Berlusconi è un caso speciale e allo stesso tempo emblematico: trent’anni fa ha creato un partito politico, Forza Italia, e da allora non ha saputo o voluto preparare una generazione in grado di sfornare un vero successore. Per non parlare dell’impero economico. È il problema degli uomini-partito e degli uomini-azienda incapaci di mollare la presa quando sono ancora in forze. È giusto, per chi li segue, dipendere in tutto e per tutto da leader che, statisticamente, hanno dimezzato le energie rispetto ai tempi buoni?
Al di là del caso Berlusconi, davvero non riusciamo a creare classi dirigenti più fresche? Passi per le monarchie: un re o una regina – lo abbiamo visto di recente – non lo eleggi e non lo deponi per alzata di mano e quindi rischia di stare al trono vita natural durante. Ma già nelle chiese il discorso vacilla. Nel mondo cattolico i vescovi sono tenuti a dimettersi a 75 anni, e Ratzinger ha aperto la strada del buen retiro anche ai successori (papa Francesco giura che quando riterrà di non farcela più ne seguirà l’esempio). Per il resto, a voi non preoccupa che la più potente democrazia al mondo sia in mano a un signore di 81 anni, Joe Biden, e il suo possibile sfidante repubblicano, Donald Trump, l’anno prossimo ne compia 78?
Giusto che l’età media dei politici sia matura (al Consiglio nazionale 51 anni e agli stati 57): ci vuole quel mix di forza e di esperienza nel quale le persone possono dare il meglio per la collettività. Ed è vantaggioso per tutti che diversi neopensionati si giochino qualche anno di energia mentale e fisica per la cosa pubblica. Ma un sistema di potere gerontocratico è socialmente malsano: uccide le legittime ambizioni di carriera dei giovani e costringe moltitudini di cittadini a dipendere da individui che rischiano di sparire per una polmonite improvvisa.
«Nel partito decido ancora io» spiegava Berlusconi al «Corriere della Sera» ancora poche settimane fa. C’è chi si è commosso elogiando la grinta del «vecchio leone» e chi si è indignato per l’assoluta incapacità del Cavaliere (e di altri politici super longevi) di farsi da parte. Il discorso, qui, non ha niente a che vedere con le simpatie politiche. Riguarda il buon senso. Lunga vita agli anziani che lottano strenuamente contro le malattie e l’usura degli anni, ma che bello se riuscissero anche a lasciare la presa a favore dei loro eredi politici e morali (e magari – che non guasta – a godersi la pace degli anni).