19
I giocatori sfrecciano con le loro carrozzelle elettriche fino a toccare i 15 chilometri orari. Tramite l’utilizzo di un sofisticato joystick guidano con precisione le robuste sedie a rotelle in tutte le direzioni, accelerando di scatto, frenando all’improvviso, per essere pronti in ogni istante a impadronirsi della partita.
Questo è lo spettacolo che ci siamo gustati a Sursee, dove lo scorso mese di agosto si sono svolti i Campionati del mondo di powerchair hockey, tradotto in italiano, il gioco dell’unihockey in carrozzella elettrica. Si tratta di uno sport adatto a persone con una grave tetraplegia, amputate ai quattro arti oppure affette da malattie genetiche invalidanti. Uno sport che nel Canton Lucerna ha trovato quest’estate la sua vetrina sul mondo.
Tra gli spalti, a tifare per la nazionale rossocrociata, erano presenti anche i Cyber Falcons, ovvero la neonata squadra ticinese di powerchair hockey. Ebbene sì, questo sport da qualche mese viene praticato anche in Ticino, per la precisione nella palestra della scuola media di Camignolo. Per capirne di più su questa disciplina sportiva e sulla nascita dei Cyber Falcons, abbiamo incontrato Leda Boffa, allenatrice a capo del progetto.
«Fino ad alcuni anni fa lavoravo come educatrice presso la Fondazione Mathilde Escher a Zurigo che ospita ragazzi con disabilità, la maggior parte dei quali utilizza per muoversi una carrozzella elettrica», spiega Leda Boffa. «La Fondazione presenta anche un internato in cui i ragazzi e le ragazze rimangono a dormire. Dopo cena ci si riuniva e si chiacchierava, e spesso si finiva per parlare della loro grande passione, ovvero, appunto, il powerchair hockey, praticato più volte a settimana nella palestra della struttura».
Una passione contagiosa a cui Leda non ha saputo sottrarsi. Catturata e incuriosita dalle accese ed entusiasmanti discussioni dei ragazzi, la ticinese decide di recarsi in palestra per capirne di più. Subito si mette a disposizione come aiuto monitrice, per diventare presto assistente allenatrice. Leda svolge successivamente una formazione sportiva specifica, in seguito iniziano i primi viaggi per accompagnare la squadra di Zurigo, gli Iron Cats, nei vari tornei internazionali. «L’organizzazione e gestione delle trasferte in questo sport è estremamente complicata», spiega Leda Boffa: «Ad esempio, per volare all’estero, occorre dapprima accompagnare i giocatori sull’aereo in sedia elettrica, aiutarli a fare il transfer sul sedile, smontare, imballare la carrozzella e riporla nella stiva assieme a quella sportiva, pure elettrica e altrettanto pesante».
Uno sport, dunque, che richiede grande attenzione ai dettagli non solo in campo e che, rispetto ad altri sport in carrozzella o per normodotati, ha dei costi enormi. Basti pensare che una carrozzella di powerchair hockey può costare parecchie decine di migliaia di franchi.
Nel frattempo, Leda decide di rientrare in Ticino. Riunisce un gruppo di amici a cui propone l’idea di creare una squadra a sud delle Alpi. Dapprima trova un importante appoggio nell’allenatore della nazionale svizzera, mentre in Ticino gode da subito del sostegno del Gruppo Paraplegici Ticino, che decide di ospitare la squadra come una nuova sezione sportiva.
Tutto si muove velocemente e subito in squadra arrivano anche i primi giocatori, molto giovani. L’entusiasmo non si lascia sopraffare dalle costanti difficoltà. «È stato difficile trovare una palestra accessibile alla pratica di questo sport e che fosse centrale a livello territoriale», continua Leda Boffa. «Dopo una lunga ricerca, abbiamo avuto la possibilità di utilizzare la palestra della scuola media di Camignolo. Certo, si tratta di un luogo centrale, tuttavia per i genitori significa un grande impegno portare i propri figli dalle diverse regioni del Ticino fino al Ceneri per gli allenamenti del sabato. Per quanto riguarda il materiale, sarebbe stato impensabile acquistare inizialmente delle sedie elettriche sportive. Ci siamo quindi ingegnati per adattare le carrozzelle d’uso quotidiano, munendole di una paletta a forma di croce posizionata davanti ai piedi, utile per gestire la pallina da unihockey come se fosse un vero e proprio bastone. Altri ragazzi, i quali hanno ancora un relativo utilizzo delle braccia, possono giocare sempre in carrozzella, ma utilizzando un normale bastone da unihockey».
