Volontariato – Lo spirito di reciprocità è alla base dell’esperienza del gruppo Nabad che dal 2017 affianca i migrantiresidenti nelle Tre Valli favorendo la loro integrazione
Nabad, che in somalo significa «pace», è il nome scelto per un gruppo di volontari nato nel 2017 con lo scopo di conoscere e accogliere i migranti residenti nelle Tre Valli. «Pace», che è quello cui il gruppo ambisce: pace tra le persone di diverse etnie che vivono nella nostra realtà, come pure la pace interiore di chi prende parte a questa iniziativa. Un obiettivo da raggiungere attraverso un’accoglienza di base, spontanea e sincera, frutto dell’ascolto e dell’incontro con l’altro.
«Nel 2015-16, anni in cui sono arrivati molti migranti nella nostra regione, abbiamo sentito l’esigenza di fare qualcosa in comune ad altre persone che non conoscevamo e che nel frattempo sono diventate amiche», ricorda Carla Falcone, che, con il marito Celestino, entrambi docenti di scuola media ora in pensione, figurano tra i coordinatori del gruppo insieme a Maria Antonietta e Flavio Bo, Nuris e Luca Fadini e Maria Rosa Broggi. Grazie alla risposta positiva di una ventina di persone a inizio 2017 è nato il gruppo di volontari Nabad; un gruppo eterogeneo, per età e professioni, che si è amalgamato cercando insieme soluzioni concrete all’integrazione di persone che, dopo un primo periodo trascorso in un centro di accoglienza, vengono alloggiate in appartamenti sparsi sul territorio. Una sistemazione che dovrebbe già favorire integrazione e autonomia, le quali nella realtà si scontrano con lo scoglio linguistico e le differenze culturali. Ecco perché una delle prime, e prioritarie, attività promosse dai volontari del gruppo consiste nei corsi di italiano.
Procedendo con ordine, il gruppo Nabad, partendo dall’esperienza di analoghe iniziative di Losone e Bellinzona, ha cominciato la propria attività – che gode del sostegno di enti come i Comuni di Biasca e Bodio, le locali Parrocchie, il Soccorso operaio svizzero (SOS) e il Programma d’integrazione cantonale – organizzando ogni seconda domenica del mese un pomeriggio di integrazione tra volontari e migranti, che allora arrivavano da Eritrea, Somalia, Etiopia, Iraq, Afghanistan, Siria e Sri Lanka. Incontri che sono stati un’occasione per conoscersi e comprendere le reciproche abitudini, ma pure per sperimentare come, benché un sorriso possa favorire un senso di accoglienza, sentirsi parte di un Paese o di un progetto risulti arduo in caso di difficoltà di comunicazione. Ed è così che – su richiesta degli stessi migranti – il Gruppo ha iniziato a offrire dei corsi di italiano gratuiti a Bodio e Biasca. «I corsi al momento continuano solo a Biasca e, dallo scorso anno, se ne sono aggiunti di specifici per le persone provenienti dall’Ucraina. Un’altra proposta che, nel tempo, abbiamo integrato è quella del sostegno scolastico, rivolto dapprima ai giovani che seguono un apprendistato ed esteso poi ai ragazzi che frequentano le scuole medie ed elementari», spiega un altro coordinatore del gruppo, attivo fin dalla sua costituzione, Luca Fadini, chimico di formazione e ricercatore di professione: «sosteniamo anche gli adulti per quelli che possono essere dei loro bisogni professionali; per esempio proponendo, com’è avvenuto durante lo scorso anno scolastico, un corso di informatica. Manteniamo poi un occhio di riguardo verso le donne, cui rivolgiamo da diversi anni il “gruppo dell’angolo creativo”, uno spazio dove poter realizzare dei lavori manuali ma anche semplicemente incontrarsi».
