Andare a far visita a un cimitero può sembrare un suggerimento forse macabro. Ma non è così quando si tratta del Cimitero Monumentale di Milano, un museo a cielo aperto. Toglietevi quindi dalla testa l’immagine di una classica uscita malinconica da trascorrere fra tristi viali e preparatevi, invece, a immergervi in una passeggiata tra sculture, sepolcri maestosi e statue realizzate da importanti artisti per celebrare la dipartita di gente comune così come quella di grandi nomi della storia d’Italia.
Con i suoi 260mila metri quadri situati nel centro di Milano, il Cimitero Monumentale è circondato dai grattacieli di vetro e cemento che hanno trasformato la skyline della capitale economica d’Italia. Disegnato dall’architetto Carlo Maciachini, fu aperto nel 1866, cinque anni dopo l’Unità d’Italia. Ad accogliervi, dopo la grande cancellata, si trova subito il Famedio, il Tempio della fama, edificio che ospita, come dice il nome stesso, le persone famose. Ma attenzione, non è necessario essere sepolti nel Famedio per avere il proprio nome sulle pareti. Questo edificio raccoglie tutti quei nomi di personaggi italiani che hanno fatto la storia del Paese, dalla letteratura alla scienza, dalla cultura all’arte in tutte le sue forme, dall’economia all’editoria e alla musica. Così, mentre al centro, realizzata da Giannino Castiglioni, si erge solitaria e maestosa la tomba di Don Lisander, cioè quella del grande romanziere e poeta Alessandro Manzoni, qui realmente sepolto, lì accanto troviamo il busto di Giuseppe Verdi, le cui spoglie sono nella Casa di Riposo dei Musicisti sempre a Milano. Allo stesso modo, in alto, sopra le vetrate a mosaico, si trova il busto di Garibaldi, la cui tomba invece è all’isola di Caprera. E si legge anche il nome di Giorgio Gaber o di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, passando da Leonardo da Vinci a Enzo Biagi, da De Chirico a Ludovico il Moro. Insomma, qui sono ospitati defunti eccellenti, milanesi per nascita o adozione.
Il Cimitero Monumentale è costruito in modo razionale, per cui dal Famedio si prende il viale principale da dove partono tutte le vie secondarie. Camminando su queste strade coperte di ghiaia, si possono ammirare le varie tombe con architetture classiche e contemporanee, obelischi o templi, tutte adornate con le loro statue e sculture in ferro battuto o marmo che rappresentano pietà, preghiera, amore, pace eterna, dolore. E molte create da grandi artisti, come Fontana, Wildt, Pomodoro o Butti. Addirittura ci sono, per il visitatore, i percorsi a tema: come quello degli Amori Eterni che la morte non potrà mai far finire, o quello dedicato alle Grandi Donne o ai Grandi Editori.
Alle tombe sfarzose dei nomi importanti per la storia d’Italia o delle famiglie della borghesia milanese si alternano quelle della gente comune, ma anche queste comunque adornate con richiami alla vita del defunto o con croci e statue che rimandano alla fede. Uscendo dal viale principale, il Monumentale è un dedalo di stradine e sentieri ed è abbastanza facile vedere mazzi di fiori sulle tombe oppure tra le braccia di una Madonna in preghiera o ai piedi di un angelo con le ali spiegate. Non bisogna, infatti, dimenticare che ancora oggi il Monumentale è meta anche di chi viene a fare visita alla tomba di un proprio caro.
A metà del viale si trovano l’ossario e la necropoli, mentre alla fine, quello che è stato il primo forno crematorio in Italia e uno dei primi in Europa. Costruito nel 1875 dall’industriale Keller – che fu anche il primo a farsi cremare – oggi è chiamato Tempio Crematorio, e chiaramente non è più in uso. Le porte di quelli che una volta erano i forni, sono di un colore rosso bordeaux; sopra di esse si legge ancora la scritta «Pulvis es, et in pulverem reverteris» («Polvere sei e polvere ritornerai»).
Tante altre piccole curiosità si trovano nascoste in questo luogo sacro, e sin da subito anche luogo di eterno riposo per defunti appartenenti a confessioni religiose diverse. Alla destra del Famedio si trova, ad esempio, il cimitero degli Israeliti, mentre alla sinistra, il cimitero degli Acattolici. Interessante è anche conoscere la storia del Civico Mausoleo Palanti. Tomba progettata dall’architetto Palanti per la sua famiglia, durante il bombardamento di Milano nella Seconda guerra mondiale è stato rifugio per le opere della Pinacoteca di Brera. Donato poi al comune meneghino, oggi è la succursale del Famedio, e anche qui riposano illustri cittadini.
Andrebbe poi scoperta l’edicola Besenzanica, realizzata dallo scultore Butti, dove si può ammirare una rappresentazione della vita agricola, con un contadino e i suoi buoi. La leggenda dice che toccare il naso del bue porti fortuna. Ma le edicole da ammirare sono tantissime, soprattutto nella zona denominata Necropoli, il luogo dove le famiglie importanti di Milano ambivano a erigere le loro tombe. Ci sono quella di Isabella Casati, anch’essa realizzata dallo scultore Enrico Butti, il quale l’ha rappresentata in una scultura che la ritrae adagiata sul letto negli ultimi istanti di vita. O quella di Antonio Bernocchi dello scultore Castiglioni che ricorda la Colonna Traiana. E ancora l’edicola Körner, quella del grande Maestro Toscanini, oppure quella dei Rizzoli, grande famiglia di editori, quella dell’industriale tessile Bruni o della famiglia Sonzogno. E sono ancora solo alcuni dei grandi monumenti funebri: l’importante è lasciarsi trasportare dal silenzio del luogo e osservare con attenzione per scoprire come un posto che solitamente richiama alla memoria colori cupi, dolore e oscurità, sia stato trasformato in un luogo dove l’arte si rincorre in tutte le sue forme, dal gotico al bizantino, dal liberty al moderno.