Può capitare, a volte, di ascoltare una canzone che ha marcato la nostra vita, che associamo a un momento, a una persona, a un’esperienza importante; ed è un po’ come se quella melodia, in modo quasi impercettibile, ci trascinasse in un doppio movimento: il presente viene risucchiato dal passato, e il passato torna a visitare il presente. Accade cioè che la nostra memoria riattiva esperienze vissute nel passato che, sospinte in avanti, si ripresentano al cospetto del nostro presente.
Può succedere con una melodia, presenza eterea per eccellenza, alleata del vento. Ma può capitare anche con un film, che scegliamo per allietare il nostro tempo libero. Magari è un film che immortala il decennio in cui abbiamo vissuto i momenti più formativi della nostra gioventù, e in maniera vicaria ci restituisce qualcosa di quell’epoca: sapori, suoni e sensazioni che credevamo sepolti ma che improvvisamente riaffiorano. E per chi ama leggere, allora anche un libro può regalarci l’ebrezza di quel doppio movimento. E quando un libro viene riletto, un film rivisto, o una canzone riascoltata, quel libro, quel film e quella musica diventano a loro volta parte integrante del presente.
In certi momenti è praticamente impossibile non avvertire un fremito, lieve o marcato, di nostalgia, per il semplice motivo che la nostalgia è una delle cifre più rappresentative del nostro tempo: è quel retrogusto agrodolce che pervade e accompagna il presente. Rivisitare in chiave inedita il passato è una tendenza che caratterizza in maniera importante anche il nostro tempo libero, tanto che molti prodotti culturali destinati all’intrattenimento, dalla musica al cinema passando per l’abbigliamento e i prodotti di bellezza, fanno leva proprio sul sentimento della nostalgia.
Chi non è mai incappato in qualche serata musicale dedicata agli anni Ottanta o Novanta? Anche la televisione, del resto, sfrutta in modo strategico l’appeal di questi due decenni, proponendo trasmissioni e cicli di film nell’intento di riproporre il mood di quegli anni. La moda, da parte sua, non può essere da meno, con le sue continue rivisitazioni di stili che credevamo sorpassati.
Il blogger Mark Fisher rileva come nella musica contemporanea, prettamente digitale, spesso vengano riprodotti ad arte effetti analogici che ci riportano a stili e tendenze del passato. Basta veramente poco: una registrazione digitale che incorpora l’inconfondibile suono – perfetto nella sua imperfezione – della puntina del giradischi raggiunge, potenzialmente, il massimo effetto con un semplice dettaglio. E che dire delle numerose cover band che, attingendo a brani che hanno fatto la storia, ci fanno rivivere i bei tempi andati?
In un presente in cui le innovazioni tecnologiche si susseguono troppo rapidamente e si perdono in un vortice di sterile autoreferenzialità, viviamo all’insegna della retrotopia, termine coniato dal sociologo Zygmunt Bauman per descrivere la contemporaneità: «abbiamo invertito la rotta e navighiamo a ritroso» afferma Bauman. «Il futuro è finito alla gogna e il passato è stato spostato tra i crediti, rivalutato, a torto o a ragione, come spazio in cui le speranze non sono ancora screditate».
Ma che cosa è, dunque, la nostalgia, e perché è una sfumatura importante dell’esperienza del nostro tempo libero? In un interessante saggio pubblicato negli anni Novanta – poi riedito e ampliato in due occasioni – dal titolo Nostalgia. Storia di un sentimento, il critico letterario e poeta Antonio Prete ricostruisce la storia della parola, affermando che il neologismo, coniato alla fine del XVII secolo dallo studente in medicina Johannes Hofer designava, in origine, «la malattia che colpiva i soldati svizzeri in servizio presso guarnigioni straniere»: la lontananza, si racconta, innescava in questi soldati l’irrefrenabile desiderio del ritorno in patria.
Jean-Jacques Rousseau, il secolo successivo, avrà modo di interrogarsi su cosa esattamente mancasse a questi mercenari, arrivando alla seguente conclusione: «C’è in Svizzera una celebre aria popolare di montagna che i pastori suonano coi loro corni facendo risuonare tutt’intorno le montagne. Questo motivo, che in sé è poca cosa, ma che fa venire in mente agli svizzeri mille pensieri relativi al paese natio, fa versare fiumi di lacrime quando si ascolta in terra straniera».
Se la parola nostalgia – che risulta dalla convergenza fra i termini greci nostos (ritorno) e algos (dolore) – ha, perlomeno all’inizio, una connotazione prettamente medico-patologica, con il tempo si diffonde in altri ambiti e assume nuove sfumature di senso. Fintanto che la parola rimaneva in ambito medico, inoltre, veniva usata con un’accezione marcatamente negativa. Oggi, invece, le cose sono cambiate, e alla nostalgia si riconosce una duplice valenza: non solo negativa, dunque, ma anche positiva.
Come afferma Tiffany Watt Smith in Atlante delle emozioni umane (UTET, 2017), all’inizio del Novecento, «il significato del termine nostalgia iniziò a cambiare: non era più tanto in relazione al malessere provato quanto ci si trovava lontani da casa, ma una forma di desiderio per le cose passate». Sempre Watt Smith, a tal proposito, rileva come «un sorprendente numero di ricerche recenti hanno messo in evidenza i vantaggi del concedersi qualche riflessione nostalgica, suggerendo che questo genere di riflessione aumenta il nostro senso dei legami sociali e del significato della vita». La stessa autrice poi, in maniera sintetica, ne conclude che la nostalgia «in meno di un secolo, da malattia mortale è diventata un salutare tuffo nel passato: neanche la nostalgia è più quella di una volta».
E se qualcuno, malauguratamente, si ritrovasse impantanato sul versante meno edificante della nostalgia, possiamo comunque ricordare le raccomandazioni che l’illustre medico Philippe Pinel, redigendo la voce «Nostalgia» dell’Encyclopédie Méthodique del 1821, elargiva ai suoi lettori: «Distrarre i malati con il gioco, i divertimenti, gli spettacoli, con occupazioni piacevoli». Oggi si direbbe, semplicemente, con il tempo libero.
Ai nostri lettori desiderosi di approfondire il tema, consigliamo invece due pubblicazioni recenti. La prima è Yesterday. Filosofia della nostalgia (Salani, 2022) della filosofa Lucrezia Ercoli, e la seconda è La luce delle stelle morte (Feltrinelli, 2022) dello psicanalista Massimo Recalcati. In entrambi questi libri troviamo un’analisi attenta e sensibile della profonda ambiguità che fa della nostalgia un pharmacon – al tempo stesso malattia e rimedio – dei tempi moderni.