Era un mondo parallelo. E lei, da bambina, stava così bene, lì. Era enorme, visto dall’interno, seduta sugli spalti, il tendone del circo. E altrettanto immenso era lo stupore quando le luci puntavano a rullo di tamburo su trapezisti, danzatori, funamboli e ginnasti. Qui, anche il mondo dei grandi le piaceva; ed era diverso da quello in cui era cresciuta, senza tensioni e dissapori.
Al circo, la piccola Silke riusciva a rifugiarsi in un mondo fantastico. Nella quotidianità invece trovava piacere suonando il violino, danzando, pitturando, praticando la ginnastica artistica e i tuffi acrobatici.
Il talento poliedrico dalla giovane Silke Pan non sfugge al suo allenatore, che le consiglia di iniziare a studiare l’arte circense. «Ai tempi non c’era ancora internet» ci racconta Silke. «Per questo motivo non è stato facile trovare una scuola di circo». A soli 17 anni parte per Berlino e si iscrive alla famosa Staatliche Ballettschule Berlin und Schule für Artistik (Scuola statale di balletto e scuola artistica di Berlino). «Lì mi hanno riconosciuto l’esperienza nel mondo della ginnastica artistica, come pure gli stage che durante le vacanze scolastiche seguivo nei vari circhi. Ho così guadagnato due anni sul percorso formativo e sono entrata subito nell’ambito dei professionisti; iniziando a esibirmi in alcuni spettacoli» spiega Silke Pan.
Terminata la scuola, Silke lavora in tutta Europa come contorsionista e trapezista. Per ben undici anni presenta spettacoli da solista e riesce ad avere un impiego fisso presso il Circo Nock. Nel 2002 rivede un caro amico che aveva conosciuto anni prima durante il soggiorno di studio a Berlino quando aveva appena 19 anni. Lui si chiama Didier Dvorak. Decidono di unire le forze, per comporre uno spettacolo aereo in coppia. Da quel momento Silke e Didier lavoreranno sempre assieme e diventeranno una coppia anche nella vita.
Si esibiscono a Rimini e nel parco divertimento a Roma, così pure sulle navi da crociera. Gli spettacoli si susseguono, il successo anche. Poi, improvvisamente, in un allenamento, la vita di Silke viene stravolta. Durante un’acrobazia al trapezio, cade e si rompe la schiena. È paraplegica. «Sono stata operata a Cesenatico – spiega Silke – e subito dopo mi hanno trasferita al Centro paraplegici a Nottwil, dove sono rimasta sei mesi per la riabilitazione».
Dalla Clinica esce ad aprile del 2008. «Appena rientrata a casa non sapevo più che cosa fare. Avevo inoltre grossi problemi con l’assicurazione, che non voleva pagarmi. Dovevo lavorare e soprattutto dovevo guadagnare, per cui mi sono rimboccata le maniche e ho creato assieme a Didier uno spettacolo per bambini, fatto di magia e palloncini. Io mi trasformavo in un aereo, e con la mia carrozzella alata entravo nel mondo fantastico abitato da animali giganti rigorosamente costruiti con i palloncini».
Nel 2009, e per un anno, la coppia lavora a Fiabilandia, a Rimini, dove propongono questo spettacolo. «Tutti mi applaudivano – continua Silke –, mi trovavano incredibile, gioiosa, una forza. Io invece mi sentivo morire. Ero sul palcoscenico e inscenavo la bellezza della vita, ma in realtà soffrivo molto la mia situazione di persona paraplegica. Non accettavo la carrozzella. Stavo male».
Silke decide quindi di smettere con questo spettacolo, per dedicarsi con suo marito Didier alla realizzazione di una nuova azienda di decorazioni fatte con i palloncini. Per farsi conoscere creano il labirinto di palloncini più grande del mondo. Un record che apre loro le porte commerciali nei cinque continenti. Didier brevetta inoltre una soluzione innovativa per l’assemblaggio dei palloni e viene invitato a presentare la sua tecnica ovunque.
A Silke, il mondo delle decorazioni piace molto. Ma le manca quello dello sforzo fisico. Non sta bene nel suo corpo. Ha spasmi e dolori continui nelle parti paralizzate. Si ricorda quindi delle uscite in handbike che faceva nel suo soggiorno in Clinica a Nottwil. Decide di salire di nuovo su una handbike e lo fa partecipando a una gara, la Suva Care Cup. Con suo grande stupore, conclude la sua prestazione al secondo posto. Partecipa successivamente ad alcune gare in Svizzera e poi, visto il suo passaporto germanico, prende parte ai Campionati nazionali tedeschi, dove porta a casa un secondo posto. Siamo nel 2012. È l’inizio di un’incredibile carriera in handbike.
Silke vince molte maratone, brucia altrettanti record: «Attraverso l’handbike sono di nuovo riuscita a sentire il mio corpo; i dolori diminuivano e mi sentivo sempre più normodotata» racconta Silke. «Riesco così, finalmente, ad accettare il mio nuovo corpo». Nel 2017 vince il giro d’Italia. Sembra tutto perfetto, ma in realtà non è così. «Il mondo della competizione è incredibilmente controllato» ci dice Silke. «Ci sono tanti obblighi e sei monitorata in molte cose».
Silke si sente in prigione e decide di continuare a praticare l’handbike, ma in una forma diversa. È l’inizio di un altro capitolo importante, quello delle grandi sfide, la prima delle quali è il giro della Svizzera attraverso 13 passi alpini, poi la scalata del Mont Ventoux dai tre lati. «Mi sentivo di nuovo in armonia con la natura, e libera. Nel 2018 ho scalato 26 dei principali passi dei Pirenei in handbike in dieci giorni e nel 2019 ho percorso 1000 km in Svizzera in handbike, attraversando 30 laghi per un totale di 70 km a nuoto».
Nel frattempo Silke riceve la nazionalità svizzera. Ritorna a gareggiare in handbike, questa volta per la nazionale rossocrociata, ma la situazione pandemica mette in subbuglio il calendario delle gare, che vengono poi cancellate definitivamente. Silke continua ad allenarsi e, su suggerimento del suo allenatore, inizia un programma di rafforzamento muscolare come allenamento supplementare. Un giorno, quasi per gioco, dice a Didier che vorrebbe provare la verticale sulle braccia. Didier dapprima la prende per i piedi e le sorregge le gambe; la riporta nella posizione seduta e misteriosamente scende in cantina, prende lo snowboard, ritorna da Silke e le fissa il tronco e le gambe alla tavola. Silke è di nuovo in verticale, questa volta da sola. «In pochi minuti ho ritrovato sensazioni che solo da normodotata provavo. Così, nel 2021 ho deciso di smettere definitivamente con l’handbike per rientrare nel mio mondo, il circo».
Qui riceve prestigiosi riconoscimenti (Premio Speciale della Giuria Tecnica / Salieri Circus Awards; Premio dell’Associazione Nazionale Italiana Sviluppo Arti Circensi; Premio dell’Australian Circus Festival; Premio Lions; Premio Speciale del Conseil Départemental de l’Isère). E tuttora sta di girando il mondo con un numero circense poetico, di prestazione. «Provo gratitudine per quello che mi ha regalato la vita» conclude Silke. «Un percorso in cui ho imparato da un’esperienza molto dura. Ma ora sono ancora qui, felice, come quella piccola Silke, a sognare e a divertirmi sotto il tendone del circo».