In cammino alla scoperta del Castelliere

Un unico sentiero, ma diversi itinerari permettono oggi di vivere un’esperienza immersiva in varie epoche del passato salendo la collina che dal villaggio di Tegna conduce al sito archeologico dell’omonimo castello. Sin dal primo passo ci si può soffermare su testimonianze e curiosità relative a più ambiti, dalla storia all’archeologia, alla geomorfologia. Con quale ausilio? Con la guida di tre personaggi per le famiglie, con quella di un approccio filosofico per agli adulti. Soprattutto con in mano uno dei quattro opuscoli del cofanetto Il Castelliere, principale strumento di divulgazione di un progetto di valorizzazione che porta lo stesso nome. 

La sperimentazione dinamica nella natura con un supporto cartaceo corrisponde a una precisa scelta degli autori del progetto. Quest’ultimo, promosso dal Patriziato di Tegna e caratterizzato da uno sviluppo progressivo, è opera dell’archeologo Mattia Gillioz e dell’architetto e museografo Nicola Castelletti. Insieme i due professionisti hanno lavorato fin dall’inizio e insieme li abbiamo incontrati per capire il carattere innovativo de Il Castelliere. Attivi nella valorizzazione del patrimonio storico dei rispettivi settori, Gillioz e Castelletti hanno affidato agli strumenti digitali solo il contatto (tramite il sito www.castelliere.ch) e gli approfondimenti. La vera scoperta deve avvenire mossi da una curiosità che coinvolga tutti i sensi e sia soddisfatta in loco. «Con questo approccio – spiegano gli intervistati – abbiamo voluto partire dal sito con l’intento di promuovere l’insieme del territorio. Il progetto, partito nel 2020, è proseguito l’anno seguente durante il mese di settembre con lo scavo archeologico di parte delle vestigia in collaborazione con l’Università di Losanna e la partecipazione di studenti in formazione. Parallelamente abbiamo sviluppato il concetto della valorizzazione, sfruttando così al meglio i risultati della ricerca sul campo».

Al fine di raggiungere un pubblico il più ampio possibile, si è sviluppata l’idea degli itinerari in tre direzioni: adulti, famiglie, scuole. Proseguono gli ideatori de Il Castelliere: «Parole in cammino verso il Castello è il leporello dedicato agli adulti e curato da Fabio Meliciani, filosofo della scienza attivo anche quale divulgatore. Sei parole accompagnano e stimolano il visitatore lungo il percorso escursionistico da un lato e quello storico e geologico dall’altro. È un viaggio costellato da cinque tracce riprodotte anche visivamente. Tutti gli opuscoli sono infatti strutturati con una mappa, un testo e un’attività personale. Quello per le persone adulte contiene anche il profilo altimetrico e una linea del tempo».

Dagli adulti ai più giovani con i tre personaggi che accompagnano la salita dei bambini (a partire dai 6 anni insieme ai genitori), proponendo attività pratiche e ludiche. Un giovane ragazzo spiega la vita quotidiana di alcuni secoli fa, un antico romano svela i segreti archeologici, per poi risalire fino a 20’000 anni fa con la geomorfologa Giada, specializzata oggi nello studio della superficie terrestre per capirne genesi ed evoluzione. I quattro pieghevoli possono essere acquistati singolarmente (partendo dal sito o presso l’editore Armando Dadò) o nel cofanetto che li racchiude. Un ulteriore set di opuscoli è stato concepito per allievi e docenti delle Scuole Medie in collaborazione con la Divisione della scuola che si è dimostrata molto interessata. Precisa al riguardo Nicola Castelletti: «I contenuti, collegati al Piano degli studi, favoriscono la collaborazione fra gli insegnanti. La scorsa primavera gli itinerari sono stati testati da alcune classi, mentre questa settimana li presenteremo sul posto a diversi docenti nell’ambito di un corso di aggiornamento». I sette opuscoli, inoltre, saranno presto arricchiti da altre pubblicazioni. Mattia Gillioz: «A breve sarà disponibile un secondo itinerario per gli adulti che ho dedicato esclusivamente all’archeologia, così come la versione in lingua tedesca degli opuscoli per gli adulti e le famiglie».

