Un primo agosto che si «distingue»

Attivo in un «mucchio di associazioni», come ama definirsi, è nel Patriziato di Chiasso, Alfiere dei Sottoufficiali dell’Esercito, associazione Amici fermodellisti di Chiasso, Chiasso 45 (evento nato per la commemorazione della fine della Seconda guerra mondiale): Marzio Canova non è solamente una persona curiosa, propositiva ed estremamente attiva, è pure un collezionista doc: «A sette anni ho cominciato a collezionare francobolli (complice il fatto che mio papà lavorava in Posta); posseggo circa 1600 cartoline di Chiasso e 1300 cartoline di Bellinzona, le due città ticinesi a cui sono legato per le origini di mio papà e di mia mamma; ho cominciato a collezionare le cartoline del primo di agosto che però circa vent’anni fa sono state soppiantate dalle spille».
Di distintivi del primo di agosto, che lui chiama spille, Marzio ne possiede cento, almeno fino al primo agosto di quest’anno quando saranno 101: «Le ho tutte, dalla prima all’ultima! Non ho idea di chi le collezioni qui in Ticino, ma so che in Svizzera interna comprare la nuova spilla che viene prodotta a ogni primo d’agosto è una vera a propria tradizione; ne è prova che molti negozi d’Oltralpe specializzati in numismatica le vendono». Dice di essersele comprate tutte da solo, a partire dalle prime tre che ci mostra orgoglioso: «Sono la numero 1, la 2 e la 5 e sono fatte di stoffa ricamata; sono rare e preziose perché poi si è passati dalla stoffa alle spille, forse a causa di motivi di economicità inerenti alla loro produzione».
Le osserviamo nella loro improbabile e apparentemente empirica varietà, ed egli riflette ad alta voce sulla qualità di ciascuna «andata via via scadendo nel corso degli anni. Queste prime di stoffa sono preziose perché sono perfette e nuove; il loro valore può andare dai mille ai duemila franchi e questo è regolato da un vero e proprio listino dei prezzi del mercato». Così ci mostra un libriccino del 1992 che, ad esempio, riporta il valore della spilla del 1963: «Usata e non bella vale sui 18 franchi; quella bella sui 35 e quella nuova sui 45 franchi».
Oggi Marzio continua imperterrito a rimpinguare la sua collezione ogni anno, in occasione del Natale della Patria che ne vede nascere sempre una nuova: «Le conservo in un sacchettino di plastica come quelli per raccogliere le viti, le identifico con la data e le ripongo in una scatola per non farle rovinare, perché a tenerle in bacheca col tempo si rovinano a causa della luce e dei raggi del sole».
Sul fatto che nella scatola nessuno le possa ammirare, nemmeno lui, racconta che: «Sono per pochi (solo per me), e ogni tanto me le guardo o le presto, come gli oggetti delle mie altre collezioni, quando qualcuno me le chiede perché vuole allestire una mostra temporanea o gli servono a scopi didattici». Non gli è ancora successo che qualcuno gli chiedesse queste spille, cosa che imputa probabilmente allo scarso interesse che suscitano qui da noi.
Intanto, i ricordi corrono sul filo degli anni: «Una volta i bambini andavano di porta in porta a vendere la spilla del primo d’agosto e lo facevo pure io: andavamo in Municipio dove ci consegnavano un cartoncino con alcune spille da vendere, e ciascuno di noi riceveva in cambio due franchi con cui andavamo poi a comprarci il gelato. Prima dei bambini c’erano i venditori muniti di coccarda con uno stemmino che li rendesse riconoscibili e abilitati alla vendita». Dagli anni Ottanta a oggi, da due a cinque franchi: questo il loro prezzo alla vendita.
Marzio racconta del suo modo molto particolare di procurarsi le prime, quelle che aveva dovuto andare a cercare, e aveva trovato con molta fortuna, dal rigattiere suo conoscente: «Non ricordo quanto mi sono costate, perché la maggior parte delle volte col mio amico rigattiere ci scambiavamo oggetti e cose che potessero interessare l’uno o l’altro di noi: io gli portavo quello che trovavo per lui, e lui mi ricambiava con qualcosa che potevo desiderare io».
Per noi le ha poste tutte sul tavolo dove ce n’è di ogni tipo, materiale e genere: da quella a forma di stella alpina allo stemma con disegnate le bandiere di tutti i Cantoni, fino a una molto originale: una pergamena minuscola e arrotolata che attira la nostra attenzione: «Se la si srotola, c’è scritto tutto il Salmo svizzero». Naturalmente è minuscolo e perciò quasi illeggibile, ma è innegabile il moto di stupore per questa idea così bizzarra e originale. «In genere, il collezionismo ci insegna un sacco di cose: la storia, la geografia… Le spille sono un po’ meno “maestre” di altre collezioni, anche se le prime sono legate alla beneficenza. Ad esempio, nel 1910 il ricavato delle prime cartoline era devoluto a favore delle persone non vedenti; in pratica il ricavato poteva essere destinato a una causa, sempre che fosse a scopo benefico».
Difende l’idea del suo collezionismo multiplo e cita Angelo Brocca: «Era un grande collezionista di Lugano e alla fine degli anni Novanta faceva una trasmissione alla RSI nella quale parlava di una collezione, sua o di altri: in un quarto d’ora ne raccontava origine e significato, partendo da tre o quattro immagini che descriveva. Spiegava i personaggi, i loro abiti, determinati attrezzi raffigurati… e così permetteva di vivere la storia. E di impararla».
Oggi Marzio si reca ogni anno allo sportello postale per comprare la spilla corrente. Quest’anno, la portavoce di Pro Patria Ludovica Darani da noi interpellata ci anticipa: «Per la spilla dei 101 anni, a inizio giugno Pro Patria, fra le altre cose, ha annunciato in conferenza stampa che sarà prodotta nel tipico formato rettangolare della targhetta di bicicletta».

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