un amico di mio padre, che ora non c’è più. Era rosa, non proprio il colore che più mi si addice. Così, anche perché necessitava di una bella revisione, l’ho smontata, fatta ridipingere (bianca e nera) e ho cambiato i pezzi che andavano sostituiti. Ci ho messo oltre un anno a riassemblarla, ma più che altro perché dovevo mettere da parte i soldi per i ricambi quando ero apprendista». Già, perché Sylvie Corti in fatto di chiavi inglesi sa il fatto suo, essendo meccanica di moto di professione. «Quello di seguire il tirocinio di meccanica di moto, in fondo, è stato un passo quasi naturale per me».
«Moto» per lei, oltre a far rima con «professione», la fa anche con «passione». E qui, nel parlarne, il suo volto si accende: «Il circuito mi ha sempre attirato, ma non mi ero mai decisa a comperare una moto per poterci andare. Finché ho conosciuto Elia, il mio compagno: lui, sulle piste, ci va per le gare… Così, un giorno ho rotto gli indugi e mi sono decisa a seguirlo durante un allenamento».
Anche se è passato un anno e mezzo, la prima volta in pista, Corti se la ricorda ancora bene: «Con il Motard i miei primi giri di pista li ho fatti a Castelletto di Branduzzo (che per le sue caratteristiche è un’ottima palestra per gli aspiranti piloti di moto: è un circuito decisamente più dinamico rispetto a gran parte degli altri, che in pratica sono dei kartodromi), nell’estate del 2020. La moto me l’aveva prestata un mio amico».
«Quel giorno ero un misto di sentimenti: da una parte non vedevo l’ora di provare quelle emozioni che solo una pista sa dare, ma dall’altra ero letteralmente terrorizzata. Ammetto che non è andato tutto perfettamente liscio: una delle prime curve, non avendo ancora sufficiente familiarità col gioco di equilibri e i relativi limiti, mi sono piegata troppo; la moto ha perso aderenza e ho finito per sdraiarla». Sbagliando si impara: «Poi, una volta presa confidenza col mezzo, la pista e i movimenti del corpo, è rimasta quasi solo l’adrenalina pura. E così, una volta finito il turno, ho deciso di prendere un Motard tutto mio, cosa che ho fatto nel giro di una settimana!».
Ora, in pista Sylvie Corti ci va col suo Motard, un Kawasaki 450. «Mi sarebbe piaciuto prendere parte a un campionato, ma mi rendo conto che mi sono approcciata a questo mondo troppo tardi per poterlo fare: se non ti metti in sella già da bambino, praticamente poco dopo aver imparato a camminare, è difficile aspirare al mondo delle gare. Il mio compagno, che ha iniziato a 14 anni, è quasi un’eccezione, riuscendoci solo con notevoli sacrifici: a quell’età sei già vecchio. Così mi limito a girare in pista senza gareggiare, per il piacere di farlo e di sfidare i miei limiti personali».
Non di meno, le emozioni che prova quando gira in pista sono impagabili: «Quando penso a quei momenti, ciò che provo è un turbine di emozioni. In cima a tutte, però, c’è l’adrenalina: quando “stacchi” per affrontare una curva, provi una scarica che ti fa quasi vibrare. E poi, quando hai finito, le emozioni che prevalgono sono la felicità e la soddisfazione, soddisfazione di pensare a ciò che hai fatto e che stai migliorando sempre di più».
E paura? «Sì, ovviamente anche un po’ di quella. Ma, del resto, quel pizzico di paura che provi ti fa sentire viva. A dirla tutta, ogni volta che devo andare sul circuito, già quando parto da casa sento dentro di me una certa tensione. Girare in pista è completamente diverso dall’andare in moto su una strada. Come diverso è farlo con un Motard anziché con la classica moto da strada: qui la guida è molto più tecnica. Infatti, quest’estate proverò il mille del mio compagno, non vedo l’ora, ma ho già l’ansia!».
Gli sport adrenalinici si contraddistinguono per le grandi emozioni, e in sella a una moto quelle più importanti per Sylvie Corti arrivano «alla fine di un rettilineo, quando freni per affrontare una curva cercando di disegnarne al meglio la traiettoria: quelli sono anche i momenti in cui sei al massimo della concentrazione»., mentre la situazione più delicata da gestire su un circuito ha che fare con «le basse temperature: sono insidiose. In generale, quando fa freddo, per poter avere un’aderenza ottimale devi scaldare parecchio le gomme, e per farlo si è costretti a girare più forte di quando fa caldo. È difficile anche quando si tratta di effettuare un sorpasso con qualcuno del tuo stesso livello. Bisogna calcolare bene come fare senza prendere il rischio di toccarlo».
Sebbene la passerella del mondo delle corse non l’abbia calcata come pilota, Sylvie la vive comunque in qualità di meccanica del team 511 Racing Team, squadra italiana costituita da sole donne. «Alla squadra ci sono arrivata un po’ per caso, tramite una ex collega del garage in cui lavoravo: una sua amica le aveva accennato del progetto di creare un team di sole donne. Così me ne ha parlato, e mi sono detta: “perché no?” Ho sostenuto un provino e ho convinto i responsabili del team, che mi hanno ingaggiata! Con il 511 Racing Team (di cui sono l’unica ticinese) prendiamo parte alla Womens European Cup e pure al Campionato italiano di velocità (CIV), dove la nostra pilota è l’unica donna iscritta nella categoria 300».

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