Sempre più spesso si trova ad annullare impegni. Raramente ormai può presiedere celebrazioni, mentre l’infiammazione al ginocchio lo costringe sovente a presentarsi davanti ai fedeli o ai potenti della Terra seduto su una sedia a rotelle. Dopo il gesto shock inaugurato da Ratzinger nel 2013, anche per papa Francesco si sta avvicinando l’ora delle dimissioni? La domanda aleggia ormai apertamente in Vaticano, alimentata anche da una serie di decisioni un po’ sorprendenti adottate dal pontefice negli ultimi tempi. Due in particolare: quella di convocare per la fine di agosto un concistoro per la creazione di ben 21 nuovi cardinali di cui 16 elettori in un ipotetico conclave. E poi l’annuncio che proprio in quei giorni si recherà in pellegrinaggio alla basilica di Collemaggio a L’Aquila, il luogo dove è sepolto Celestino V, il primo papa della storia ad aver scelto di dimettersi dal suo incarico, con quello che Dante definì il «gran rifiuto».
Davvero – dunque – il pontificato dell’ormai ottantacinquenne Francesco ha imboccato la dirittura d’arrivo? Bergoglio è un papa che ha abituato il mondo a scelte controcorrente. Da settimane ogni mercoledì nelle sue udienze generali dedica le catechesi all’età della vecchiaia, contestando apertamente la «logica dello scarto» applicata al mondo degli anziani. Con premesse di questo genere, appare un po’ improbabile che si lasci spaventare dalla prospettiva di dover governare la Chiesa da una sedia a rotelle. Certo, i suoi problemi di salute si sono fatti più evidenti. Un anno fa – il 4 luglio 2021 – ha subito un intervento chirurgico al Policlinico Gemelli per una stenosi diverticolare del sigma che aveva comportato la rimozione di una parte del colon. Un intervento riuscito, ma che aveva fatto registrare anche alcune difficoltà legate all’anestesia. Anche per questo, nonostante i problemi si trascinino ormai da tempo, in questo periodo l’ipotesi di un intervento al ginocchio non è stata mai realmente presa in considerazione in Vaticano. I benefici delle terapie in corso non si vedono. Al contrario, negli ultimi tempi il pontefice è sempre più spesso costretto a utilizzare la sedia a rotelle, che ha ribattezzato la nuova sedia gestatoria.
Il problema vero sono, però, i viaggi che per un pontefice global del XXI secolo non sono affatto un elemento accessorio. Già dover rimanere bloccato per 16 mesi a causa della pandemia era stato vissuto con fastidio da Bergoglio. E questo 2022 nella sua agenda avrebbe dovuto essere un anno segnato da molte visite apostoliche di grande spessore. Invece è potuto andare solo a Malta il 2 e 3 aprile. E quella breve trasferta di poche ore si è rivelata per lui comunque faticosissima e probabilmente anche dannosa per la sua salute.
Fino all’ultimo Francesco ha cercato lo stesso di tenere fede all’impegno a cui teneva di più in questo 2022, il viaggio in Sud Sudan e nella Repubblica democratica del Congo, due Paesi africani insanguinati da lunghi conflitti. Alla fine, però, ha dovuto gettare la spugna, ascoltando il consiglio dei medici. Decisione peraltro accolta con non poco disappunto a Juba e a Kinshasa, dove parecchie spese per i preparativi erano già state effettuate. E anche per questo motivo Francesco ha chiesto scusa pubblicamente alle popolazioni locali parlando al termine dell’Angelus domenica 12 giugno in piazza San Pietro e ribadendo la sua volontà di compiere comunque questa visita appena possibile.
In forte dubbio c’è poi anche un altro viaggio «sensibile», quello che doveva portarlo in Canada a fine luglio per chiedere perdono alle popolazioni indigene che subirono violenze e morti nel vergognoso sistema delle scuole residenziali cattoliche. Per non parlare di altri appuntamenti, come la visita in Kazakistan prevista per settembre (dove forse avrebbe potuto aver luogo anche l’incontro con il patriarca russo Kirill, oggi nell’occhio del ciclone per il sostegno alla guerra di Putin). Mentre anche l’Indonesia, il più popoloso Stato a maggioranza islamica del mondo, aveva invitato il pontefice a presenziare in autunno a un summit interreligioso che sta organizzando nell’ambito della sua presidenza di turno del G20.
Dall’entourage di Francesco si continua a ribadire fiducia nelle cure mediche a cui il papa si sta sottoponendo. Ma la domanda rimane: se non dovessero avere successo, è immaginabile un pontefice che resti a lungo da papa regnante su una sedia a rotelle? Per ora una risposta probabilmente non ce l’ha nemmeno Francesco. Al di là delle suggestioni evocate dal previsto omaggio a Celestino V, l’aria che tira in Vaticano non è quella di un conclave imminente. Anche perché all’orizzonte c’è nell’autunno 2023 la conclusione a Roma del percorso sinodale, una grande consultazione sulla Chiesa di domani che Francesco ha avviato nel 2021 e vuole diventi una precisa indicazione di metodo per il cattolicesimo del futuro. Sarebbe dunque sorprendente se decidesse di farsi da parte prima di questa scadenza. In più negli ultimi mesi il papa argentino si è speso molto sulla questione della guerra in Ucraina, cercando in tutti i modi di tenere aperto almeno un canale di comunicazione con Mosca per una mediazione che fermi le armi. E nonostante i pochi segnali incoraggianti raccolti, Bergoglio non sembra avere alcuna intenzione di desistere.
Contro l’ipotesi di dimissioni imminenti gioca, infine, anche la presenza in Vaticano del papa emerito Benedetto XVI: dopo secoli in cui nessun pontefice aveva osato fare un passo indietro, la prospettiva di ben due successori di Pietro a riposo per raggiunti limiti di età appare alquanto improbabile. Resta vero, comunque, che – al di là del fatto che duri ancora pochi mesi, qualche anno o chissà quanto – per il pontificato di Francesco è arrivato il momento in cui si tirano le somme. Il 5 giugno scorso, per esempio, è entrata in vigore la sua Riforma della Curia romana, uno dei principali compiti per il quale gli altri cardinali lo avevano eletto nel conclave del 2013. Bergoglio l’ha realizzata snellendo le strutture, ma soprattutto sdoganando l’idea di un rapporto più stretto e costante tra il Vaticano e le Chiese di tutto il mondo, con uno spazio maggiore anche per l’ascolto delle voci del «popolo di Dio» che non è fatto solo da preti e cardinali. Una delle frasi che ama ripetere più spesso è che il compito dei cristiani non è «occupare spazi» ma «aprire processi». Alla fine sarà probabilmente esaminandosi solo su questo che deciderà quando sarà giunto il momento per passare la mano.