Per rispondere a un’esigenza specifica delle famiglie eritree – numerose tra chi partecipa alle attività del Gruppo – viene proposto un corso di lingua tigrina, idioma principale del Paese africano. «Il corso è rivolto ai figli di questi nuclei familiari, i quali parlano molto bene l’italiano ma meno bene la loro lingua madre, per aiutarli a non perdere i legami linguistici e culturali con il loro Paese d’origine», spiega Carla Falcone. Il fatto che ciò che viene proposto parta da esigenze reali, percepite oppure espresse, contraddistingue l’iniziativa, permettendole di crescere. «La presenza del nostro progetto in una zona periferica offre inoltre ai migranti che vi risiedono un’alternativa cui rivolgersi rispetto all’assistenza e a SOS Ticino», aggiunge Luca Fadini.
Tornado alle attività, il gruppo Nabad organizza pure delle escursioni sul territorio per consentire ai richiedenti d’asilo che vi partecipano di meglio conoscere la realtà ticinese. «Siamo stati sul San Gottardo, in Valle Maggia e Val Bavona, a Cardada e Cimetta. All’inizio di settembre faremo un tour botanico alla Isole di Brissago che ci darà l’occasione di parlare di integrazione anche attraverso la flora – continua Fadini – analogamente non molto tempo fa, in collaborazione con altri gruppi, come Natura in gioco e Ficedula, avevamo organizzato un’uscita alla scoperta delle rondini e della migrazione degli uccelli, la quale ci ha dato modo di riflettere sul fatto che migrare sia qualcosa di naturale e che l’importante sia riuscire a sentirsi a casa ovunque siamo».
Gli «incontri di integrazione» da cui l’attività del gruppo era partita si svolgono ora ogni due-tre mesi. «Adesso somigliano più a delle feste, alle quali è possibile invitare anche delle persone esterne, ma restano un momento molto importante che ci ricorda che siamo un grande gruppo di amici, una famiglia allargata», aggiunge Luca Fadini.
La formazione dei volontari, infine, completa l’offerta del gruppo Nabad. «Inizialmente era autogestita, mentre ora la facciamo principalmente in collaborazione con SOS Ticino. Si affrontano numerose tematiche che vanno dal sistema dei permessi al diritto all’asilo, fino a elementi più emotivi, come la gestione del trauma», spiega Fadini. «Anche questo aspetto della nostra attività è un’esperienza di crescita e arricchimento», aggiunge Maria Antonietta Bo. Esperienza nella quale non ci si limita a dare, ma dalla quale di riceve molto: «Intraprendere quest’attività per me e mio marito è stata un’occasione che ci ha aperto un mondo; siamo venuti a conoscenza di storie incredibili, anche di sofferenza, e adesso partecipiamo alla gioia di vedere il frutto dell’integrazione di chi è con noi da qualche anno, per esempio dei ragazzi che abbiamo seguito durante i loro apprendistati e che vediamo crescere e camminare da soli», aggiunge Carla Falcone. Lo spirito di reciprocità è uno degli elementi che caratterizza il gruppo Nabad: «Siamo attivi da sei anni e ci sono persone che da sei anni ci frequentano. Ciò ha permesso il crearsi di amicizie molto belle e profonde», continua una delle coordinatrici di un gruppo che, nel tempo, ha saputo diventare un importante riferimento per un certo numero di famiglie.
Quello che premeva a chi ha visto nascere il Gruppo era sicuramente favorire l’integrazione, ma pure offrire appoggio e sostegno, calore e umanità, elementi quanto mai importanti per chi è stato sradicato dal proprio mondo. «Come in una famiglia, semplicemente ci siamo. Per una confidenza, un pianto, un consiglio, oppure più concretamente per scrivere una lettera o rivolgersi a dei servizi o ancora per essere accompagnati dal dottore – conclude Maria Antonietta Bo – insegnare la lingua è bello, e senza dubbio importante, ma quello che troviamo forse ancora più bello è lasciarsi coinvolgere nelle storie, perché è da lì che si creano i legami».