Metti una parete a picco nel vuoto. Sotto, il baratro è spaventoso: 220 metri di caduta libera, verticale. A guardarlo da sopra ti fa accapponare la pelle. Adrenalina pura. Quella che scorrerà a fiotti nelle vene di quel manipolo di intrepidi che si sfideranno nella prima edizione dell’arrampicata della diga della Verzasca.
Ad accendere i riflettori mondiali sulla diga della Verzasca ci aveva pensato James Bond, che nel 1995, col suo balzo nel vuoto con l’elastico ai piedi l’aveva quasi mistificata in GoldenEye. Ventisette anni dopo si presta a fare da sfondo a un altro avvenimento da brivido: la prima edizione della Red Bull Dual Ascent, un evento unico nel suo genere, che porta in un’altra dimensione il mondo delle scalate su vie artificiali. Solitamente le altre si fermano in basso, molto più in basso. A un’altezza di 60 metri, massimo 70 per le vie artificiali più imponenti. Non questa volta, non sulla diga della Verzasca, che promette un bagno adrenalinico senza eguali grazie a un’arrampicata di addirittura 180 metri di dislivello.
L’arrampicata è forse uno degli sport più affascinanti da praticare. Ma anche da seguire: una disciplina che, pure a guardarla, riesce a farti correre i brividi, e che brividi!, lungo tutta la schiena. Dove lo sforzo profuso dagli atleti, assicurati da una semplice corda (per sicura che sia) e aggrappati con mani e piedi agli appigli che sovrastano il baratro, fa davvero restare tutti col fiato sospeso. Tutto deve essere calcolato alla perfezione: qui il margine d’errore praticamente non esiste. Basta un movimento scoordinato o una cattiva «lettura» delle proprie forze per perdere l’appoggio.
L’arrampicata sportiva è assurta a disciplina olimpica due anni fa, quando a Tokyo per la prima volta è stata inserita nel menu dei Giochi estivi, nelle specialità Lead (arrampicata classica, su pareti di 15-25 metri), Speed (più velocità che tecnica) e Bould, con una classifica finale determinata in base ai risultati ottenuti in ciascuna delle tre discipline. Per la cronaca, le prime medaglie d’oro olimpiche sono finite al collo del 18enne spagnolo Alberto Gines Lopez e della 22enne slovena Janja Garnbret, peraltro già data per favoritissima della vigilia e di cui riferiremo più avanti un’altra impresa da brividi. A complemento d’informazione, a Parigi, fra due anni, oltre all’incoronazione del migliore delle tre discipline combinate, verranno pure assegnati i titoli ai primi classificati di ciascuna delle tre prove, tanto al femminile quanto al maschile.
Quella dell’arrampicata sportiva intesa come competizione, olimpica in questo caso, è però tutta un’altra storia: il Red Bull Dual Ascent è infatti una cosa ben diversa, ancora più spettacolare e ancora più da brivido. Per chi vi partecipa e per chi la guarda. Non a caso la «mente» che sta dietro a questo evento è quella di Simon Margon, che prima di guidare il team di esperti tracciatori nel disegnare le vie sulla parete della diga della Verzasca, nel 2020 aveva partorito la 360 Ascent, un’altra spettacolare scalata su quello che, con i suoi 360 metri d’altezza, fino al 2015 (ossia al completamento della Torre della Federazione di Mosca) rappresentava il… tetto del Vecchio Continente in fatto di manufatti umani: la canna fumaria della centrale termoelettrica slovena Trbovlje. Impegnati in quell’ascesa mozzafiato c’erano Domen Škofic e, guarda un po’, tale Janja Garnbret, atleta capace nel 2019 di vincere la Coppa del mondo di Boulder imponendosi in ciascuna delle sei tappe del campionato.
Entriamo allora nel dettaglio dell’appuntamento, assolutamente da non mancare per gli amanti dei brividi (ma proprio per questo sconsigliato ai deboli di cuore), in terra ticinese. Le date da segnare in rosso sul calendario sono quelle che vanno da mercoledì 26 a domenica 29 ottobre.
Non saranno i 360 metri della centrale slovena, ma anche così, il compito che i 16 virtuosi dell’arrampicata si troveranno davanti all’imbocco della Val Verzasca sarà tutt’altro che una passeggiata: una parete liscissima, praticamente a picco, di 220 metri. L’altezza da «domare», come detto, sarà di 180 m, divisa in segmenti di sei rilanci. Due i percorsi predisposti da Margon e compagni, paralleli e identici per numero di appigli e disposizione. La gara, a coppie, vedrà infatti le squadre affrontare la parete a due a due, simultaneamente, cosa che trasformerà l’arrampicata in una sorta di… duello in alta quota della durata all’incirca di due ore (questo il tempo stimato dai tracciatori per venire a capo della parete), rendendola ancora più avvincente da seguire, oltre che una prima per quel che concerne l’arrampicata sportiva. E proprio per non favorire o svantaggiare nessuno, tutte le squadre avranno a disposizione la medesima attrezzatura tecnica, corde comprese. In caso di caduta, il concorrente dovrà ricominciare quella sezione dal principio; qualora entrambe le squadre dovessero completare il percorso, la più veloce sarà quella vincitrice (determinante, in questo caso, il tempo del secondo componente del binomio).
Dal profilo tecnico, i sei segmenti (o rilanci) presenteranno un coefficiente di difficoltà compreso tra il grado 8- (scalata tecnica con sporgenze) al 10° grado della scala internazionale – dal 6C all’8B di quella francese – che come massimo ha il numero 12 (cui è connotata la scalata più dura mai realizzata). Al termine di ciascun segmento l’atleta salito per secondo darà il cambio a quello salito per primo, garantendo così un’alternanza regolare all’interno della squadra.
Il cast dei partecipanti è ancora in via di definizione, ma qualche nome dei presenti già lo si può anticipare. E sono quelli di atleti di levatura mondiale, come la statunitense Sasha DiGulian, il brasiliano Felipe Camargo e la svizzera Petra Klingerl.
Le prime due giornate di gara saranno consacrate alle eliminatorie. Dopo una giornata, quella di sabato, consacrata al riposo, la domenica le migliori quattro coppie si batteranno per la vittoria finale.