Reportage - Una città troppo poco conosciuta, con un magnifico centro storico e un paesaggio davvero ammirevole; da non perdere lungo i canali il rigoglioso orto botanico e i due storici mulini superstiti
Posta a metà strada tra le più blasonate ed esuberanti Amsterdam e Rotterdam, la tranquilla città di Leiden, 124mila abitanti, è a soli venti minuti di treno dall’aeroporto di Schipol. Leiden è sorta sulle sponde di due grossi rami del Reno (Oude e Nieuwe Rijn) che si uniscono proprio nel centro storico dove troviamo le vestigia del Burcht, la fortezza risalente all’XI secolo. Simbolo sulla sua bandiera bianca e rossa sono due chiavi incrociate che ricordano la chiesa di San Pietro, un edificio tardogotico del XII secolo, oggi sconsacrato e trasformato in spazio multiuso.
Va da sé che l’acqua domina il paesaggio con i suoi innumerevoli canali e ponti che danno quel tocco pittoresco ammirato da tutti i visitatori. Particolarmente bello, il centro storico – il secondo più grande dopo Amsterdam – è contornato da un fossato di sei chilometri costruito a suo tempo come elemento strategico nella protezione della città assieme ai bastioni di cinta sui quali spiccavano i mulini a vento a fungere da sentinella. I punti d’interesse sono tutti dentro le mura e raggiungibili facilmente attraverso itinerari a piedi, o con una bici noleggiata se il tempo è propizio, partendo dalla avveniristica stazione centrale. E, se tenete ai vostri piedi, attenzione a non invadere le piste ciclabili onnipresenti e frequentatissime perché nei Paesi Bassi la due ruote è regina incontrastata.
Iniziamo dai due mulini. A Leiden ce n’erano parecchi di quelli a vento ed erano sparsi nelle campagne oltre le mura. Nel 1573 furono distrutti dagli abitanti della città per non lasciarli cadere in mano agli Spagnoli, otto furono poi ricostruiti in legno sui bastioni come risulta da una piantina del 1600. Con l’avvento del vapore e dell’elettricità, i mulini cessarono la loro utilità, per questo oggi nel profilo di Leiden ne spiccano solo due: il nuovo mulino a pilastro De Put (Il Pozzo) e il vecchio mulino a torre De Valk (Il Falco).
A cinque minuti dalla stazione, visitiamo dapprima il mulino-museo De Valk che nella forma attuale fu edificato nel 1743 in sostituzione di quello in legno del 1611. Nel XVIII secolo il De Valk aveva due proprietari con i relativi alloggi nel mulino. Malgrado l’elettrificazione di alcune parti, la morte dell’ultimo mugnaio segnò il destino del De Valk che cessò l’attività nel 1965 e, acquisito dal comune, divenne sede museale unica dell’arte molitoria.
Disposto su otto piani, raggiunge i 29 metri di altezza e i 27 d’apertura delle pale. Al piano terreno si visita l’appartamento dell’ultimo mugnaio con i locali rimasti intatti; il primo piano, un tempo magazzino, è diventato una sala proiezioni per ripercorrere la storia degli impianti molitori di Leiden; nei due livelli superiori si trova il museo con diversi oggetti legati alla secolare industria di macinazione. A 14 metri di altezza c’è il reparto confezione dei sacchi di farina e la terrazza dalla quale si gode il panorama sulla città; il quinto piano, quello più affascinante, ospita tre coppie di macine con i meccanismi di legno.
Il mulino De Put si trova a dieci minuti di marcia dalla stazione e assieme al ponte Rembrandt compone la cartolina dell’accesso cittadino di ponente. Si tratta di un impianto a pilastro, così chiamato perché qui gira tutto il corpo del mulino in cerca di buon vento e non solo il cappuccio come nel De Valk. Non è sempre aperto, noi lo visitiamo in piena attività, affascinati dai molteplici ingranaggi di legno lubrificati con il lardo che girano sotto i nostri occhi per sfornare farina buona. Dell’impianto originale risalente all’inizio del XVII secolo non restavano che le fondamenta sulle quali un gruppo di volontari negli anni Ottanta ha promosso la costruzione ex novo del De Put.
Abbandonati i mulini, ci dirigiamo verso l’Università di Leiden, tangibile segno di gratitudine verso la popolazione che aveva resistito a lungo all’assedio spagnolo nel XVI secolo, che il principe Guglielmo I d’Orange – capo dell’insurrezione e padre dei Paesi Bassi – regalò alla cittadina. Fondata ufficialmente nel 1575, è l’ateneo più antico d’Olanda e ancora oggi ogni anno funge da valido collaboratore nell’organizzazione della festa del 3 ottobre, giorno esatto in cui nel 1574 Leiden scacciò definitivamente gli invasori.
Per il Leiden Ontzet (la liberazione di Leida) tutto si ferma, gli studenti hanno vacanza e il centro storico diventa una grande fiera affollata di bancarelle e giostre con tanto di parata delle autorità a piedi, a cavallo e in carrozza davanti allo Stadhuis, il palazzo municipale. Attualmente l’Università di Leiden è uno dei più rinomati centri internazionali di ricerca con sette facoltà e ben 28mila studenti nelle diverse sedi sparse in città e a L’Aja. Visitiamo l’antica sede che si trova nel perimetro delle mura fortificate, a circa venti minuti dallo scalo ferroviario. Qui, molto bello e ampio è l’orto botanico il cui nucleo è nato per scopi scientifici nel 1587 e oggi, completato da una serra per le piante esotiche, è un’attrazione ben frequentata.
Non mancano poi musei e porte. Come ogni città che si rispetti, anche Leiden offre al visitatore degli spazi interni dedicati alla cultura; ebbene, a distanza ravvicinata, ci sono ben tredici musei tra grandi e piccoli. Un repertorio dell’arte olandese dal Cinquecento ai giorni nostri si trova al Museum De Lakenhal che venne fondato nel 1874 vicino al mulino De Valk; ha riaperto i battenti nel 2019 dopo un restauro del vecchio edificio e la costruzione di una nuova ala durati tre anni. Molto belli i trittici in entrata; oltre alla quadreria, il museo espone suppellettili, oggetti vari, sale tipiche delle dimore borghesi e macchinari legati all’industria tessile.
Affacciato sullo stesso canale dell’università visitiamo il Museo nazionale delle antichità, Rijksmuseum van Oudheden, spazioso e ben fornito di testimonianze a partire dagli Egizi, Greci e Romani fino alla nascita dei Paesi Bassi; di particolare pregio, visitiamo la collezione dei reperti egizi collocata tra le dieci più importanti al mondo.
Circolando a piedi o in bicicletta non passano inosservati i due accessi antichi al centro città, unici rimasti di otto che erano nel Medioevo: la Morspoort, ossia la Porta occidentale del 1669 e la Zijlpoort, la Porta orientale su cui campeggia lo stemma della città. Finisce qui il nostro giro di due giorni nella cittadina di Leiden, una Cenerentola a torto snobbata dalla moltitudine dei turisti.