Oltre ai preziosi consigli dell’allenatore della nazionale svizzera, gli aiuti che hanno contribuito a trasformare un’idea in una nuova realtà sono arrivati, come già accennato, sia dal Gruppo Paraplegici Ticino, ma anche da Zurigo, dagli stessi Iron Cats. La squadra sulla Limmat ha infatti regalato ai Cyber Falcons del materiale sportivo, tra cui ad esempio due porte da powerchair hockey.
Il primo allenamento in Ticino, assieme agli ospiti Iron Cats e alla squadra dei Zeka Rollers di Aarau, ha avuto luogo il 12 giugno dell’anno scorso. Squadre e giocatori (tra cui alcuni degli Iron Cats e dei Zeka Rollers in nazionale svizzera) che si sono poi dati appuntamento quest’anno a Sursee, in occasione del Campionato del mondo. E nonostante l’ostacolo della barriera linguistica, l’intesa tra i giocatori iniziata a Camignolo oltre un anno fa è stata ritrovata anche nella cittadina lucernese. Atleti, oppure «altri campioni», per citare la nostra rubrica, che nonostante l’handicap hanno deciso di mettersi in gioco, per concedersi di vivere attraverso lo sport esperienze ed emozioni altrimenti sfuggenti.
«Il motore trainante, oltre a uno staff fantastico che ringrazio per lo splendido lavoro svolto, sono gli stessi atleti, in questo periodo più che mai parte integrante del progetto anche a livello organizzativo, dalla stesura dei flyer allo sviluppo delle tattiche di gioco. E questo in vista degli imminenti campionati svizzeri», conclude Leda Boffa.
Non ci resta quindi che augurare ai Cyber Falcons di spiccare il meritato volo, e chissà, magari, di ritrovarci fra quattro anni per una chiacchierata in occasione dei prossimi Campionati del mondo.
Altri campioni - Sport in carrozzella e nuova realtà ticinese dei Cyber Falcons; ce ne parla Leda Boffa
Questo è lo spettacolo che ci siamo gustati a Sursee, dove lo scorso mese di agosto si sono svolti i Campionati del mondo di powerchair hockey, tradotto in italiano, il gioco dell’unihockey in carrozzella elettrica. Si tratta di uno sport adatto a persone con una grave tetraplegia, amputate ai quattro arti oppure affette da malattie genetiche invalidanti. Uno sport che nel Canton Lucerna ha trovato quest’estate la sua vetrina sul mondo.
Tra gli spalti, a tifare per la nazionale rossocrociata, erano presenti anche i Cyber Falcons, ovvero la neonata squadra ticinese di powerchair hockey. Ebbene sì, questo sport da qualche mese viene praticato anche in Ticino, per la precisione nella palestra della scuola media di Camignolo. Per capirne di più su questa disciplina sportiva e sulla nascita dei Cyber Falcons, abbiamo incontrato Leda Boffa, allenatrice a capo del progetto.
«Fino ad alcuni anni fa lavoravo come educatrice presso la Fondazione Mathilde Escher a Zurigo che ospita ragazzi con disabilità, la maggior parte dei quali utilizza per muoversi una carrozzella elettrica», spiega Leda Boffa. «La Fondazione presenta anche un internato in cui i ragazzi e le ragazze rimangono a dormire. Dopo cena ci si riuniva e si chiacchierava, e spesso si finiva per parlare della loro grande passione, ovvero, appunto, il powerchair hockey, praticato più volte a settimana nella palestra della struttura».
