Un sapiente connubio fra la salvaguardia di antichi saperi manuali e l’introduzione di tecniche innovative garantisce oggi alla filiera della lana della valle Verzasca un nuovo sviluppo e maggiore visibilità. Quest’ultima accresciuta anche dall’inserimento nella Lista delle tradizioni viventi in Svizzera. Per i 90 anni della Pro Verzasca, festeggiati in più occasioni durante l’estate, oltre a una mostra temporanea al Museo di Val Verzasca a Sonogno, nel medesimo villaggio è stato inaugurato anche il Sentiero della lana. Il percorso permette di scoprire, passeggiando fra le viuzze del nucleo, come dalla lana sudicia si giunga a variopinti oggetti di uso quotidiano, dalle calze ai guanti, dai berretti agli storici scialli.
Quando giungiamo a Sonogno di buon mattino in un giorno feriale di fine ottobre, il villaggio in cima alla valle sembra già prepararsi all’inverno. Regna il silenzio, il cielo è grigio, poche le persone che si incontrano all’aperto. Già nel primo ritrovo pubblico però la vita di paese prende forma. L’appuntamento è con Marcel Bisi, presidente da quasi un ventennio della Pro Verzasca e anima del progetto della filiera della lana, fibra a cui ha legato anche la sua attuale attività professionale. Bisogna infatti risalire all’inizio del Millennio per capire come si sia potuti giungere a una filiera completa presente a Sonogno. Il negozio di artigianato locale ha una lunga tradizione e pure la tintura richiamava già in valle persone interessate al procedimento. L’ostacolo maggiore per realizzare una filiera completa era costituito dalla lavatura. Entrato nel consiglio direttivo della Pro nel 1992, Marcel Bisi quando accede alla presidenza nel 2004 intende rilanciare l’insieme dei processi necessari all’ottenimento di un prodotto realizzato con la lana. «Dalla visita a un grande impianto di lavatura nel Biellese – ricorda il presidente della Pro Verzasca – siamo passati a rivalutare una tecnica a ultrasuoni fallita negli Stati Uniti perché concepita su scala troppo grande. Questo è avvenuto alla SUPSI che ha raccolto il nostro invito a sviluppare il progetto. Un piccolo pulitore a ultrasuoni è servito per i primi tentativi, affinati fino a giungere all’ideazione da parte della SUPSI del sistema oggi in funzione al centro di lavaggio, invenzione nel frattempo brevettata e premiata a livello nazionale dalla Kommission für Technologie und Innovation». Predisporre la filiera significava però anche riorganizzare il recupero della lana a livello cantonale – oggi ne vengono raccolti circa 12mila kg all’anno – e il lavoro manuale di collaboratrici e collaboratori. La Pro Verzasca ne conta attualmente una quarantina, quasi tutti esterni. Installata dapprima a Gordola, Comune nel quale in passato ci si trasferiva dalla valle per sfuggire al rigido inverno distribuendosi in zone diverse a dipendenza del Comune di provenienza, l’apparecchiatura per la lavatura da due anni è riunita con le altre tappe della lavorazione a Sonogno.
Grazie al nuovo Sentiero della lana queste tappe sono fruibili da parte dei visitatori. In tarda mattinata il sole inizia a illuminare la piazza di Sonogno e i primi turisti si soffermano nei sette punti del percorso. Lo facciamo anche noi, guidati da Marcel Bisi. La prima sosta è proprio al centro di lavaggio. Seguono l’orto didattico (realizzato da Caritas Ticino) con alcune materie prime per la tintura, il laboratorio di tintura, l’aula didattica che conserva anche il piccolo apparecchio a ultrasuoni delle prime sperimentazioni, il deposito dei semilavorati e la sede della cardatura e della agugliatura, prima di finire con il negozio affacciato sulla piazza. Gli spazi sono visibili anche in assenza di personale tramite porte in legno aperte nella parte superiore. «Per facilitare la comprensione di come viene lavorata questa fibra naturale, abbiamo previsto di realizzare per ogni fase un video accessibile tramite codice QR», spiega Marcel Bisi. «I video saranno pubblicati anche sul sito www.proverzasca.ch dal quale si può pure accedere allo shop online. Va sottolineato che le diverse tappe della lavorazione, basate su conoscenze tradizionali unite a tecniche innovative, garantiscono una produzione artigianale sostenibile da un punto di vista sociale, economico ed ecologico». Un aspetto evidenziato anche nel pieghevole che guida la visita.
