La via dei fiori e la ricerca del bello

L’ideogramma giapponese di ikebana non indica solo il fiore, ma anche il seme che germoglia, la foglia, il ramo, la radice. Come sottolineato nel nostro precedente articolo (L’arte Zen dell’impermanenza v. «Azione» del 16.5.2022), l’ikebana è un’arte accessibile a chiunque e nel contempo una pratica tecnica alla portata di tutti, ma ciò non significa che possa essere avvicinata e compresa senza preparazione.
Le tecniche di ikebana prese in sé sembrerebbero abbastanza semplici, ma ad esempio va capito come dosare il giusto assorbimento idrico per steli e foglie delicati, o come trovare il taglio che si addice a una singola pianta particolare, o come agganciare tra loro foglie, rami e fiori, e dar loro una direzione. Senza un sapere, una sensibilità e soprattutto uno stato d’animo particolare sarebbe difficile ottenere dei buoni risultati.
Per meglio spiegare il senso di quest’ultima affermazione, si deve sapere che, ad esempio, uno stelo alto rappresenta il cielo, (Shin) uno stelo medio rappresenta l’uomo, (Soe) uno stelo più basso in posizione opposta, la terra (Hikae), inoltre le piante trasmettono anche un segreto messaggio, come il fiore di pesco che è un omaggio alla femminilità, il bambù simboleggia la prosperità, i fiori in bocciolo la nascita della vita. Quest’arte antica si fonda su una visione della vita ben lontana da quella occidentalizzata (oggi anche in Oriente).
Roberta Santagostino – autrice di Piante e fiori dell’ikebana. Tradizioni, leggende e curiosità e del saggio Chabana. Appunti sui fiori del tè (entrambi per le edizioni Jouvence), un percorso poetico per scoprire le composizioni di fiori spontanei, indispensabili nelle Cerimonie del tè giapponesi – ci ha spiegato alcune particolarità di quest’arte.
Quali sono gli elementi utili per farci capire che stiamo guardando una vera composizione di ikebana?
Le composizioni hanno regole precise che riguardano le misure, le inclinazioni e il posizionamento dei vegetali nel contenitore, e la forma del contenitore stesso. Ma la sensibilità dell’ikebanista riesce sempre a esprimersi molto liberamente, con risultati sempre diversi. Grande importanza ha la tensione positiva che si crea tra gli elementi di una composizione e il vuoto, che in Ikebana assume un ruolo comprimario rispetto ai fiori.
Ci fornirebbe alcuni consigli pratici generici per realizzare una composizione?
È difficile rispondere brevemente a questa domanda senza una spiegazione tecnica che introduca a una delle composizioni base. Non è semplice spiegare l’ikebana in poche parole, e non è possibile dare generiche indicazioni per realizzare una composizione. Non sarebbe Ikebana.
Come è nato il suo interesse per questa pratica artistica?
Ho cominciato a occuparmi di ikebana perché attratta dalla particolare essenzialità delle sue composizioni. Quest’arte coniugava perfettamente la mia passione per i fiori con la mia ricerca del bello, inoltre tutta l’estetica giapponese mi ha sempre affascinata. La parola Ikebana significa «fiori viventi» dunque è l’arte di far rivivere in un vaso i vegetali che si sono raccolti. Questa raffinata espressione artistica viene chiamata anche kadō, o «via dei fiori», perché è un lungo percorso d’apprendimento che porta anche a un prezioso arricchimento personale.
Scrive Yuji Ueno, un grande maestro della ricerca indipendente dell’arte floreale dell’ikebana contemporaneo: «Nel mondo naturale tutti gli esseri viventi, così come i colori che percepiamo grazie alla luce, hanno una loro lunghezza d’onda che diffondono attorno a sé. In una composizione, fiori e steli possono essere disposti artisticamente per produrre ritmo e tempo, la forma di un ramo può creare movimento o un’onda, oppure tutta la struttura della composizione può suscitare la sensazione impalpabile di un universo più grande. Dalle piante sento provenire onde o pulsazioni di energia che definisco “vibrazioni” e che potrei chiamare “aura”, guidato dalle vibrazioni che individuo in natura, cerco di cogliere l’aura emanata dai fiori e di farmene permeare per entrare in sintonia con essa. In sostanza la forza vitale di una pianta è la stessa degli esseri umani, mi considero una persona che dialoga con i fiori come fossero persone, perché la bellezza è un concetto universale che non richiede alcuna spiegazione».

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