Le ricche monete di un topo da mercatino

«Già da giovane avevo quella passione che mi spinge ancora oggi a raccogliere qualsiasi cosa: essere un accumulatore seriale è proprio nella mia natura». Così esordisce Francesco Rossiello, di Bedano, che a casa conserva francobolli di tutto il mondo, armi bianche e da fuoco, macchine fotografiche, orologi da tasca e da polso, materiale chirurgico (che racconta gli fu lasciato dalle suore della clinica in cui ha prestato servizio quarant’anni), libri antichi fra i quali spicca un manoscritto del Settecento che ci mostra orgoglioso: «Non ricordo se l’ho scovato in un mercatino o in un solaio; ma ho visto che si trattava di un manoscritto di ricette del Settecento e, da appassionato di libri, l’ho subito acquistato».
Ogni collezione ha una storia tutta sua: ci basta osservarne un pezzo, e lui subito inizia a raccontarne la genesi con un entusiasmo incontenibile. Gli chiediamo come è cominciata la passione per la collezione di monete: quella che, fra le tante, ci ha maggiormente incuriosito: «Quando nel 1960 sono arrivato in Svizzera mi sono reso subito conto che qui i soldi erano d’argento. Allora, mi sono immediatamente innamorato delle monete da 1 franco, del 2 franchi, del 5 franchi e del 50 centesimi, e ho cominciato piano piano a conservarle perché mi sembrava che avere dell’argento mi facesse diventare ricco».
Un po’ alla volta, Francesco le «metteva da parte»: «A quei tempi inviavo gran parte della paga alla mia famiglia in Italia, per sostenere i miei fratelli più piccoli. Ma quando potevo conservavo per me qualche moneta d’argento».
Il tempo passa e Francesco comincia a collezionare tutte quelle d’argento che gli sembrano «le più belle», finché incontra un cappellano che presta servizio sulle navi da crociera, e che darà alla collezione una grande svolta: «Diventò un mio carissimo amico: lui girava il mondo sulle navi da crociera. Condividevamo la grande passione per le monete che lui raccoglieva durante questi viaggi, e spesso ce le scambiavamo, come i collezionisti, quelli veri!».
Accadde poi che il suo amico cappellano, più anziano di Francesco, prima di andare a vivere in casa di cura decise di regalargli le sue due grandi collezioni, sia quella di monete sia quella di francobolli: «Ho unito tutto quanto ricevuto alle mie collezioni e ne ho fatto una grande raccolta. Ma anch’io, nei miei quattro viaggi missionari in India, e in quelli fatti in Nepal, ho raccolto e portato a casa, oltre alle monete, pure altri oggetti che trovavo e decidevo di collezionare».
Francesco continua imperterrito e per lungo tempo «a cercare dove ci fosse qualsiasi mercatino dove poi andavo, in vacanza e in tutte le Nazioni europee che ho visitato: a Roma, al mercatino di Porta Portese, mi sono caricato di così tante monete e tanti oggetti che poi ho portato a casa».
L’appassionato collezionista che non manca un’occasione pur di arricchire la sua collezione di monete decorative di tutto il mondo, Francesco, oggi si definisce proprio così: «Ero un topo di mercatini».
Ma qualche moneta l’ha pure ricevuta in dono, oltre a quelle del cappellano: «Quando ero Consigliere comunale a Sorengo, mi è stata regalata la moneta commemorativa dei 600 anni del Comune. Poi, sempre il mio amico don Eraldo mi ha regalato la medaglia commemorativa dell’arrivo di papa Giovanni Paolo II a Lugano». Fra tutte quelle che ci mostra, dice di non ricordare quella che a suo tempo ha reputato «la più originale»: «…forse una 500 lire italiana in argento». E ci mostra quelle portate dall’India, raffiguranti la regina Elisabetta II, mentre l’ultima acquisita risale a cinque o sei anni or sono: «È quella di Marzabotto, dove abita la mia sorella gemella».
Chissà se gliene manca ancora qualcuna che va cercando… «Al momento penso di no, sono contento di quelle che ho perché sono talmente tante! Però ho anche tanta carta moneta di tutto il mondo!». Così riprende a raccontare l’inverosimile: «Ho una collezione di carta moneta delle ultime lire italiane: la serie completa di carta di quando c’è stato il cambio con l’Euro, dalle 1000 alle 500 mila lire». Naturalmente non manca di mostrarci tutto questo ben di Dio di collezioni e gli chiediamo dove le conserva: «In un armadio cassaforte in ferro, anche se devo ammettere che il valore è per lo più affettivo e non effettivo».
Collezioni, quella di monete e tutte le altre, dalle quali Rossiello dice di non volersi mai separare: «Ci tengo troppo, e il mio intento resta quello di lasciarle ai miei due figli, anche se fra i due, il maschio è quello più interessato (soprattutto alla collezione di monete), mentre mia figlia non è troppo per queste cose: è molto più razionale, pragmatica e ha già detto di non essere interessata al mio museo».
Con questo desiderio, Francesco Rossiello esprime quella che definisce «la mentalità antica» di lasciare le proprie cose care agli eredi. Naturalmente dopo averle conservate tutte, le sue incredibili collezioni! Ivi compresa, ovviamente, quella di monete di tutto il mondo della quale ci ha deliziato anche coi suoi racconti.

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