Dal 1948, la Giornata mondiale della salute sottolinea l’obiettivo adottato dall’allora neonata Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): «Il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute».
«Nel nostro Cantone, questa ricorrenza – ndr ricordata quest’anno lo scorso 7 aprile – non viene celebrata in modo particolare, anche perché la salute è un tema di ogni giorno dell’anno, in ogni ambito», afferma il medico cantonale Giorgio Merlani che sottolinea come essa non dipenda solo dall’assenza di malattie e da un sistema sanitario di qualità «bensì da tutta una serie di elementi che la influenzano, come fattori genetici, stile di vita e abitudini: tutti aspetti molto importanti in termini di “capitale” di salute, così come l’ambiente di vita (naturale e costruito), il contesto di lavoro e le condizioni economiche e socioculturali».
Merlani evidenzia l’ampio margine di cui disponiamo per preservare questo bene così prezioso «modificandone alcuni ambiti e influenzando di conseguenza favorevolmente il nostro stato di salute». E a tal proposito «l’Ufficio del medico cantonale si avvale del Servizio di promozione e valutazione sanitaria (Spvs) per offrire a tutta la popolazione del Ticino possibilità e strumenti per prendere le giuste decisioni in merito».
La promozione della salute va ben oltre la «prevenzione» della malattia: sviluppo costante di salute e benessere in generale conducono alla consapevolezza che davvero «prevenire è meglio che curare», ed è molto importante prendersi cura della propria salute prima di arrivare a curare una malattia. Il nostro Cantone è molto attivo anche su questo fronte, spiega Merlani: «Per la promozione della salute la strategia del Spvs sviluppa progetti mirati corrispondenti a caratteristiche e bisogni di salute delle persone, dalla nascita fino all’età molto avanzata, tenendo conto degli orientamenti e delle priorità stabilite a livello federale (Sanità2030), come pure dell’Agenda 2030 dell’ONU per uno sviluppo sostenibile dedicato a salute e benessere».
Lo fa con programmi e progetti ben strutturati: «Consentendo alle persone di investirsi proattivamente per la loro salute; favorendo creazione e mantenimento di comportamenti e contesti di vita favorevoli alla salute; promuovendo la riduzione dei principali fattori di rischio delle malattie non trasmissibili».
Vengono analizzati i dati necessari al monitoraggio dei bisogni e dei principali problemi di salute cui va incontro la popolazione residente in Ticino: «Il servizio conduce due programmi: Programma d’azione cantonale “Promozione della salute 2021-2024” cofinanziato da Promozione Salute Svizzera (progetti inerenti alimentazione equilibrata, attività fisica e salute mentale) e Programma d’azione cantonale “Prevenzione Alcol, tabacco e prodotti affini 2021–2024” (sensibilizzazione per comportamenti consapevoli su consumo di alcol, tabacco e prodotti affini; realizzazione di normative a protezione della salute giovanile e dei non consumatori)».
Merlani pone anche l’accento su un altro aspetto saliente: «Oltre che nell’ambito curativo (ndr che sarebbe da sviluppare in un discorso a parte), agiamo pure con il riconoscimento precoce di determinate patologie per mezzo di programmi di screening». Si riferisce al Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) che si avvale del Centro Programma di screening Ticino per la promozione e l’organizzazione del Programma cantonale di screening mammografico (dal 2015) e del Programma cantonale di screening colorettale (avviato a inizio 2023): «L’obiettivo è garantire alla popolazione residente in Ticino un equo accesso a esami di diagnosi precoce di qualità ottimale, indipendentemente dal proprio stato socioeconomico, così da riuscire a rilevare tumori in fase precoce, prima del manifestarsi dei sintomi. Ciò favorisce il ricorso a terapie meno invasive, con minori effetti collaterali, e migliora le possibilità di guarigione».
Nell’ambito di questi programmi, in Ticino quello mammografico femminile è un appuntamento giunto all’ottavo anno e riguarda un tumore potenzialmente grave se non individuato e curato per tempo, spiega la dottoressa Amelia Giampietro, attiva come specialista radiologa alla Clinica Sant’Anna di Sorengo: «La Svizzera conta annualmente circa 5900-6000 casi di tumore al seno (ndr in Ticino circa 330-350 nuovi casi all’anno), e si registrano circa 1350-1400 decessi (ndr 60-70 in Ticino). Questo tumore è il più frequente e la principale causa di decesso tra le donne sia in Europa sia in Svizzera; la sua incidenza aumenta con l’età e oltre il 75 per cento è diagnosticato nelle donne con più di 50 anni, mentre la sopravvivenza dipende in ampia misura dallo stadio del tumore al momento della diagnosi: quanto più è precoce, tanto più sono efficaci e meno complessi i trattamenti e le prospettive di vita. La diagnosi precoce, ottenuta con una mammografia di screening, riduce il tasso di mortalità attorno al 25-30 per cento. La buona aderenza della popolazione dimostra che lo screening mammografico è apprezzato».
Per questo tumore non è possibile attuare una prevenzione di tipo primario; tuttavia, è possibile modificare alcune abitudini di vita: «Non possiamo agire sui fattori di rischio come età, genetici, storia personale con precedenti diagnosi famigliari di tumore al seno, ovaio, endometrio o colon, fattori ormonali ed altri ancora, ma si può fare prevenzione migliorando lo stile di vita, lavorando su obesità in menopausa, favorendo una dieta povera di grassi animali e ricca di fibre vegetali, ricorrendo regolarmente all’attività fisica e riducendo il consumo di alcol».
Il tumore colorettale è il secondo tumore maligno più frequente nelle donne (dopo il seno) e il terzo negli uomini (dopo prostata e polmone), spiega il gastroenterologo Claudio Gaia: «In Svizzera si diagnosticano circa 2500 nuovi casi all’anno e la sua incidenza aumenta con l’età (sopra i 50 anni)». La sopravvivenza è relativa allo stadio in cui è scoperto; perciò Gaia mette in guardia sul problema di una diagnosi tardiva del tumore colorettale, per il quale ora esiste un Programma di screening cantonale che permetterebbe di individuarlo addirittura in fase «precancerosa»: «Con la diagnosi tardiva ci si trova poi dinanzi a una malattia localmente avanzata (che comporterà un intervento chirurgico più complesso), e potrebbe presentare metastasi linfonodali (prima difesa locale) o a distanza: a fegato e polmoni». Una situazione che compromette la possibilità di guarigione: «In tal caso, l’investimento per provare a raggiungere una remissione è molto più complesso: dalla chirurgia estesa per togliere tumore e metastasi, alla chemioterapia».
Gaia ricorda che l’obiettivo dello screening è quello di evitare il più possibile queste situazioni: «Lo screening è un metodo giustificato nel modo più assoluto, considerando pure il fatto che, fino a uno stadio estremamente avanzato, i sintomi del tumore al colon possono essere sorprendentemente assenti o nulli». Parliamo di «un test per la ricerca di sangue occulto nelle feci (FIT) per donne e uomini da 50 a 69 anni, seguito da una colonscopia di approfondimento in caso di risultato positivo».
Giorgio Merlani, infine, ricorda che il costo degli esami di screening è rimborsato dall’assicurazione malattia obbligatoria ed è esente da franchigia: «La quota di partecipazione del 10 per cento è a carico del Cantone, cosicché gli esami eseguiti nell’ambito dei due Programmi risultano completamente gratuiti per la popolazione».