Per il direttore artistico Etienne Reymond, il programma di Lugano Musica va sfogliato come un libro di storia. Non per asseverare il teorema «classica = passato, vecchio, inattuale», cui ovviamente è contrario, ma perché «guardando retrospettivamente i nove anni di vita del Festival – inaugurato nell’autunno 2015 assieme al LAC – non ci siamo mai sottratti a un compito essenziale: rispondere alle domande che la storia musicale pone. Quando è iniziata la storia della musica? Da quale momento e in quale modo il fare musica è diventato parte integrante della cultura umana? E poi tutte le conseguenti domande sui singoli compositori e sulle loro opere, sulle epoche, gli stili, i linguaggi, i generi che hanno caratterizzato nei secoli l’evolversi della musica, la sua concezione e la sua fruizione. Ovvio, se per “inizio della cultura musicale” si intendono i messaggi sonori che nella preistoria venivano inviati con tamburi di pelle o flautini d’osso, ammetto che non ci siamo spinti così in là. Ma se, come fanno tanti, ne leghiamo l’inizio alla notazione dei suoni – una scrittura consapevole di sé e del proprio significato poetico-stilistico – possiamo dire di aver preso le mosse da quel dodicesimo secolo in cui vissero Lenoninus e Perotinus, spingendoci poi costantemente fino al nostro presente».
Per Reymond anche la stagione 2023-2024 «rinnova questo dialettico e trasversale rapporto con la storia della musica, in un abbraccio di quasi quattro secoli che dal 1692, quando Henry Purcell scrisse The Fairy Queen, arriva fino ai giorni nostri»; specificando una peculiarità del cartellone: «Come ogni vicenda umana, anche quella della cultura musicale non è una linea retta, ma piuttosto un reticolo di percorsi che si incrociano e si allontanano. Così il nuovo cartellone offre alcune linee tematiche e di contenuto che coabitano – a volte in parallelo, a volte sovrapponendosi – creando relazioni fertili e virtuose».
I due giganti attorno a cui orbita la girandola di direttori, orchestre e solisti attesa sul palco del Lac sono Johann Sebastian Bach e Ludwig van Beethoven, a ognuno dei quali sarà dedicato un ciclo di quattro conferenze tenute da musicologi come Giuseppe Clericetti e Fabio Sartorelli. Il nome di Beethoven ricorre in otto programmi, in nove quello del sommo Johann Sebastian, ad iniziare dall’Offerta musicale e due Concerti per clavicembalo accostati da Ton Koopman e l’Amsterdam Baroque Orchestra, eccellenze mondiali dell’interpretazione non solo bachiana ma in generale del barocco. Accanto a grandi classici come le Suite per violoncello affidate a Julia Hagen, il Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo che apre la monografia impaginata dal cembalista Stefano Molardi, o la Johannes-Passion scolpita da Diego Fasolis con i suoi Barocchisti e il coro della RSI, spiccano alcune proposte curiose come le Variazioni Goldberg trascritte per duo di chitarre da Thibaut Garcia e Antoine Morinière, oppure l’Arte della fuga affidata al quartetto Casals e il Bach to Beatles immaginato al pianoforte da Antonio Ballista. Altre pagine compaiono nei recital pianistici di Andras Schiff i Gile Bae, che l’accosterà alla Sonata op. 31 n. 3 di Beethoven. Altre quattro Sonate, tra cui la Patetica e la Waldstein, verranno antologizzate da Rudolph Buchbinder, virtuoso che ha legato la sua lunga carriera al genio di Bonn: non solo ha eseguito decine di volte tutte e 32 le Sonate, ma è arrivato anche ad eseguire tutti i cinque concerti per pianoforte e orchestra in una sola giornata.
A Lugano risuonerà l’ultimo e più famoso, l’Imperatore: per l’occasione Emmanuel Ax sarà accompagnato da Vladimir Jurowski e la Bayerisches Staatsorchester. Nel concerto inaugurale Daniele Gatti e l’Orchestra Mozart accosteranno la quarta e la quinta sinfonia, mentre la settima sarà affrontata da Charles Dutoit sul podio della European Philharmonic of Switzerland. Se il Casals sarà impegnato, oltre che nell’Arte della Fuga, in uno dei quartetti Rasumowski, regalerà sorprese la versione della quinta sinfonia proposta dal Gershwin Piano Quartet. Come sottolinea Reymond, il cartellone è un reticolo dove i percorsi si intrecciano continuamente: se Bach e Beethoven caratterizzano quindici serate, gli stessi interpreti – direttori, orchestre, solisti – ampliano la storia “suonata” quest’anno da Lugano Musica. Dutoit accompagnerà Martha Argerich in uno dei suoi concerti più amati e frequentati, quello di Schumann, e aprirà la serata con Le tombeau de Couperin di Ravel, autore cui si dedicheranno Riccardo Chailly e la Filarmonica della Scala con Une barque sur l’océan e le due suite da Daphnis et Chloé, intervallate da Et expecto resurrectionem di Messiaen, uno degli autori prediletti dal maestro milanese ecompositore che porta il cartellone verso i linguaggi più recenti.
Fin dalle prime edizioni Reymond ha voluto offrire saggi delle più recenti frontiere raggiunte dai linguaggi musicali, anche con brani appositamente commissionati; “Quest’anno celebriamo due ricorrenze: i cent’anni dalla nascita di György Ligeti, con il LuganoMusica Ensemble e l’Ensemble 900 presente del Conservatorio della Svizzera italiana, e gli ottanta dalla nascita del compositore luganese Francesco Hoch, dedicatario di un concerto monografico. L’attualità musicale sarà ulteriormente ribadita da due dei ormai tradizionali cicli interni al cartellone principale, EAR (Electro Acoustic Room) ed Early Night Modern, in collaborazione con Oggimusica. Tornano anche altri cicli ormai abituali, come gli incontri di presentazione dei concerti e soprattutto il week-end dedicato ai quartetti: oltre al già citato Casals, a gennaio sono attesi lo Szymanowski e l’Ebène, che spazieranno rispettivamente dal compositore eponimo del gruppo a Mendelssohn, e da Haydn a Schubert. Attesissimi sono anche William Christie e Les Arts Florissants, che debuttano al Lac con una preziosa versione danzata di The Fairy Queen di Purcell: le coreografie sono firmate da Mourad Merzouki. Altre due importanti formazioni elvetiche impreziosiscono la locandina di Lugano Musica: la Luzerner Sinfonieorchester, diretta da Michael Sanderling in un’antologia dal wagneriano Crepuscolo degli dei, e la Kammerorchester Basel, che accompagnerà nei mozartiani Concerti per pianoforte K 175 e 271 Alexandra Dovgan, giovanissimo prodigio che ha avuto come mentore un altro affascinante poeta degli 88 tasti, Grigory Sokolov, anch’egli atteso in recital come il norvegese Leif Ove Andsnes.