Lukas Nannini, il «Bigfoot» dei cieli

by Claudia

Adrenalina - Acrobazie a mille chilometri orari e uno spettacolo da ammirare con il fiato sospeso e… il naso all’insù, il tutto grazie ai nostri «cavalieri del cielo», i piloti della Patrouille Suisse; tra di loro anche il ticinese «Bigfoot» Lukas Nannini

Classe 1989, nato e cresciuto a Bellinzona, Lukas Nannini dal 2017 completa i ranghi della Patrouille Suisse, uno dei team di volo acrobatico più noti a livello mondiale. «Siamo gli unici in Europa a volare su jet da combattimento, caratteristica che fa della Patrouille Suisse una delle squadre più spettacolari a livello mondiale – sottolinea il pilota ticinese –. Frecce Tricolori, Patrouille de France e Red Arrows, ad esempio, usano anche loro dei jet, ma d’addestramento, dalle dimensioni un po’ più ridotte. Con i Tiger F-5, anche negli show possiamo raggiungere velocità quasi supersoniche».
«Da grande voglio fare il pilota». Da bambini, molti cullano questo sogno. È stato così anche per te? «Sinceramente no. Non ho mai davvero pensato a una mia carriera fra le nuvole. Almeno finché non mi ci si sono ritrovato per davvero! Anzi, a dirla tutta non mi ero nemmeno deciso se proseguire gli studi o imboccare la strada professionale dopo il liceo. A quel punto si è palesata una terza strada: quella di provare la carta del pilota militare: la cosa mi stuzzicava, per cui mi sono iscritto alle selezioni».
L’idea prende forma
«Del volo mi affascinava la tecnica più che altro: mi piaceva quell’idea, anche se fin lì non era qualcosa di definito, considerando che non avevo avuto particolari esperienze specifiche. Più che altro, con l’approssimarsi della scuola reclute, mi son detto: “già che devo farla, vediamo di farla nel miglior modo possibile”, ossia optando per un’incorporazione stimolante. Così ho puntato in alto, e mi sono iscritto alle selezioni per diventare pilota militare. Il primo passo di un lungo iter che mi ha poi condotto, appunto, dapprima a entrare nel programma SPHAIR che si occupa di portare avanti il gruppo di aspiranti piloti militari, e, infine, a diventarlo a tutti gli effetti».
Praticamente… da zero a cento. «Questi corsi sono una full immersion nell’aviazione; un primo screening intensivo di due settimane di corsi di volo all’aeroporto di Locarno-Magadino. Era il 2008, e allora avevo diciannove anni: avevo ottenuto da qualche mese la patente dell’auto e già mi ritrovavo a seguire i corsi per il brevetto di pilota. Dopo quelle due settimane cominciate con praticamente zero conoscenze di volo, avevo maturato sufficienti competenze per volare, ovviamente assistito dall’istruttore, in maniera quasi autonoma. Ricordo di aver provato una sensazione molto bella, cosa che mi ha dato ulteriore motivazione per continuare a percorrere questa strada. È vero, ci vuole pure un po’ di fortuna per passare tutte le fasi di selezione, e molta applicazione, perché alcune sono davvero toste, ma non è impossibile arrivarci. Io, poi, ero spinto dalla grande voglia di arrivare fino in fondo, e questo mi ha dato la giusta spinta per affrontare una dopo l’altra tutte le tappe del mio addestramento, passato prima dalla scuola piloti e poi al rango di pilota militare».
Ma Lukas Nannini non si è limitato a diventare pilota militare: qualche anno dopo eccolo infatti nei ranghi della Patrouille Suisse. Come ci sei arrivato? «La Patrouille Suisse è una formazione che vola su jet da combattimento delle forze aeree e composta da sei elementi scelti tra tutti i piloti militari attivi. Quando uno dei sei componenti decide di lasciare il gruppo, gli altri cinque scelgono il subentrante tra tutti i possibili candidati che figurano nella lista dei piloti militari attivi. Deve essere una scelta unanime: se qualcuno ha un qualsiasi dubbio su un pilota, questo viene definitivamente stralciato dall’elenco. Più che delle capacità di volo (benché importanti) è una scelta che tiene conto prima di tutto della personalità dei candidati: è questa a indicare se il candidato è in grado di completare la dinamica di squadra. Poi, ovviamente, per raggiungere un certo livello occorre allenamento».
Te lo ricordi ancora quando ti hanno scelto per entrare a far parte della Patrouille Suisse? «Un giorno come quello non lo si scorda. Da tradizione, la comunicazione viene preceduta da uno “scherzo di iniziazione”, se così vogliamo definirlo. A me è successo a fine 2015. Quel giorno, dopo avermi convocato nel suo ufficio, l’allora comandante della scuola piloti mi aveva informato che erano sorti dei problemi col mio lavoro di Bachelor: in pratica era emerso che alcuni miei capitoli sarebbero stati plagiati, per cui avrei dovuto riscriverlo. Per rendere ancora più verosimile la cosa, al telefono c’era pure il rettore dell’università, che ovviamente si era prestato al gioco. Nel locale accanto mi attendeva il resto dei componenti della Patrouille Suisse, che alla mia uscita dall’ufficio mi hanno detto: “Guarda, ti informiamo che, a ogni modo, se vuoi, puoi volare con noi”. È stato lì che ho capito tutto e, ovviamente, ho detto subito di sì».
Da «riserva» a «solista»
«Nel 2016 ho seguito il corso di transizione per volare su un Tiger F-5, ossia l’aereo impiegato dalla Patrouille Suisse per le sue acrobazie, in modo da poter subentrare al pilota annunciato uscente al termine di quella stagione. La mia prima stagione nel team è dunque stata quella del 2017: ho iniziato come “riserva”. Che, per inciso, non è un vero e proprio sostituto, anche perché ognuno all’interno del gruppo ha un suo ruolo specifico e ben definito, che mantiene per tutto l’anno: non ci sono piloti “intercambiabili”. Poi, appunto, sono entrato a tutti gli effetti nel sestetto che vola regolarmente e mostra nei cieli le capacità e la precisione dei piloti svizzeri». Ora Lukas Nannini, «Bigfoot» come identificativo, è Tiger Cinque nella formazione della Patrouille Suisse.