Acrobazie a pelo d’acqua con il wakeboard

by Claudia

Adrenalina - Al recente Wake Cup 2023 di Tenero dalle acque del Verbano è emerso grande interesse per uno sport spettacolare

Il wakeboard è nato in scia (è proprio il caso di dirlo) al dilagante entusiasmo che da fine anni Novanta in poi ha accompagnato gli sport acquatici emergenti. Con sci nautico e monosci in sostanziale perdita di slancio, si è infatti affacciata sui vari specchi d’acqua (lacustri alle nostre latitudini) tutta una serie di altre attività alternative. Come il kitesurf o, appunto, il wakesurf, che ha poi preso una sua declinazione… verticale, per proporsi nella variante del wakeboard, decisamente più spettacolare e adrenalinica, «anche se il wakesurf non è molto da meno: anche con la disciplina “base” ci si può sbizzarrire parecchio e provare emozioni forti. La sostanziale differenza però è che il wakesurf presenta un maggiore tasso di sicurezza, e dunque è ideale per chi preferisce praticare uno sport più safe», è la premessa di Mattia Pedretti, da anni praticante wakeboard in prima persona e titolare di una scuola guida nautica. Ed è dunque a lui che ci siamo rivolti per conoscere più da vicino questo sport, portato di recente alla ribalta con il primo Wake Contest (Wake Cup 23), spettacolare appuntamento per gli amanti della tavola acquatica andato in scena a Tenero e destinato a diventare un classico appuntamento per gli anni a venire.
«La differenza sostanziale fra wakesurf e wakeboard sta nella velocità di traino: nel primo caso la “velocità di crociera” è di 16-17 km/h e si surfa l’onda causata volontariamente dalla barca, mentre nel secondo si viaggia a velocità un attimino più sostenute, dai 28 e fino ai 34 km/h e si “usano” le onde per poter saltare da una parte all’altra, a dipendenza delle pretese e delle capacità di chi lo pratica, in modo da permettere le evoluzioni più spettacolari. Va da sé che a queste velocità aumenta anche sensibilmente il rischio di farsi male, per questo occorre una buona preparazione», riassume Mattia Pedretti. Che poi aggiunge: «Caratteristiche, queste, che ne fanno uno sport estremo a tutti gli effetti. Anche perché gli impatti con la superficie dell’acqua possono avere conseguenze abbastanza importanti se non gestiti con un certo “mestiere”».
A fronte di queste premesse, vi è un’età ideale per praticare questo sport. «A Tenero, nell’ambito del WakeCup Contest, abbiamo avuto partecipanti di età compresa tra i 12 e i 16 anni. È l’età ideale per vivere al massimo le emozioni di questa disciplina senza essere condizionati dalla paura di farsi male. È un po’ come quando ci si tuffa da una roccia: col passare degli anni, guardando verso il basso, le gambe tremano un po’ di più… A ogni buon conto, ci vuole ovviamente anche tanta maturità e consapevolezza dei propri limiti, avendo la premura di non superarli per non prendersi rischi eccessivi».
Torniamo alle sue origini: «Il wakeboard ha visto i suoi natali oltre Atlantico, sulle coste statunitensi. Non a caso le imbarcazioni che vengono usate pure qui, alle nostre latitudini, per il traino sono soprattutto americane. Sostanzialmente, poi, il wakeboard si divide in due categorie: il Cable, ossia quello praticato facendo capo a una struttura fissa di cavi in grado di trainare l’atleta all’interno di un Wake Park, dove vengono predisposti gli ostacoli artificiali che consentono le varie evoluzioni, o quello classico, in cui il traino viene effettuato da una barca, ed è il moto ondoso creato da quest’ultima a fungere da trampolino per spiccare il volo tra un’onda e l’altra. Ed è appunto quest’ultimo che viene praticato in Ticino, tanto sul Lago Maggiore quanto sul Ceresio. In ogni caso, tanto la prima quanto la seconda variante sono altamente spettacolari. A volte, specie fra i più bravi, le esecuzioni sono così veloci che in presa diretta non riesci quasi nemmeno a contare quante torsioni o rotazioni hanno eseguito in aria!».
C’è chi, nel wakeboard, vede la declinazione estiva dello sci freestyle praticato con la tavola da snowboard: un accostamento che ci sta tutto, dal momento che dal profilo pratico si tratta di due discipline sorelle. Non a caso, come nello snowboard, la competizione più ambita a livello internazionale dai wakeboarder (così si chiamano i cultori della «tavola volante» acquatica) sono gli X-Games. «A ben vedere cambia solo l’ingrediente di fondo (o, se vogliamo, solo il suo stato), l’acqua nel nostro caso, la neve per gli sport invernali, ma il succo rimane il medesimo. E anche i brividi che si provano nel praticarlo. Non a caso sono parecchi gli atleti che fanno le due stagioni: quella invernale con lo snowboard ai piedi e quella estiva con il wakeboard. Sicuramente chi ha una buona base sulla neve parte avvantaggiato nell’apprendere i trucchi del mestiere».
Veniamo dunque al Wake Cup 2023, il contest proposto a Tenero: «Una competizione come quella è l’occasione per chi si cimenta con la tavola (con una certa regolarità) di mettersi in gioco confrontandosi con altri atleti, la partecipazione è indirizzata anche a un pubblico più principiante, così da poter provare l’emozione di un Contest. Per chi l’assiste è invece l’occasione per vedere qualcosa di spettacolare. L’evento di Tenero è stato un lavoro di squadra, organizzato in stretta collaborazione con la SpakaOnda Crew che – grazie alla sua esperienza e alle sue conoscenze sul territorio – ha creato interesse a rider di un certo livello, con il supporto alla sicurezza in acqua della Salvataggio Minusio, Salvataggio Tenero nonché dei kayakers di Velagiovane a Minusio (oltre che al Wake Inn che ci ha dato la possibilità di farlo a casa sua); un lavoro di squadra che si è rivelato un’ottima vetrina per questo sport. Tant’è vero che nelle nostre intenzioni vi è quella di riproporlo regolarmente pure nelle stagioni a venire. Dal lato pratico abbiamo avuto una quarantina di partecipanti, segno evidente che c’è parecchio interesse pure alle nostre latitudini per questo sport tutto sommato emergente (in tutti i sensi). Inoltre, il fatto che il nostro non sia un appuntamento determinante ai fini delle classifiche internazionali permette agli atleti più bravi di osare un po’ di più e provare qualche combinazione più audace, per capire se riproporla poi in gare ufficiali oppure optare per altre evoluzioni».