Benvenuti su www.collezionismofumetti.com! È quanto si legge su un sito web dedicato, per l’appunto, al collezionismo di fumetti. Lo strumento principale della homepage è la Guida del Collezionista «che si ripropone di diffondere la cultura legata al mondo del collezionismo di fumetti, senza fini commerciali». Collezionare questo tipo di volumi accomuna quindi parecchie persone, ciascuna delle quali avrà iniziato chi per caso, chi in base a quelli che già possedeva, o chi perché li ha ereditati da nonni o genitori. Come per ogni collezione, il comun denominatore è costituito da buona volontà, passione, pazienza e pure dallo spazio necessario per conservare i volumi nel migliore dei modi. E ogni collezione conserva una storia individuale che vale la pena di ascoltare per scoprire qualche aneddoto come quelli che ci ha raccontato Nicola, collezionista di fumetti Tex Willer: «Avrò avuto poco più di otto anni quando ho iniziato a collezionare Tex, appassionandomi via via al personaggio principale di questa serie a fumetti western ideata nel lontano 1948 da Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini ed edita da Sergio Bonelli Editore».
I primi trecento volumi li riceve in dono: «Un figlio di amici dei miei genitori li stava buttando via, ma me li hanno regalati quando sono venuti a sapere che avrei voluto leggerli». Ne sono seguiti altri 380 che ha comperato strada facendo: «Come tanti ragazzini della mia età leggevo Topolino. Ma Tex mi è parso subito qualcosa di più adulto: era un po’ più bello nei disegni, a bianco e nero, un po’ più affascinante, con ambienti esotici che non appartenevano a Topolino. Poi, mi piaceva il genere western e il passaggio da Topolino a Tex è stato naturale».
Ad oggi ne possiede 680, compresi gli albi giganti: «Me ne mancano pochi numeri e qualche anno fa ho smesso, non so bene perché, o forse per lo spostamento della mia attenzione verso altri interessi come ad esempio il cinema». A dimostrazione di ciò, sta la libreria che per metà conserva i volumi di Tex Willer, e per l’altra metà tutto ciò che concerne il cinema: «Simboleggia la mia evoluzione, e segna il passaggio da una passione all’altra». Un passaggio, non la cancellazione di quell’amore che resta viva per tutti i numeri dei fumetti collezionati, e Nicola non si esime dal raccontarcelo con tale trasporto che ci catapulta nel mondo, e nella vita, di questo personaggio mai invecchiato nel tempo, definito come: «Uno che va un po’ controcorrente, e politicamente scorretto, come piace a me. Ad esempio, è uno che fuma: negli anni Cinquanta era normale, ma a guardarlo con gli occhi di adesso pare proprio fuori luogo e fuori tempo. È come guardare un film di quegli anni, con Clarke Gable che ha la sigaretta in bocca».
Il fascino di Tex cresce attraverso la descrizione del nostro interlocutore: «Diverse storie sono ambientate, oltre che negli Stati Uniti, anche in Canada e in Messico, a dimostrazione che Tex è uno che viaggia molto». Egli spiega che nei primi numeri nasce come un fuorilegge («una sorta di Robin Hood»), «ma poi viene assunto dai Rangers del Texas che combattono contro malviventi, ladri e truffatori. Emerge quindi il suo senso della giustizia e inizia la collaborazione con Kit Carson, mentre annovera fra i suoi amici pure Tiger Jack, un indiano nativo americano».
Per chi non conoscesse questo personaggio, Nicola ribadisce che nasce nel ’48, anticipando il revisionismo storico statunitense: «È il primo personaggio di fumetti a offrire un diverso punto di vista sui Nativi americani dell’epopea western, che non appaiono più come macchiette stereotipate di selvaggi, ma come popoli dotati d’una evoluta e radicata cultura. Tex è pure stato sposato per una decina di numeri con una moglie nativa americana, poi morta, dalla quale ha avuto un figlio oggi adulto».
Dal racconto del nostro collezionista emerge un personaggio a fumetto in bianco e nero dalla connotazione sempre più reale: «Il suo viso è particolare (ispirato a Gary Cooper), ed è maturato nel tempo. Sposando una nativa americana è diventato indiano pure lui, tanto da assumere il nome di Aquila della Notte e diventare il capo dei Navajo». In tal modo, racconta, ha difeso in vari frangenti anche i loro diritti: «In alcune storie, ha riunito diverse tribù indiane per affinché si difendessero dagli usurpatori, dai cow boys che volevano solo sfruttarli, e dallo Stato americano che voleva le loro terre».
Sospettiamo che ancora rilegga con piacere e passione qualche striscia, e fatichiamo a credere che la collezione non abbia seguito. «In verità, da qualche anno a questa parte mi capita raramente di rileggerne qualcuno. Ci sono affezionato perché Tex fa parte della mia infanzia e della mia giovinezza e per questo ho provato a trasmettere a mio figlio questa passione, senza lo sperato successo. Oggi il telefonino va per la maggiore…».
Certo è che non si separerebbe facilmente dalla sua collezione. E sull’onda di un piccolo rimpianto, dice che potrebbe però lasciarla a suo figlio se solo fosse interessato a raccoglierne il testimone: «È bello tramandare qualcosa a cui sei legato, che fa parte della tua vita, e vorresti che i tuoi figli avessero la stessa passione, pur cosciente che così non è». Non compra nuovi numeri, ma la storia di Tex gli resta nel cuore e confida di far parte di un gruppo social di appassionati come lui. Dice di aver iniziato a collezionare anche altre serie («Dylan dog, Topolino…») senza esserne coinvolto al punto da continuare. Infine, arriva la confessione da vero collezionista: «Ammetto che forse, se avessi tempo, ne comprerei ancora qualcuno e lo leggerei».