Il giornalismo difeso localmente

by Claudia

Media - Il Canton Vaud è il primo in Svizzera ad aver varato un pacchetto di aiuto ai media a livello cantonale: ne abbiamo parlato con la presidente del Consiglio di Stato Christelle Luisier Brodard

Sono trascorsi ormai più di sei mesi dallo scorso 13 di febbraio, domenica nella quale il popolo svizzero ha affossato – con il 54% dei voti contrari – il pacchetto di sostegni finanziari ai media svizzeri. Tra i motivi di questo responso c’è di sicuro il fatto che il progetto prevedeva anche aiuti ai principali gruppi editoriali svizzeri, era troppo «carico» come si usa dire in questi casi. I problemi della stampa svizzera però rimangono, e sono davvero gravi. Basti pensare che buona parte del mercato pubblicitario elvetico viene fagocitata dalle grandi piattaforme online, come Google o Facebook. In altri termini gli introiti pubblicitari svizzeri vanno a gonfiare i conti di queste piattaforme e sfuggono sempre più alle testate di casa nostra. Un fatto di cui si dovrebbe occupare con urgenza il mondo della politica, a cominciare dalle forze sovraniste che tanto dicono di difendere il nostro Paese. Al momento però su questo fronte non si muove quasi nulla, anche se nell’aiuto ai media c’è chi si sta comunque dando da fare. A Berna si sta cesellando – in sede commissionale – un nuovo pacchetto di sostegni, meno «carico» rispetto a quello bocciato dal popolo. E a livello cantonale ci sono delle realtà che si stanno muovendo per mettere sui binari un sistema di aiuto locale ai media. Anche in Ticino ci si sta pensando. E qui tutti guardano in particolare al Canton Vaud, che ha già elaborato un proprio pacchetto di sostegni finanziari ed è così diventato una sorta di pioniere a livello svizzero. «Occorre ricordare – ci dice la presidente del Consiglio di Stato vodese Christelle Luisier Brodard – che il paesaggio mediatico vodese e romando è stato confrontato negli ultimi anni con dei veri e propri stravolgimenti: le ristrutturazioni nelle redazioni di “24 heures” e “Tribune de Genève”, la chiusura nel 2017 del settimanale “L’Hebdo” e la soppressione nel 2018 dell’edizione cartacea di “Le Matin”. Una situazione che ha spinto il Consiglio di Stato vodese a occuparsi da vicino di questo settore, per difendere la pluralità della stampa e per cercare di salvaguardare i posti di lavoro».
A complicare le cose è poi arrivata la pandemia, con un ulteriore calo delle entrate pubblicitarie e l’aumento dei costi della carta, a carico della stampa scritta. «Per il Consiglio di Stato vodese il funzionamento di una società democratica si basa sulla possibilità per i cittadini di potersi formare un’opinione sui fatti di attualità e sulle questioni politiche con cui sono confrontati. In questo senso la produzione di contenuti giornalistici e la pluralità dell’informazione sono delle condizioni fondamentali che dobbiamo difendere». E così la pensa anche il Parlamento vodese, che nel marzo del 2021 ha varato un pacchetto di aiuto ai media a livello cantonale, per un totale di 6,2 milioni di franchi sull’arco di 5 anni. Una misura a tempo determinato, che non si può di certo definire molto generosa. «Lo Stato – ci risponde ancora Christelle Luisier Brodard – non deve sostituirsi agli editori o a qualsiasi altro attore dell’economia privata. E non può neppure salvare un intero settore, confrontato con la sfida della rivoluzione digitale. Lo Stato può però agire in modo mirato, con misure di sostegno. Il Canton Vaud è il primo in Svizzera a muoversi in aiuto ai media, e lo fa con pragmatismo e nell’interesse dei diversi attori del settore. Fra tre anni faremo una valutazione di questa nostra iniziativa. Ricordo che il Gran Consiglio ha voluto che questo sostegno fosse indiretto e sussidiario. Un progetto che ha già permesso di raggiungere dei primi risultati concreti, ad esempio con l’aumento delle inserzioni di carattere pubblico sulle testate del nostro cantone».
La versione vodese dell’aiuto ai media è composta da diversi capitoli. In primo luogo l’autorità cantonale si impegna ad aumentare i propri annunci a pagamento sui vari quotidiani cantonali, per un totale di 2 milioni e mezzo di franchi. Si tratta di inserzioni per promuovere iniziative dell’autorità pubblica. Un secondo punto riguarda il sostegno all’innovazione tecnologica, per un totale di 1,25 milioni. Terzo capitolo: i giovani, con un programma di educazione ai media e all’informazione a cui verrà destinato poco più di un milione di franchi. Ci sono poi altri due tipi di interventi: per la formazione dei giovani giornalisti e un sostegno alla sede vodese dell’Agenzia telegrafica svizzera/Keystone. Da sottolineare l’attenzione data da questo pacchetto al pubblico dei giovani, in un periodo storico in cui questa fascia della popolazione tende sempre più ad allontanarsi dall’informazione e a non riconoscerne il valore per il funzionamento democratico della nostra società. «Ogni anno tra gli ottomila e i novemila giovani vodesi raggiungono la maggiore età – fa notare la presidente del consiglio di Stato vodese – questo permette loro di poter votare e di essere eletti. Ed è pertanto fondamentale avvicinare questi nostri ragazzi ai temi della democrazia e far capire loro quanto sia importante prendersi del tempo per informarsi e per avere una propria opinione. È una sfida anche per gli editori, che hanno di certo interesse nel poter raggiungere questo potenziale nuovo pubblico».
Facile a dirsi, un po’ meno a farsi, come dunque riuscire a sensibilizzare maggiormente il mondo dei giovani? Ci risponde ancora la ministra vodese Christelle Luisier Brodard: «Da una parte vogliamo accrescere la loro conoscenza del mondo dei media. A partire dallo scorso mese di maggio abbiamo messo a disposizione delle scuole cantonali un pacchetto di abbonamenti digitali a diverse testate vodesi, per permettere di portare in classe i contenuti giornalistici proposti. Abbiamo inoltre previsto di sostenere le stesse testate laddove i giovani molto spesso si trovano, e cioè su internet. In questo senso abbiamo elaborato un progetto per incitare i giovani a interessarsi ai vari temi in votazione popolare. In questo ambito ci troviamo ancora in una fase di studio, a cui intendiamo associare in primo luogo proprio gli editori». In ogni caso l’esempio pionieristico del Canton Vaud ci dice che anche a livello cantonale non si può rimanere con le mani in mano. Il futuro del giornalismo può essere difeso anche a localmente.

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