Una passione contagiosa a cui Leda non ha saputo sottrarsi. Catturata e incuriosita dalle accese ed entusiasmanti discussioni dei ragazzi, la ticinese decide di recarsi in palestra per capirne di più. Subito si mette a disposizione come aiuto monitrice, per diventare presto assistente allenatrice. Leda svolge successivamente una formazione sportiva specifica, in seguito iniziano i primi viaggi per accompagnare la squadra di Zurigo, gli Iron Cats, nei vari tornei internazionali. «L’organizzazione e gestione delle trasferte in questo sport è estremamente complicata», spiega Leda Boffa: «Ad esempio, per volare all’estero, occorre dapprima accompagnare i giocatori sull’aereo in sedia elettrica, aiutarli a fare il transfer sul sedile, smontare, imballare la carrozzella e riporla nella stiva assieme a quella sportiva, pure elettrica e altrettanto pesante».
Uno sport, dunque, che richiede grande attenzione ai dettagli non solo in campo e che, rispetto ad altri sport in carrozzella o per normodotati, ha dei costi enormi. Basti pensare che una carrozzella di powerchair hockey può costare parecchie decine di migliaia di franchi.
Nel frattempo, Leda decide di rientrare in Ticino. Riunisce un gruppo di amici a cui propone l’idea di creare una squadra a sud delle Alpi. Dapprima trova un importante appoggio nell’allenatore della nazionale svizzera, mentre in Ticino gode da subito del sostegno del Gruppo Paraplegici Ticino, che decide di ospitare la squadra come una nuova sezione sportiva.
Tutto si muove velocemente e subito in squadra arrivano anche i primi giocatori, molto giovani. L’entusiasmo non si lascia sopraffare dalle costanti difficoltà. «È stato difficile trovare una palestra accessibile alla pratica di questo sport e che fosse centrale a livello territoriale», continua Leda Boffa. «Dopo una lunga ricerca, abbiamo avuto la possibilità di utilizzare la palestra della scuola media di Camignolo. Certo, si tratta di un luogo centrale, tuttavia per i genitori significa un grande impegno portare i propri figli dalle diverse regioni del Ticino fino al Ceneri per gli allenamenti del sabato. Per quanto riguarda il materiale, sarebbe stato impensabile acquistare inizialmente delle sedie elettriche sportive. Ci siamo quindi ingegnati per adattare le carrozzelle d’uso quotidiano, munendole di una paletta a forma di croce posizionata davanti ai piedi, utile per gestire la pallina da unihockey come se fosse un vero e proprio bastone. Altri ragazzi, i quali hanno ancora un relativo utilizzo delle braccia, possono giocare sempre in carrozzella, ma utilizzando un normale bastone da unihockey».
Oltre ai preziosi consigli dell’allenatore della nazionale svizzera, gli aiuti che hanno contribuito a trasformare un’idea in una nuova realtà sono arrivati, come già accennato, sia dal Gruppo Paraplegici Ticino, ma anche da Zurigo, dagli stessi Iron Cats. La squadra sulla Limmat ha infatti regalato ai Cyber Falcons del materiale sportivo, tra cui ad esempio due porte da powerchair hockey.
Il primo allenamento in Ticino, assieme agli ospiti Iron Cats e alla squadra dei Zeka Rollers di Aarau, ha avuto luogo il 12 giugno dell’anno scorso. Squadre e giocatori (tra cui alcuni degli Iron Cats e dei Zeka Rollers in nazionale svizzera) che si sono poi dati appuntamento quest’anno a Sursee, in occasione del Campionato del mondo. E nonostante l’ostacolo della barriera linguistica, l’intesa tra i giocatori iniziata a Camignolo oltre un anno fa è stata ritrovata anche nella cittadina lucernese. Atleti, oppure «altri campioni», per citare la nostra rubrica, che nonostante l’handicap hanno deciso di mettersi in gioco, per concedersi di vivere attraverso lo sport esperienze ed emozioni altrimenti sfuggenti.
«Il motore trainante, oltre a uno staff fantastico che ringrazio per lo splendido lavoro svolto, sono gli stessi atleti, in questo periodo più che mai parte integrante del progetto anche a livello organizzativo, dalla stesura dei flyer allo sviluppo delle tattiche di gioco. E questo in vista degli imminenti campionati svizzeri», conclude Leda Boffa.
Non ci resta quindi che augurare ai Cyber Falcons di spiccare il meritato volo, e chissà, magari, di ritrovarci fra quattro anni per una chiacchierata in occasione dei prossimi Campionati del mondo.