Siamo a Porza, dove, tra via San Rocco e l’incrocio con via Marter, un tratto di strada di circa seicento metri, da cinquant’anni sfrecciano (senza rombare) piccoli prototipi di automobili guidate perlopiù da giovani (ma non mancano i più grandicelli) in una battaglia che si corre sui centesimi di secondo. Quelli, i prototipi, sono le «casse di sapone» e quella, la gara, è il Derby delle casse di sapone di Porza, ovvero «l’appuntamento ludico-competitivo dedicato a questi mezzi che vanta la maggior tradizione in Ticino» come conferma non senza una punta di giustificato orgoglio Nicola Rezzonico, che dal 2005 è presidente del comitato d’organizzazione della manifestazione. «È vero che negli anni sono state create diverse altre corse simili in diverse altre località del Cantone, come in Vallemaggia o al Nara, ma quello di Porza resta il più longevo e costante nel tempo». Parole che trovano riscontro nei numeri: quella che si disputerà a inizio settembre (da venerdì 1 a domenica 3) sarà infatti la 51esima edizione.
Ma come nascono le casse di sapone, e le relative gare? Come ci si prepara e come si svolgono le competizioni? Per conoscere più da vicino questa particolare attività, assurta a disciplina ludico-sportiva a tutti gli effetti (con tanto di ufficioso titolo mondiale in palio), occorre fare un salto a ritroso di quasi cent’anni e… varcare l’Atlantico.
È il 1933 quando l’obiettivo del fotografo Myron Scott, si ferma su un gruppo di ragazzi di Dayton, nell’Ohio, intenti a gareggiare sulla strada con le loro macchinine (non motorizzate) autocostruite. Scott ne rimane affascinato al punto che, intravvedendone il potenziale, decide di dedicar loro una manifestazione, inventandosela con tutti i crismi del caso, dando così vita al Derby delle casse di sapone (il Soap Box Derby). L’anno seguente, sempre a Dayton, il primo All-American Soap Boy Derby, con tanto di sponsor di prim’ordine (nientemeno che la Chevrolet) diventa una realtà a tutti gli effetti. L’entusiasmo è enorme, al punto che sponsor e organizzatori nel 1936 decidono di creare qualcosa di più stabile, dando così corpo e forma al Derby Downs, la prima sede permanente per questo genere di competizioni, nella zona sud-est della città. A tutt’oggi, il Derby delle casse di sapone di Akron resta la più grande gara amatoriale del genere al mondo.
Spulciando gli annali della competizione ci si imbatte in diverse curiosità. Come quella della squalifica a posteriori del vincitore dell’edizione del 1973, reo di aver «truccato» il suo mezzo con magneti in grado di generare una spinta artificiale, oltre a quella gravitazionale (l’unica consentita). Già nelle prove precedenti il 14enne del Colorado era stato «pizzicato» con le ruote impregnate di una sostanza chimica vietata e capace di ridurre l’attrito.
Torniamo però all’ultra cinquantennale gara di Porza. «Se siamo arrivati all’edizione numero 51 è perché di anno in anno abbiamo saputo consolidare e far crescere questa manifestazione, rendendola un appuntamento molto sentito e apprezzato a livello regionale. Inoltre, per diversi anni, il Derby di Porza rientrava nel novero delle gare di qualifica per il campionato svizzero, almeno finché non è cresciuto a sufficienza per poter vivere autonomamente» sottolinea Rezzonico. «Merito, prima di tutto, dell’intero comitato, che da un anno all’altro si prodiga per fare il meglio, e non da ultimo da chi mi ha preceduto. Molto del merito va indubbiamente a chi ha avuto questa intuizione, ossia l’allora sindaco». Il riferimento è a Pio Regazzoni, ossia il papà del compianto pilota di Formula 1 Clay. «Clay non ha mai partecipato al Derby come concorrente, ma per diversi anni ha presenziato nel duplice ruolo di starter d’onore e padrino della manifestazione».
Il segreto di longevità di questo Derby è «sicuramente l’aver saputo trovare di volta in volta stuzzicanti iniziative capaci di risvegliare l’interesse dei bambini non solo di Porza, ma anche dei Comuni vicini, prova ne è che da un’edizione all’altra sulla griglia di partenza si presentano giovani provenienti da un po’ tutta la regione, e non solo: le iscrizioni vanno in sold out in men che non si dica; per questioni organizzative dobbiamo limitare i partecipanti ai primi cento (cifra portata a 120 per il giubileo del 50esimo, ma davvero al limite per permettere lo svolgimento della gara in assoluta sicurezza), che in pochissimo vengono tutti assegnati».
La competizione principale si rivolge soprattutto «ai giovani con almeno 8 anni, fino all’anno dei 16. Per i più grandi c’è invece la possibilità di prendere parte alla gara per gli Over 16, il venerdì, in notturna». Tre, come detto, i giorni su cui si articola il Derby delle casse di sapone di Porza. Il venerdì si procederà con le formalità amministrative, come la consegna dei pettorali, che saranno appunto seguite dalla prova serale per Over 16 e da animazioni varie. L’indomani, spazio alla gara dei giovani (suddivisi in tre categorie), con una prima manche, seguita ancora una volta da una festa in piazza. Domenica, giorno del gran finale, si terranno le ultime due prove: una al mattino e una nel pomeriggio. «Per la classifica finale sarà determinante la somma dei due migliori tempi realizzati sulle tre prove».
E che non si pensi che siano poi tanto contenute le velocità raggiungibili con una cassa di sapone: «L’anno scorso, per curiosità, abbiamo provato a misurarla con un “radar amico”, e i più veloci sfrecciavano a 30 km/h, che per una macchinina così è decisamente una bella velocità!». Ma si parlava di trucchi. Di fatto esiste un regolamento che determina le caratteristiche che deve avere (e rispettare) una cassa di sapone per poter essere schierata sulla griglia di partenza: «Il kit meccanico di base deve essere identico per tutti, ed è lo stesso che viene impiegato per le casse di sapone che vengono messe a disposizione (poco meno di una quarantina) dal comitato d’organizzazione a chi ne è sprovvisto ma vuol comunque competere, in modo da rendere il più equilibrata possibile la competizione».
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