L’importanza dell’autocontrollo

Proposta a un bambino di 4 anni, e aspettate di terminare la lettura dell’articolo prima di giudicarla crudele o un bieco ricatto: «Tu mi aspetti qui, io tra poco torno. Se quando torno tu non avrai ancora mangiato quest’ovetto di cioccolato, allora avrai diritto a riceverne in dono un secondo. Ma se lo mangi, allora non te ne regalerò un altro: avrai solo questo». Il Primo rapporto sulle disuguaglianze 2023 della Fondazione Cariplo, in un articolo del collega del «Corriere della Sera» Federico Fubini, rilancia in alcuni asili di Milano e hinterland uno dei test più celebri della psicologia contemporanea. Risultato: nelle periferie popolari il 57% dei bambini aspetta a mangiare il dolciume per poter così ricevere il secondo. Nelle scuole private di contesto socioeconomico elevato la percentuale sale al 73%.
Il famoso esperimento è noto come Marshmallow Test e a Il caffè delle mamme siamo convinte che valga la pena rifletterci su. Vediamo perché. Il nome deriva dai dolcetti di zucchero di colore bianco e morbidi al tatto diffusi negli Usa dove l’esperimento è realizzato per la prima volta negli anni Sessanta all’Università di Stanford. Lo psicologo che lo inventa è Walter Mischel (1930-2018), nato a Vienna, da dove emigra con la famiglia da bambino verso gli Stati Uniti, per poi diventare docente all’Università del Colorado, a Harvard, a Stanford e alla Columbia, nonché membro dell’American Academy of Arts and Sciences, della National Academy of Sciences e presidente dell’Association for Psychological Science. Specializzato in teoria della personalità e psicologia sociale, nel 2011 riceve il prestigioso premio di Grawemeyer dell’Università di Louisville per il contributo nel campo della ricerca psicologica e, in particolare, per i lavori sulla gratificazione differita, che vuol dire capacità di autocontrollo e forza di volontà per essere in grado di aspettare prima di avere qualcosa che ci fa piacere.
Il Marshmallow Test altro non è che un esercizio di pazienza: il bambino è in una stanza in totale isolamento, per un lasso di tempo di 15-20 minuti, accanto al dolcetto c’è un campanello che può essere suonato in qualsiasi momento per chiamare chi conduce l’esperimento e ottenere così il permesso di mangiare uno dei marshmallow. In alternativa il bimbo può aspettare fino a quando il ricercatore non rientra nella stanza e ottenerne due. Alcuni bambini sapranno aspettare; altri, incapaci di resistere, si lanceranno subito sul primo.
Cosa dimostra l’esperimento a Il caffè delle mamme, che si è appassionato alla questione, lo scopriamo leggendo il saggio, sempre di Walter Mischel, Il test del marshmallow. Padroneggiare l’autocontrollo (Carbonio ed. 2019). I bambini testati da Mischel sono riesaminati a 12 anni di distanza quando sono ormai adolescenti e poi ancora al raggiungimento dei 25-30 anni.
Scrive l’autore: «Chi tra loro è stato in grado di resistere più a lungo nel Test del marshmallow viene valutato, a distanza di dodici anni, come un adolescente con un maggiore autocontrollo nelle situazioni critiche, ossia meno incline alle tentazioni e a distrarsi quando cerca di concentrarsi, oltre che più intelligente, autonomo e sicuro di sé e del proprio giudizio. Se sottoposto a fonti di stress, non va incontro a un crollo con la stessa frequenza di quanti, da bambini, hanno dimostrato una scarsa capacità di rinvio della gratificazione, ed è più improbabile che diventi un soggetto irritabile e disorganizzato o che ricada in comportamenti infantili. Allo stesso modo, è più propenso a guardare avanti e a fare progetti per il futuro e, se motivato, riesce con maggiore facilità a raggiungere i propri obiettivi. È, inoltre, più attento e più capace di reagire utilizzando la razionalità, e meno incline ad arrendersi davanti agli ostacoli».
In poche parole, come sottolinea Mischel, il 16enne che da bambino è riuscito a resistere e a ritardare la gratificazione può invertire il comune stereotipo dell’adolescente difficile e problematico (perlomeno agli occhi di genitori e professori). Ecco, poi, i risultati da 30 enni: «I soggetti che, da bambini, sono riusciti ad attendere per un tempo maggiore, una volta giunti a un’età compresa tra i venticinque e i trent’anni, sono più abili a perseguire e raggiungere degli obiettivi a lungo termine, meno inclini ad assumere droghe e hanno un livello di istruzione più elevato, maggiore autostima e un indice di massa corporea sensibilmente più basso. Dimostrano, inoltre, maggiore resistenza e capacità di adattamento ai problemi di carattere interpersonale, oltre a essere più bravi a mantenere dei rapporti stretti con gli altri e ad adattarsi meglio allo stress e alle frustrazioni».
Il Marshmallow Test ci insegna, dunque, perché è importante l’autocontrollo, cruciale per riuscire a crearsi una vita soddisfacente e perfino evitare le trappole che si presentano in giovane età, tipo lasciare la scuola, ignorare le conseguenze delle proprie azioni o ritrovarsi a fare per forza una professione che si detesta. È fondamentale nello studio, nello sport, nel lavoro e in tante altre circostanze della vita quotidiana.
I risultati dell’esperimento riproposto dalla Fondazione Cariplo sono la dimostrazione, invece, che l’autocontrollo dipende anche da come vieni cresciuto e purtroppo, spesso, dal contesto sociale. Quello che è importante, però, è che in ogni caso siamo davanti a una capacità che è possibile imparare. «Queste capacità sono innate o si possono acquisire e affinare con l’esercizio? – si domanda Mischel stesso –. Nel corso dei millenni la forza di volontà viene sempre vista come un tratto immutabile che si ha o non si ha, e chi ne è scarsamente dotato viene considerato una vittima della propria storia biologica e sociale e dei condizionamenti esercitati dalle circostanze del momento.
Ebbene, in realtà la capacità di rinviare una gratificazione immediata, in vista di conseguenze future, è un’abilità cognitiva che si può acquisire». Insomma, è la provocazione di Mischel, i bambini in età prescolare possono riuscire dove fallirono Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden. E la convinzione de Il caffè delle mamme è che spetta innanzitutto a noi genitori insegnarla ai nostri figli. Un insegnamento che va di pari passo con l’idea del «Posso farcela!», la consapevolezza del proprio valore e la tenacia necessaria per raggiungere un obiettivo prefissato.
Su come insegnarla ciascuno deve fare, poi, i conti con sé stesso come genitore. A Il caffè delle mamme ci siamo fermate a riflettere su tutte le volte che abbiamo ceduto alla prima richiesta dei nostri bambini per evitare di discuterci o peggio ancora per il timore di un capriccio: il cioccolatino che viene fatto mangiare prima di cena, l’incapacità nostra di farli aspettare a parlare senza interrompere il discorso di un adulto, il gadget comprato al supermercato o in cartoleria per farli stare buoni, gli acquisti di giocattoli à gogo neanche fosse tutti i giorni Natale o il compleanno. Certo, non va dimenticato neppure che anche un eccesso di forza di volontà può avere le sue controindicazioni: una vita troppo controllata può essere insoddisfacente almeno quanto una in cui quasi non ci si pongono freni.

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