I punti salienti dell’ultima legislatura

Il riassunto di una legislatura, balzando da una lettera all’altra dell’alfabeto, iniziando dalla A come astensionismo. Questo è lo spauracchio di chi ha a cuore il buon funzionamento del nostro sistema democratico. Quattro anni fa la partecipazione alle elezioni federali si fermò al 45%, in calo di oltre tre punti rispetto al 2015. L’altra faccia di questa medaglia si chiama «mobilitazione». Ai partiti ora il compito di giocare al meglio questa carta, nella volata finale verso le elezioni federali del 22 ottobre.

B come banche

Il tracollo di Credit Suisse ha portato il sistema bancario e finanziario internazionale sull’orlo del baratro. La data del 19 marzo di quest’anno rimarrà nella storia del nostro Paese, con l’annuncio, quel giorno, del passaggio della banca nelle mani di UBS. Da allora tanto lavoro per il CEO Sergio Ermotti, chiamato a tornare in sella alla nuova UBS, ma anche parecchie questioni ancora da chiarire, anche a livello politico.

Il Parlamento ha messo in campo una propria commissione d’inchiesta, per analizzare le decisioni prese dal Consiglio federale, dalla Banca nazionale e dalla Finma, l’autorità di sorveglianza sul settore. Ma anche per capire come mai, nell’autunno scorso, l’allora consigliere federale e ministro delle Finanze Ueli Maurer non diede l’allarme, malgrado Credit Suisse si trovasse in grave affanno già in quelle settimane.

C come Covid

La legislatura in corso era iniziata con un fatto decisamente inedito, la sospensione della sessione primaverile del marzo 2020 a causa della prima improvvisa ondata pandemica. Un’emergenza in cui il Consiglio federale ha più volte dovuto far leva sul diritto d’urgenza, con Parlamento e Cantoni che perlomeno inizialmente si sono ritrovati ai margini del processo decisionale. Un periodo segnato da chiusure e restrizioni. E dai dati statistici pubblicati ogni giorno: con il numero di contagi, di ospedalizzazioni e purtroppo anche le cifre delle persone decedute. Quella che sta per concludersi sarà senza dubbio ricordata come la legislatura della pandemia.

D come dittatura

La pandemia ha portato anche questo, la Svizzera è stata paragonata ad una dittatura. Lo ha fatto diverse volte l’UDC, il primo partito elvetico, e lo hanno fatto i movimenti No Vax, a causa delle restrizioni e dell’applicazione del diritto d’urgenza. Eppure per ben tre volte i cittadini e le cittadine svizzere sono stati chiamati alle urne per decidere il destino della Legge Covid, approvata per tre volte di fila. L’ultima nel giugno scorso.

F come fuga di notizie

Altro argomento legato alla pandemia, con il passaggio di informazioni tra il servizio stampa del consigliere federale Alain Berset e la redazione del «Blick», che è riuscito più volte ad anticipare le notizie sulla lotta alla pandemia che il Governo avrebbe poi comunicato in conferenza stampa. Per chiarire quanto capitato attorno a questo flusso di informazioni sono in corso delle inchieste, anche parlamentari. Certo è che Berset si è ritrovato a dover fare i conti con i suoi colleghi in Consiglio federale. Nel gennaio di quest’anno proprio lui, da presidente della Confederazione, ha dovuto provvisoriamente abbandonare la riunione settimanale del Governo per permettere ai suoi colleghi di affrontare la questione. Cose che non si erano mai viste prima a Palazzo federale. C’era una fiducia da ristabilire.

I come inflazione

Per anni è stata vicina allo zero ma in questa legislatura è riapparsa anche lei, l’inflazione. Un rincaro più contenuto rispetto a quanto si è visto nei Paesi a noi vicini – oggi siamo all’1,6% – anche se in alcuni ambiti si è dovuto fare i conti con diverse impennate davvero vertiginose dei prezzi del gas e dell’elettricità. Pesante anche l’aumento dei premi delle casse malati, in modo particolare per l’anno in corso e per il prossimo.

