Gli attori di «The Future» di Costanza Macras (Thomas Aurin)

Nuovo teatro da tredici paesi

by Claudia

Strehler 100 è il titolo del programma della durata di un anno (dal 14 agosto 2021 al 14 agosto 2022) che il Piccolo Teatro di Milano ha concepito per celebrare il centenario della nascita del suo fondatore (Trieste,14 agosto 1921). Momento culminante di Strehler 100 è stato il Festival internazionale intitolato Indicativo presente: per Giorgio Strehler (paesaggi teatrali), che ha avuto inizio il 4 maggio e si è concluso il 31 (sabato 14 si è celebrato anche il settantacinquesimo anniversario della fondazione del Piccolo).
Progettato da Claudio Longhi, nuovo presidente dello Stabile milanese, il Festival intendeva essere una vetrina di alcune delle realizzazioni più significative, a livello globale, della recente produzione di spettacoli dal vivo. Vi hanno partecipato 22 artisti provenienti da 13 paesi: Belgio, Brasile, Burkina Faso, Capo Verde, Francia, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo, Svezia, Uruguay. Tratto unificante dei 25 spettacoli in cartellone (sei dei quali prodotti o coprodotti dallo Stabile milanese) è che non sono stati (fatta eccezione per Nora, regia di Theodoros Terzopoulos) messinscene o rielaborazioni di testi drammatici del passato, ma creazioni che guardano al tempo presente.
Il Festival si è aperto con The Future, spettacolo coprodotto dal Piccolo e firmato da Constanza Macras, coreografa argentina (Buenos Aires,1970) che dalla metà degli anni Novanta vive e lavora a Berlino, dove ha fondato la compagnia Dorty Park. Tema di fondo è il tempo (passato, presente e futuro), sviluppato attraverso una serie di quadri in sé compiuti che mescolano danza, musica registrata e dal vivo, parola recitata e cantata (con un eccesso di citazioni gridate in tono predicatorio o sentenzioso), arti visive e performance. In estrema sintesi: uno spettacolo ambizioso e confuso, per molti aspetti epigonale, e coreograficamente approssimativo.
Decisamente più interessante e coinvolgente è stato lo spettacolo scritto e diretto da Mariano Pensotti, drammaturgo e regista argentino (Buenos Aires, 1973), considerato uno dei più brillanti talenti teatrali dell’America Latina. Intitolato come il romanzo di Virginia Woolf (The Years) pubblicato nel 1937, Los años (Gli anni) è una commedia in 13 scene che racconta una storia ambientata nel 2020 e nel 2050. I personaggi principali sono Manuel (un architetto che nel 2020 ha quasi trent’anni), la figlia Laura (che nel 2020 non è ancora nata), e un bambino che vediamo solo in alcuni frammenti cinematografici.
La scena disegnata da Mariana Tirantte finge gli interni di quattro locali di uguale cubatura: due al piano inferiore (i living room) e due al piano superiore (le camere da letto). Nelle due stanze alla sinistra di chi guarda si svolge l’azione del 2020; in quelle a destra (che differiscono solo per pochi arredi dalle stanze a sinistra) l’azione del 2050. Poco distante dall’edificio, a sinistra, c’è un pianoforte con cui di quando in quando vengono eseguiti alcuni brani musicali. Accanto al pianoforte, Laura, che abbandonando di frequente il suo ruolo di Narratrice entra rapidamente in scena nei panni di sua madre Claudia (che nel 2020 è prossima al parto) o di sé stessa trentenne (nel 2050).
Nel 2020, collaborando con un amico tedesco incaricato di realizzare un documentario sugli edifici di Buenos Aires che sono imitazione di quelli europei, Manuel riprende casualmente, all’interno di un edificio fatiscente, un bambino di 8 o 9 anni che si aggira tutto solo sottraendosi al suo sguardo. Quando riesce ad avvicinarlo viene a sapere che si chiama Raul e che ha perso ogni contatto con la madre e il fratello maggiore. Giorno dopo giorno, Manuel lo filma nei suoi percorsi e si adopera per rimediare in vario modo al suo isolamento sociale. Presentato a un festival cinematografico, il documentario di cui è protagonista Raul riscuote un successo tale da convincere Manuel ad abbandonare la professione di architetto per quella di documentarista. Diventato docente di cinematografia in un’università tedesca di provincia, nel 2050 Manuel torna nella sua casa di Buenos Aires per rivedere Raul: vuole sapere che ne è stato di lui. Scoprirà che è morto suicida.
L’esile trama è arricchita dalla presenza di alcuni personaggi secondari e da fitti dialoghi di notevole agilità, in cui vengono trattati (o meglio sfiorati, o appena accennati) temi quali l’architettura, il teatro, il cinema, la pandemia, il contesto socio-politico argentino, la povertà, la trasformazione e il decadimento di uomini e cose, ecc.
Ho parlato di personaggi principali e secondari. A dire il vero, nessuna delle figure in campo (nemmeno Manuel, con la sua ossessione) mi sembra conseguire (benché gli attori siano davvero bravi) lo spessore di un vero “personaggio”. Ciò che avvince maggiormente sono gli aspetti formali del testo e dello spettacolo: la frequente e rapida successione di scene ambientate in anni diversi e la fluida naturalezza con cui le immagini filmiche si inseriscono nel vivo dell’azione scenica.

You may also like

ABBONAMENTI INSERZIONI PUBBLICITARIE REDAZIONE
IMPRESSUM
UGC
INFORMAZIONI LEGALI

MIGROS TICINO MIGROS
SCUOLA CLUB PERCENTO CULTURALE MIGROS TICINO ACTIV FITNESS TICINO