Una rivoluzione musicale

by Claudia

Tendenze  ◆  Come TikTok influenza il mercato e cambia le modalità d’ascolto

Alla metà del XIX secolo, un tipografo parigino con l’animo dell’inventore, Édouard-Léon Scott de Martinville, si domandò come mai la riproducibilità della stampa e delle immagini non potesse essere elaborata per i suoni. Creò uno strumento, poi chiamato fonoautografo, con cui eseguì la prima «registrazione» di un brano musicale. Ideato studiando l’orecchio umano, il fonoautografo era però più simile a un sismografo che a un registratore audio. L’epoca della riproduzione musicale vera e propria iniziò nel 1877 con l’invenzione del fonografo da parte di Thomas Alva Edison. Si può dire che da allora la musica come espressione artistica è interconnessa alla tecnologia grazie a cui viene riprodotta e ascoltata, in un connubio che sta vivendo in questi anni l’ennesima evoluzione. La nuova frontiera si chiama TikTok. Il social network nato nel 2016 in Cina consente la condivisione di video; oggi ha circa un miliardo di utilizzatori mensili, la metà dei quali ha meno di 30 anni. La musica sta alla base del successo crescente che la piattaforma ha avuto. I video che gli utenti condividono devono essere brevi e immediatamente accattivanti e le canzoni sono un elemento fondamentale di questa attrattiva. TikTok oggi è il luogo che definisce l’essenza della pop music ed è considerato uno strumento cruciale per la promozione musicale.

La cantante francese Jain nel 2015 ottiene al suo debutto un ottimo successo con l’album Zanaka. L’artista diventa popolare in particolare in Francia e Svizzera anche trascinata dal singolo “Makeba”, dedicato alla leggendaria cantante africana Miriam Makeba. All’inizio dell’estate di quest’anno però una serie di episodi incredibili cambia la storia di questo brano. L’americano Phil Stringer arriva all’aeroporto di Oklahoma City per imbarcarsi su un volo diretto a Charlotte. Il volo viene rimandato e, uno a uno, i passeggeri desistono preferendo altri voli. Phil però resiste in aeroporto fino a quando, con 18 ore di ritardo, l’aereo arriva al gate. Non senza stupore, Stringer si trova a essere l’unico passeggero. Ne approfitta per raccontare l’avventura sul suo profilo di TikTok. E sceglie come colonna sonora Makeba di Jain. La storia del passeggero solitario diventa virale, ma diventa anche virale la canzone che la accompagna. Quasi istantaneamente è riproposta da migliaia di video di TikTok e Instagram. Ad agosto il social network la proclama la canzone dell’estate essendo stata riutilizzata da più di 5milioni di utenti. Il brano ritorna nelle programmazioni radiofoniche e trova una nuova vita anche nei servizi di streaming, superando su Spotify i 230milioni di ascolti e i 245milioni su Youtube. Ma Makeba è solo l’ultimo caso-studio di brani rinati o lanciati grazie ai video su TikTok. La carriera del country rapper americano Lil Nas X è nata dal successo Old Town Road, partito proprio dal social network. Altri artisti come Doja Cat, Jack Harlow, Lizzo, ma anche gli italiani Måneskin sono diventati fenomeni globali grazie alla condivisione della loro musica nei video della piattaforma. L’industria musicale non può più prescindere da questo ecosistema: si corteggiano gli influencer, si creano sfide e concorsi, si lanciano eventi pensati per i social e si crea musica particolarmente immediata, ritmata e adatta per essere impiegata in spezzoni che di solito durano meno di un minuto.

La domanda che sorge spontanea è però una: «Come fanno i cantanti a guadagnare da una canzone virale?». TikTok retribuisce gli artisti non tanto in base alle riproduzioni del brano, ma in base al numero di video che impiegano la musica dello stesso (il criterio è usato anche per i reels di Instagram e Facebook), un sistema forse non particolarmente remunerativo. Tuttavia la popolarità si riflette sui numeri di riproduzioni su piattaforme come Spotify o Apple Music che generano profitti. Anche qui i soldi non sono moltissimi: un milione di stream frutta 5mila dollari o poco più. Più appetibili sono i diritti d’autore provenienti da usi diversi della canzone come la trasmissione in radio o in eventi pubblici. L’obiettivo massimo però è che il brano venga utilizzato per uno spot pubblicitario o come commento musicale in una serie o in un film. In questo caso si avvia una trattativa privata che, per i brani di successo, può arrivare anche a cifre a 6 zeri. E qui sta forse il futuro del music business. In un universo musicale sempre più immateriale in cui il pubblico è formato da utenti che non solo ascoltano, ma “usano” le canzoni, e in cui titoli magari dimenticati possono generare colossali profitti, la nuova frontiera del business è acquistare in massa i cataloghi musicali degli artisti più disparati. Le canzoni sono considerate come azioni, asset class, e si utilizzano poi i social per rivitalizzare il loro successo e monetizzare l’investimento. È quello che sta facendo il fondo inglese Hipgnosis Song Management che dal 2021, grazie anche al supporto della società finanziaria Blackstone, ha già investito 700milioni di dollari per acquisire i cataloghi degli artisti più disparati quali Justin Bieber, Leonard Cohen, Justin Timberlake e Nile Rodgers. È la fine di un’epoca, ma anche l’inizio di una nuova rivoluzione musicale.

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