Lo sforzo profuso nella divulgazione è notevole e mira a suscitare l’interesse per ulteriori ricerche, come conferma anche il presidente del Patriziato di Tegna Adriano Gilà. «Abbiamo iniziato nel 2017 con la pulizia del sito, la messa in sicurezza dei resti archeologici e la posa di pannelli informativi. Per far rivivere il castello occorreva però andare oltre. Con un notevole sforzo finanziario – circa mezzo milione di franchi raccolti dal Patriziato presso enti pubblici e fondazioni private, oltre a una parte di fondi propri – abbiamo promosso questo progetto, auspicando che attiri l’attenzione di nuovi ricercatori e investitori. L’area finora indagata, pari a un decimo di quella rilevante dal punto di vista archeologico, ruota attorno all’edificio a pianta quadrata ubicato al centro della collina. C’è quindi ancora un grande potenziale da sfruttare, anche perché è possibile condurre studi su diverse epoche essendo l’occupazione della collina accertata fin dalla preistoria».

I primi scavi archeologici sul promontorio (a 537 m slm, dislivello di 275 m) risalgono agli anni Quaranta del secolo scorso sotto la direzione dell’architetto Alban Gerster. Riemersero allora i resti in muratura dell’insediamento, come pure numerosi reperti legati alla vita quotidiana. Nel 2015, nella sua tesi di Master in scienze dell’Antichità presentata all’Università di Losanna, Mattia Gillioz ripercorre la storia e i risultati delle indagini archeologiche riguardanti il Castello di Tegna. Per questo motivo il Patriziato, dopo i primi interventi di riordino, lo contatta, auspicando nuove indagini e la valorizzazione di uno dei siti archeologici di maggior interesse del Locarnese, preziosa testimonianza della storia regionale, iscritta nell’Inventario dei beni culturali di importanza nazionale. Riguardo al nome, Castello è il toponimo che figurava sulla cartografia ufficiale fino a poco tempo fa, mentre Castelliere è il termine più usato con origine nel gergo popolare.

A caratterizzare il sito – dando vita anche al nuovo logo ideato dal grafico del progetto Claudio Lucchini – è l’edificio a pianta quadrata situato al centro della collina. «Si tratta – spiega Mattia Gillioz – di un’imponente fortificazione edificata tra il 450 e il 500 d.C., durante gli ultimi decenni dell’impero romano, volta a controllare le vie di comunicazione sull’arco alpino. La ricerca ha fornito nuove preziose informazioni sulla storia del sito. Informazioni che riguardano la sua costruzione, la vita quotidiana, la devastazione dovuta a un incendio, la susseguente ricostruzione fino alla distruzione finale sempre ad opera delle fiamme. I reperti non sono forse eclatanti dal punto di vista visivo, ma molto significativi da quello scientifico, perché permettono di ricostruire la storia del sito e la vita che vi si svolgeva. Ne sono un esempio una forgia per la fabbricazione di attrezzi e chiodi (in relazione al cantiere) e i reperti carbonizzati di alimenti quali frutta, cereali e leguminose».

Tornando al progetto di valorizzazione, Nicola Castelletti sottolinea che «grazie agli itinerari, realizzati con l’apporto di un vasto gruppo di specialisti sia per i contenuti che per i testi, quando si giunge alla sommità, fra i resti della fortificazione e con una splendida vista, si dispone già degli strumenti necessari per comprendere il significato e la portata di quest’opera». Come il Castello di Serravalle (vedi «Azione» del 14 agosto), con il dovuto distinguo di epoca e storia ma sempre con il contributo di Nicola Castelletti per quanto concerne la valorizzazione, il Castelliere di Tegna è quindi diventato una meta escursionistica alla scoperta di storie che permettono di risalire molto lontano nel tempo. Questo grazie anche alla visione aperta e lungimirante del Patriziato che ha accordato grande libertà d’azione agli autori del progetto.

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