Più contadini in Parlamento

by Claudia

Oltre all’avanzata dell’UDC, le ultime elezioni federali svizzere hanno rafforzato il settore agricolo, sollevando vari interrogativisu come l’influente lobby rurale inciderà sulla politica futura a Palazzo

Stivali verdi che arrivano quasi al ginocchio, una blusa azzurra e in testa un cappellino dell’UFA (azienda attiva nel settore dei mangimi). Un abbigliamento che forse non susciterebbe grande stupore in Consiglio nazionale, sicuramente meno rispetto all’entrata goliardica di Giuliano Bignasca che nel 1995 fece il suo ingresso a Palazzo federale brandendo un bastone ricurvo. Le recenti elezioni ci hanno infatti consegnato un Parlamento con una forte rappresentanza agricola. Il rinnovo delle Camere si è tradotto in un aumento di parlamentari legati al mondo contadino, un risultato che si deve anche all’avanzata dell’UDC. «I contadini hanno pianificato queste elezioni quasi in sordina», afferma Claude Longchamp, politologo, analista e fondatore dell’Istituto di ricerca gfs.bern. «Per incrementare la loro presenza a Berna, hanno fatto in modo che molti politici appartenenti al ceto agrario fossero inseriti nelle liste dei partiti borghesi, aumentando così le loro probabilità di essere eletti».

Se nella legislatura precedente i contadini erano una ventina, attualmente sono più di trenta. La Conferenza delle parlamentari e dei parlamentari contadini ne conta al momento 35, cifra che potrebbe aumentare di altri quattro dopo il ballottaggio per gli Stati. Inoltre circa un centinaio di parlamentari fanno parte del Club agricolo dell’Assemblea federale. L’appartenenza al primo gruppo è riservata a chi è davvero attivo nel settore primario, mentre l’adesione al Club è aperta a chiunque ha una certa affinità con il mondo agricolo. La piattaforma smartvote.ch ha calcolato che un deputato su dieci del nuovo Consiglio nazionale è contadino, e circa uno su sette ha legami con il settore agricolo. La lobby agricola continuerà quindi ad avere un forte influsso a Berna? «Nella prossima legislatura, i contadini democentristi cercheranno di dettare l’agenda politica, soprattutto nei gruppi parlamentari», spiega Longchamp. «Tuttavia sarà ancora l’Alleanza del centro a decidere quali proposte saranno discusse nelle due Camere. Ricordo però che i contadini hanno subito anche una parziale sconfitta alle recenti federali: il direttore dell’Unione svizzera dei contadini, il liberale radicale Martin Rufer, che avrebbe dovuto sostituire Jacques Bourgeois in Parlamento, non è stato eletto, una mancata nomina che indebolisce la lobby agricola».

Il voto del 22 ottobre ha, almeno in parte, modificato il volto del Parlamento. Se le elezioni del 2019 ci avevano consegnato un Consiglio nazionale più giovane, più femminile e decisamente più verde, le ultime non si sono limitate a un mero intervento di «belletto». Complessivamente, la Camera del popolo è diventata più anziana, più rurale e più maschile. La rappresentanza femminile è scesa dal 42% al 38,5%. L’onda viola si è attenuata: dei 200 parlamentari, solo 74 sono donne, nonostante non si siano mai viste così tante candidate sulle liste elettorali. E ciò grazie alla scommessa lanciata da «Helvetia chiama!» ai presidenti dei partiti. L’obiettivo del movimento femminile era la conquista del 50% dei seggi in Parlamento. Secondo Cloé Jans dell’Istituto demoscopico gfs.bern, lo scivolamento a destra del Parlamento ha avuto importanti ripercussioni sulla presenza femminile. L’UDC, la grande vincitrice, è il partito che storicamente promuove meno le donne in politica. Le prospettive per il Consiglio degli Stati sono un po’ più rosee. Anche se i risultati non sono ancora definitivi, poiché in molti Cantoni si andrà al ballottaggio, ci sono buone possibilità che la quota femminile nella Camera alta venga mantenuta o addirittura aumentata.

È anche grazie all’ottimo risultato dell’UDC se il mondo agricolo può festeggiare. Dieci degli undici neoeletti sono membri del partito guidato da Marco Chiesa. Dei 35 parlamentari contadini in Consiglio nazionale e in Consiglio degli Stati, 22 sono democentristi, tre verdi, otto dell’Alleanza del Centro, uno del PLR e uno dell’Unione democratica federale. Come abbiamo già sottolineato, il fronte agricolo esce rafforzato dal recente rinnovo, non da ultimo grazie all’alleanza denominata «Prospettiva Svizzera» tra rappresentanti del mondo agricolo e associazioni economiche (Economiesuisse, Unione svizzera degli imprenditori e Unione svizzera delle arti e mestieri).

I primi risultati di questa collaborazione si sono già visti con una maggiore mobilitazione dell’elettorato nelle aree rurali del Paese. Secondo lo «Schweizer Bauer», l’organo ufficiale dei contadini, la popolazione agricola si è recata alle urne per esprimere il suo malcontento verso i tagli ai contributi diretti, la politica agricola, gli attacchi delle associazioni ambientaliste e l’imposizione, percepita come paternalista, sulle scelte alimentari del singolo. Gli analisti si chiedono se «Prospettiva Svizzera» sia stato un accordo estemporaneo per la campagna elettorale o se l’unione tra «Gülle und Geld» (in italiano, colaticcio e denaro), così etichettata dalla sinistra, continuerà anche in futuro. «Questa collaborazione sarà sicuramente molto importante in occasione delle votazioni popolari», dice Longchamp. «Da una parte i contadini sono in grado di mobilitare l’elettorato, dall’altra le associazioni economiche sono pronte a finanziare le campagne in vista del voto. Insieme avranno un considerevole influsso sulle tematiche economiche». Per Longchamp, tuttavia, tale alleanza non avrà un grande peso sulle decisioni in Parlamento.

Sull’importanza della lobby contadina avremo una prima conferma durante la prossima sessione, quella invernale. All’ordine del giorno ci sono due questioni: la prima concerne la proposta dal Consiglio federale di ridurre i contributi diretti all’agricoltura nel preventivo 2024. Sul medio termine, per il quadriennio 2026-2029 il Governo propone un risparmio di oltre 300 milioni di franchi rispetto al precedente periodo 2022-2025. La seconda è l’iniziativa per la biodiversità che sarà trattata insieme a un controprogetto indiretto. La votazione popolare è prevista nel 2024, un oggetto che potrebbe accentuare il divario tra campagna e città, una spaccatura già emersa nel 2021 con le iniziative su pesticidi e acqua pulita.

E che aria tirerà in Parlamento lo capiremo anche mercoledì 13 dicembre, in occasione dell’elezione del nuovo membro del Consiglio federale e del cancelliere. «A mio avviso, la lobby agricola è tendenzialmente sopravvalutata», sostiene Longchamp. «Tra le candidate e i candidati del PS, nessuno corrisponde al profilo ideale dei contadini, e tra i Verdi nessuno ha concrete chance di essere eletto e di scalzare un esponente del PLR». Secondo molti politologi, il settore agricolo è stato invece determinante nell’elezione di Elisabeth Baume-Schneider, preferita alla basilese Eva Herzog. Le probabilità che un candidato verde venga eletto in Consiglio federale sono minime. Non ci dobbiamo quindi aspettare colpi di scena, ma non possiamo escludere che i contadini facciano valere la loro influenza per lanciare un segnale d’avvertimento a PLR e PS.

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