N come neutralità

L’attacco russo all’Ucraina ha riaperto nel nostro Paese la discussione sulla portata della neutralità elvetica. Un dibattito non solo interno, visto che diversi Governi di Paesi a noi vicini hanno sollevato dubbi sulla posizione della Svizzera, in particolare per quando riguarda il divieto della riesportazione di armi e la caccia agli averi degli oligarchi russi che vivono nel nostro Paese. Un tema che occuperà Governo e Parlamento anche nella prossima legislatura, in arrivo sul tema anche un’iniziativa popolare targata Unione Democratica di Centro. A ciò si aggiunge la recente decisione da parte del Governo di volere considerare terroristico il movimento islamista Hamas, dopo i barbari attacchi compiuti in territorio israeliano lo scorso 7 ottobre. Anche qui da soppesare ci sono argomenti legati alla neutralità.

O come onda

L’onda verde e quella viola. Nel 2019, alle elezioni federali, il partito ecologista ha visto aumentare la sua forza di oltre il 6%, mentre quello dei Verdi liberali ha fatto registrare un incremento del 3%. Mai prima di allora il fronte verde era riuscito a intascare un successo elettorale di questa portata. Per quanto riguarda la presenza femminile, invece, dal 2019 le donne occupano 95 dei 246 seggi che compongono le due Camere del Parlamento svizzero, un primato storico.

P come popolazione

Il dato demografico è sempre più al centro del dibattito politico. E questo su più livelli. C’è il tema della natalità e delle politiche in favore delle famiglie. Su questo punto il Consiglio nazionale ha varato un pacchetto di aiuti pari a 700 milioni di franchi, per agevolare l’accesso agli asili nido. Ora tocca al Consiglio degli Stati, che però potrebbe essere meno generoso. C’è poi il tema dell’immigrazione di forza lavoro, in particolare dall’Unione Europea. E della carenza di personale in diversi settori della nostra economia. E c’è poi il capitolo dei profughi e della politica di asilo, tra chi ritiene che la situazione sia tutto sommato sotto controllo e chi invece parla di caos. Con la Svizzera che ha ormai raggiunto i 9 milioni di abitanti. Tutto questo mentre una persona su 5 ha ormai più di 65 anni di età. Tra le città svizzere Lugano è quella in cui vive la proporzione maggiore di anziani, quasi il 23% degli abitanti è in età AVS.

S come stallo o U come UE

La legislatura che sta per concludersi ha visto la Svizzera, con l’allora presidente della Confederazione Guy Parmelin, andare a Bruxelles per dire in sostanza «grazie e (forse) arrivederci», l’accordo quadro non può essere accettato dal nostro Paese. Era la primavera del 2021. La bozza di quell’accordo, che avrebbe dovuto dare un futuro alle relazioni bilaterali, veniva così cestinata, troppe le divergenze interne sulla portata di quel documento per il nostro Paese, tra perdita di sovranità, ripresa dinamica del diritto europeo e concessioni nel controllo del mercato del lavoro, per citare solo alcuni dei nodi che non si era riusciti a sciogliere. Da allora si sono aperte delle trattative a livello tecnico che dovrebbero portare nei prossimi mesi alla definizione di un mandato negoziale vero e proprio per quelli che potremmo chiamare i «Bilaterali 3». Ma la sensazione è appunto quella dello stallo: i temi irrisolti di allora continuano ad esserlo anche oggi.

V come votazioni

Nel corso degli ultimi anni a livello nazionale si è votato su ben 37 temi, tra iniziative e referendum. Ne citiamo solo 2, forse le più importanti. La riforma dell’AVS, che porta l’età di pensionamento a 65 anni per le donne ma che garantisce al primo pilastro una maggiore stabilità finanziaria. E la bocciatura della legge sul CO2, voluta per accelerare la transizione verso le energie rinnovabili. Temi di cui di certo sentiremo parlare anche nella prossima legislatura. E qui arriviamo alla Z come generazione Z. È il futuro, tutto da scrivere…

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