La filiera della lana – materia prima che viene lavata, tinta, cardata, pettinata, filata e infine lavorata a maglia – è infatti una tradizione verzaschese seguita dalla locale Pro da quasi novant’anni. Grazie alla mediazione dell’associazione intercantonale Métiers d’Art Suisse, quest’anno è entrata a far parte della Lista delle tradizioni viventi in Svizzera assieme ad altre 28 testimonianze significative (di cui due ticinesi, la Bandella e le Pratiche sociali legate al culto dei morti) del patrimonio culturale immateriale del nostro Paese. La Lista, creata nel 2012 dall’Ufficio federale della cultura in collaborazione con i Cantoni, conta oggi 228 titoli, riferiti ad ambiti diversi come pratiche sociali, espressioni orali, artigianato, arti e natura. Sono inserite attività che riguardano ampie fasce della popolazione (vedi l’escursionismo), accanto ad abilità praticate e tramandate in piccoli gruppi. Si tratta di beni che conferiscono identità e continuità a una comunità. L’inventario, realizzato nel 2012, è stato aggiornato una prima volta nel 2017 e una seconda quest’anno. Per realizzarlo l’Ufficio federale della cultura collabora con i servizi cantonali addetti alla cultura, la Commissione svizzera per l’UNESCO, nonché esperti e rappresentanti del suddetto patrimonio, tenendo in considerazione anche le proposte della popolazione. Tre gli obiettivi principali della Lista: sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere il riconoscimento dei portatori delle tradizioni viventi, fungere da base per ulteriori iniziative a favore della loro pratica. La filiera della lana verzaschese, che figura sulla Lista unitamente a una decina di altre tradizioni viventi ticinesi (www.lebendige-traditionen.ch) rispetta perfettamente i tratti distintivi dei beni inseriti, ossia è praticata al giorno d’oggi in Svizzera, è un elemento fondante della diversità e dell’identità culturale del Paese e infine cambia nel tempo reinventandosi.
Il negozio di Sonogno, dove si trovano lane, prodotti lavorati come pure altre produzioni artigianali locali, conferma questa evoluzione. Ci accoglie Marianne Torroni, responsabile della Casa della lana e attiva anche nel punto di vendita. «I tradizionali scialli sono sempre richiesti – afferma – così come calze, berretti, guanti e gli oggetti in feltro che si sono aggiunti negli ultimi anni. Particolare curioso: un grande centro benessere ticinese ci ha commissionato una serie di berretti in feltro da utilizzare nella sauna». Riguardo alla clientela Marianne Torroni come Marcel Bisi evidenziano la buona frequentazione del negozio (aperto da aprile a ottobre), in particolare da parte dei turisti della Svizzera tedesca. «Gli incassi – aggiunge il presidente – si cifrano in 180-200mila franchi all’anno. Sono destinati a coprire le spese e a essere reinvestiti. La Pro non ha scopo di lucro e opera solo nell’intento di promuovere la tradizione».
Patrizio di Brione, Marcel Bisi in occasione del novantesimo dell’associazione è andato alla ricerca dei primi verbali, ritrovando a sorpresa il nome di suo nonno fra i membri del primo comitato. Precisa al riguardo: «Promuovere la formazione (sapere leggere, scrivere e far di conto), il lavoro a domicilio e il turismo erano gli obiettivi iniziali. I fondatori della Pro erano quindi persone lungimiranti, con una visione all’avanguardia per l’epoca». Un passato di cui si conserva la capacità di lavorare in modo naturale e sostenibile una fibra come la lana. Lana che è ovviamente al centro della mostra temporanea sui 90 anni della Pro allestita all’ultimo piano del Museo di Val Verzasca. L’esposizione, curata come i video in preparazione da Mattia Bisi, figlio di Marcel e grafico di professione, potrà ancora essere ammirata alla riapertura del Museo la prossima primavera.
Le nuove iniziative sono state apprezzate anche da diversi istituti scolastici. Agli allievi di ogni ordine di scuola offrono la possibilità di confrontarsi con il sapere artigianale abbinato alle tecniche moderne. Sensibilizzare i giovani è indispensabile per permettere alle tradizioni viventi in generale di continuare a esistere in contesti non sempre facili. Uno dei problemi delle valli è la diminuzione della popolazione; in Verzasca a fine 2022 i residenti erano ulteriormente calati a 785. La fiducia nel futuro da parte dei verzaschesi però non manca, come dimostra una nuova iniziativa di cui si fa portavoce sempre Marcel Bisi: «Stiamo costituendo un ente, chiamato Polo Alpino, con l’intenzione di aprire l’anno prossimo un centro integrato destinato al benessere, sfruttando i prodotti locali e mettendo in rete i diversi operatori». La stretta collaborazione fra gli enti e la partecipazione dei singoli artigiani attivi a domicilio sono la forza della comunità che difende e promuove la sua identità.