La voce degli operai e degli amici della montagna

Proprio a sessant’anni il Coro Scam sta vivendo una nuova primavera. Si sta rimettendo in gioco, si rinnova e respira a pieni polmoni una boccata di aria fresca.
Un coro virile, creato nel 1963 direttamente dentro le officine della Monteforno, la famosa acciaieria leventinese, in cui lavoravano all’epoca quasi mille operai (diventati proprio mille negli anni Settanta). E per amalgamare tutti quegli operai, che arrivavano dal Ticino e soprattutto da varie regioni dell’Italia, per creare gruppo e valorizzare ogni voce singola, era nata la Società Corale Aziendale Monteforno. Era stata l’infermiera Lina Grassi ad avere l’idea per prima e così avevano chiamato un Maestro di coro, che li aveva riuniti tutti in una sala prove di Giornico. Ben presto una quarantina di persone usciva dal fragore dell’acciaieria, dal caldo soffocante del laminatoio, scendeva dalle gru, si allontanava dai rottami di ferro che venivano colati a 2000 gradi e andava a cantare. Tutto a spese della Monteforno: le prove, i concerti, le tournées. Era un investimento per l’unione dei lavoratori, per dare un’immagine all’esterno della fabbrica, e per legare ancora di più gli operai all’azienda.

La Valle li adorò subito; il Ticino li accolse ben presto e le terre d’origine degli operai li invitarono a esibirsi. All’inizio degli anni Ottanta, il Coro Scam andrò addirittura in Egitto a portare i canti alpini e l’Ave Maria in lingua sarda; nel 1982 fu invitato al Quirinale a Roma da Sandro Pertini per il suo compleanno e cantò Bella ciao emozionando il presidente partigiano; poi iniziò ad aprirsi a nuovi cantori, pescati anche fuori dalla fabbrica. Già dalla metà degli anni Ottanta, iniziarono i licenziamenti che svuotarono piano piano una bella e variegata parte della Leventina. Nel dicembre del 1994, la tragica chiusura, considerata da molti ingiusta e criminosa: la Monteforno era in attivo, ma per motivi di concorrenza interna, fu chiusa e gli operai restarono a casa. O meglio: molti di loro se ne tornarono da dove erano venuti: Sardegna, Sicilia, Campania, Lombardia, Piemonte, Spagna, Turchia, Polonia.

Ma il Coro Scam è sopravvissuto, aprendosi e rinnovandosi. Ha mantenuto il nome, diventando però Società Corale Amici della Montagna. Dopo il Maestro Raimondo Peduzzi era arrivato il Maestro Giotto Piemontesi, professionista diplomato Conservatorio, e da una decina di anni è stato assunto Andrea Cupia, musicista poliedrico con al suo attivo una lunga e intensa attività di direzione musicale. «Lavorare con lui è molto stimolante», mi raccontano alcuni coristi, «quando facciamo le prove sentiamo che esige da noi un impegno molto grande, ma sempre alla nostra portata. Ci fa crescere, ci interessa; le stesse canzoni ora le eseguiamo con più rigore, più colore. È una grande opportunità per noi». Mi raccontano che essere parte di un coro è molto meglio di giocare in una squadra sportiva, «perché qui, più si è, meglio è. Non c’è competizione tra noi, soltanto complicità».

Il coro, con componenti che arrivano da tutto il Ticino, dai Grigioni e persino dall’Italia, continua a riunirsi una volta alla settimana e a partire regolarmente per ritiri di «full immersion» dove si concentra dalla mattina alla sera sulla propria voce, la respirazione e la postura. I membri, che hanno dai 21 agli 89 anni, spesso sono invitati fuori casa (Ticino, altri cantoni svizzeri, Germania) per un concerto in chiese, sale da concerto o palestre. Partecipano anche a concorsi internazionali dedicati ai cori. «Notiamo che fuori dal Ticino la gente ha un’altra cultura dell’ascolto, molto più attenta che qua da noi», fanno notare i cantori.

Il repertorio è cambiato negli anni, senza tralasciare la tradizione alpina e legata alle guerre del Novecento (cioè i canti creati apposta per i cori virili), ma aggiungendo altre proposte, che spaziano dalla canzone leggera, italiana o internazionale, a classici del rock e ad altri generi di musica moderna.

Quest’anno, per il suo sessantesimo compleanno, il Coro Scam si è esibito in una specialissima serata insieme con Italian Harmonists, un ensemble di cantanti della Scala, uniti in un gruppo che fa spettacoli musicali con accompagnamento di pianoforte. Insieme hanno presentato questa primavera all’Auditorio Stelio Molo della RSI uno spettacolo musicale, raffinato, ironico e divertente che prende in giro l’uomo inteso come figura maschile.

«Questa è una nuova era che si inaugura, anche se il Coro continuerà con il suo repertorio e le sue esibizioni», commenta il Maestro Cupia, «ma ora sappiamo che siamo in grado anche di fare qualcosa di diverso, qualcosa che ha sorpreso noi e il pubblico, qualcosa di bello, insieme con dei professionisti, molto espressivo, ritmato, che ha richiesto un anno di prove per raggiungere il livello canoro e di precisione che dovevamo ottenere». Ce l’hanno fatta e chissà che non si riproporrà l’occasione di rivedere questo spettacolo o magari altri di questo genere.

Sabato 18 novembre invece, ci sarà un’altra serata speciale per sentirli: a Faido, nella palestra delle Scuole, festeggeranno il loro anniversario dei sessant’anni insieme ad altri cinque cori, per ripercorrere con vari canti e voci diverse le sei decadi della loro esistenza.

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