Stefano Garganigo e il sogno americano

Si avvicina in modo sicuro e sciolto. La sua nuova protesi, un ginocchio elettronico, rende la sua camminata più fluida e dinamica. L’appuntamento con Stefano Garganigo è al circolo velico di Lugano, luogo che ospita la sua grande passione, la barca a vela. «La prossima volta ci diamo appuntamento a Los Angeles», esordisce con entusiasmo Garganigo. Certo, ma, andiamo con ordine.
Nato e cresciuto a Balerna, dopo aver conseguito il diploma di fotografo, Garganigo approfondisce i suoi studi all’Accademia di comunicazione di Milano, specializzandosi in Art Direction. È l’inizio di una carriera professionale che lo vede raccogliere con rapidità successi in alcune agenzie pubblicitarie, prima a Milano e poi a Londra, dove vi rimane per molti anni. Qui si avvicina progressivamente allo sport, in particolare al tennis.
Rientrato in Ticino per una breve vacanza, durante una gelida domenica mattina d’inverno, Garganigo si trova alla stazione di Lugano. Improvvisamente scivola, sbatte violentemente la testa a terra, sviene e cade sui i binari. Invano il tentativo del macchinista del treno merci di arrestare la corsa del convoglio. Garganigo poco dopo si ritrova su un letto di ospedale con entrambe le gambe amputate. E subito esce il suo forte carattere. «Dopo qualche settimana all’ospedale Civico a Lugano, mi hanno trasferito alla Clinica SUVA a Bellikon, dove mi hanno insegnato a camminare con le protesi», spiega Stefano Garganigo. «L’incidente poteva avere conseguenze ben peggiori. Nella gamba sinistra mi hanno amputato sopra il ginocchio, la gamba destra sotto. Avere ancora il ginocchio è molto importante perché uso la gamba destra come gamba maestra e questo mi permette di avere ancora una discreta mobilità». I tempi di recupero di Garganigo sono da record; in poche settimane fa rientro a casa e alcuni mesi dopo i suoi amici lo accompagnano in una vacanza in Thailandia. Un’esperienza molto utile che gli fa acquisire ulteriore autonomia.
Con il tempo Stefano Garganigo ritrova un nuovo equilibrio, anche grazie al lavoro in un’agenzia web di Lugano. «Il mio ufficio si affacciava al lago ed ero molto affascinato nel vedere il pomeriggio un gran veleggiare di piccole barche. Pensai che dovevo fare qualche cosa “con questo lago”. Iniziai a informarmi sulla possibilità di comprare una barca a vela per navigare di giorno e dormire in rada di notte nei weekend. Ma subito mi scontrai con la difficolta di gestire una barca per una persona con disabilità motoria e abbandonai l’idea. Poi, esattamente qui, al Circolo Velico di Lugano, un giorno mi informarono che il mese successivo sarebbero arrivati alcuni istruttori della Lega navale di Milano a presentare una barca per disabili».
Garganigo partecipò quindi alla prima esperienza sul tipo di barca a vela 2.4mR. E fu amore a prima vista. La settimana seguente si iscrisse alla Lega navale italiana e parallelamente iniziò un corso di vela a Dervio con Carlo Annoni, uno dei migliori istruttori italiani di vela per disabili. È l’inizio di una carriera sportiva inaspettata. Garganigo comincia quasi subito a fare regate nazionali, a cui si aggiungono poco dopo quelle internazionali, i Campionati europei e del mondo.
«Quello che ha reso famosa nel mondo della vela questa piccola imbarcazione monoposto – spiega Garganigo –, è la possibilità di veder regatare atleti normodotati e atleti disabili alla pari, senza speciali classifiche. Per le peculiarità del 2.4mR, persone con disabilità motorie possono accedere a tale sport con le stesse possibilità di un atleta che non presenta alcun problema. Un ottimo esempio di inclusione sportiva».
Purtroppo in Svizzera, al momento, la classe 2.4mR non è ancora diffusa. Oltre a Stefano Garganigo si conta un solo altro velista normodotato del Canon Nidwaldo. «Lo scopo – aggiunge il nostro interlocutore – è di creare fra pochi anni una squadra agonistica svizzera composta da regatanti disabili e normodotati con l’obiettivo di partecipare ai Campionati europei e del mondo».
Nel frattempo Garganigo continua a navigare e l’ago della bussola punta verso Los Angeles, nella speranza che il vento porti con sé la reintroduzione della vela come disciplina paralimpica ai Giochi del 2028. «Sì, infatti dal 2016, dopo le paralimpiadi di Rio, la vela è stata tolta dagli sport dei Giochi Paralimpici. La speranza è che venga reinserita fra sei anni, appunto, a Los Angeles».
Dal Continente europeo, a quello, speriamo americano. E, nel frattempo, passando da quello asiatico. Sì, asiatico, perché parte degli allenamenti Garganigo li intende svolgere navigando lungo costa tra Thailandia, Cambogia e Vietnam, unendo lo sport, al viaggio, alla cultura.
Ma questa non è l’unica sfida in attesa di Los Angeles. «Vent’anni fa, dopo l’incidente, anche se ho avuto molta forza per rialzarmi, tutto è stato molto difficile» aggiunge il velista. «Ora, all’alba dei 50 anni, sto rivivendo grazie alla vela una seconda gioventù. Mi si è aperto un nuovo mondo. E questo mondo è anche più facilmente accessibile per me grazie alla mia nuova protesi elettronica. Oltre a fare meno fatica a camminare in pianura, la nuova protesi mi permette di fare delle discese, cosa che non potevo più fare da 20 anni. Questo mi consente di allenarmi meglio anche in previsione delle manovre in barca».
E come ringraziamento per quello che la vita gli ha regalato di nuovo dopo l’incidente, Stefano Garganigo ci svela alla fine della chiacchierata, altri due suoi grandi obiettivi. «Ho in programma di fare due importanti camminate. La prima sono gli ultimi 100 km del cammino di Santiago, la seconda è l’attraversamento del Ticino, da Chiasso ad Airolo». Il tutto, sempre aspettando le Paralimpiadi di Los Angeles 2028. 

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