Svizzera alla prova dell’accoglienza migranti

by Claudia

Zurigo, Neuchâtel, Berna e infine Chiasso: un piccolo «Tour de Suisse» della politica d’asilo nel nostro Paese

Per capire quanto capita a Chiasso val la pena di fare un piccolo giro della Svizzera, una sorta di «Tour de Suisse» della politica d’asilo nel nostro Paese. Prima tappa: Zurigo. Una decina di giorni fa il presidente di tutti i sindaci di questo Cantone, Jörg Kündig, ha voluto dire la sua sul tema. E ha affermato: «I nostri Comuni sono arrivati al limite delle loro capacità di accoglienza». Gli ha fatto eco anche il presidente del Governo cantonale, Mario Fehr. A suo dire tocca ora alla Confederazione creare nuovi alloggi, visto il costante aumento del numero di profughi in arrivo nel nostro Paese. L’esercito ha pur sempre delle tende, e potrebbe metterle a disposizione. Questo in breve sintesi l’allarme lanciato dal Cantone più in vista del nostro Paese.

Spostiamoci ora a Les Verrières, nel Canton Neuchâtel, lungo il confine con la Francia. In questo piccolo comune di campagna si trova il centro per i cosiddetti «asilanti recalcitranti», gestito dalla Segreteria di Stato per la migrazione. Una struttura in cui vengono ospitati i richiedenti particolarmente riottosi e che dispone di venti posti. Troppo pochi, è stato affermato da più parti in questi ultimi anni. Ma per la popolazione locale la soluzione non sta nell’ingrandire il centro che si trova sul proprio territorio, ma nel crearne uno nuovo, se possibile in Svizzera tedesca. In altri termini c’è bisogno di una diversa ripartizione anche di questo tipo di richiedenti. Ma dall’altra parte della Sarine nessun Cantone ha finora alzato la mano per ospitare una struttura di questo tipo.

Terza tappa: Berna. Da quasi un anno la capitale federale è il posto di lavoro di Elisabeth Baume Schneider, la ministra giurassiana alla guida del Dipartimento federale di giustizia e polizia. Dallo scorso gennaio tocca a lei rispondere alle sollecitazioni dei Cantoni e dei Comuni, in particolare proprio per quanto riguarda i posti a disposizione e la ripartizione inter-cantonale dei richiedenti l’asilo, minori non accompagnati compresi. Un dialogo, e una collaborazione, che in questi ultimi mesi sono tornati a zoppicare, da qui le tante critiche rivolte alla ministra socialista, che è di certo la consigliera federale più bersagliata del momento, anche per i continui attacchi veicolati dall’UDC. Va detto che, per calmare le acque, Elisabeth Baume Schneider un tentativo l’aveva pur fatto. In primavera aveva proposto di mettere a disposizione dei richiedenti l’asilo circa tremila posti supplementari, posizionando dei container prefabbricati sui piazzali di diverse caserme svizzere, e questo entro l’autunno in corso. Un progetto che però è stato bocciato dalle Camere federali, sulla spinta dell’UDC e di un discreto numero di parlamentari di altri partiti borghesi. Sono in molti oggi a Berna a ritenere che quello sia stato un errore. Quei prefabbricati avrebbero effettivamente permesso di alleggerire il compito degli altri centri di accoglienza, oggi molto spesso sovraffollati. E sono anche in molti a pensare che quella mossa, quel rifiuto parlamentare, abbia permesso all’UDC di cavalcare il tema dell’asilo in campagna elettorale.

Il primo partito svizzero aveva motivato la sua opposizione con due argomenti. Il primo era di natura finanziaria, legato al costo di quei container che si aggirava attorno ai 130 milioni di franchi, portati però a 66 in un secondo tempo. A mo’ di paragone il budget per la politica d’asilo è pari a quattro miliardi di franchi all’anno. Il secondo argomento è semplicemente numerico: l’UDC non vuole aumentare i posti a disposizione dei richiedenti. Sta di fatto che se oggi il nostro Paese disponesse di quei tremila letti supplementari forse il tema «asilo» sarebbe politicamente meno infuocato. E qui arriviamo a Chiasso, la quarta e ultima tappa del nostro «Tour de Suisse». La cittadina di confine una settimana fa ha accolto la consigliera federale Baume Schneider, dopo un’attesa durata un’estate intera. Ad oggi appare difficile capire chi abbia proceduto agli inviti di questa visita, a riprova delle difficoltà comunicative tra Berna e il resto del Paese. La ministra socialista ritiene di aver lei stessa voluto questo incontro, dopo una sua prima presenza nel Mendrisiotto, lo scorso mese di gennaio. Per le autorità locali l’invito è invece giunto dal Ticino, con tanto di petizione sottoscritta da oltre duemila persone.

Aneddoto a parte, l’arrivo di Baume Schneider ha permesso di rilanciare il dialogo, definito persino «appassionante» dalla stessa ministra, e di sottolineare che i contatti non siano comunque mai venuti meno tra Berna e le autorità ticinesi. Per la ministra è ora essenziale dare una risposta ai segnali di allarme che arrivano dalla popolazione, sempre più preoccupata per una sicurezza considerata precaria. «Una minoranza di richiedenti commette reati e questo arreca danno alla nostra politica d’asilo», ha fatto notare la consigliera federale, che ha promesso di accrescere le misure di sicurezza nei centri federali, quelle in città o nella regione sono di responsabilità delle polizie comunali e cantonali. EBS, la ministra giurassiana viene anche chiamata così, ha pure affermato di non poter fare un granché nell’immediato, anche perché per alcuni provvedimenti c’è bisogno di modificare le norme in materia. Se ne riparlerà a gennaio, quando la ministra è intenzionata a ritornare nel Mendrisiotto.

Nulla invece è stato detto sul fronte delle cifre, di certo quello più delicato. I Comuni della regione, Chiasso in prima fila, sottolineano da tempo che i 600 richiedenti presenti oggi sul territorio siano troppi, dato che le strutture di accoglienza sono pensate per 350 persone. EBS ha comunicato di aver chiesto a Chiasso di prolungare fino al prossimo mese di giugno l’utilizzo del cosiddetto «Punto di affluenza» che si trova accanto alla stazione. E questo malgrado un accordo sottoscritto con le autorità locali, che prevedeva la chiusura di questa struttura al termine dell’anno in corso. Si tratta di un dormitorio da 240 posti, pensato per i casi di emergenza ma che rischia ora di venir utilizzato in modo permanente. Il numero di richiedenti presenti nella regione potrebbe dunque rimanere ai livelli di oggi anche nel prossimo futuro. In attesa che a livello nazionale si possa definire una diversa ripartizione dei profughi in arrivo. E su questo punto tutti guardano in particolare ai Cantoni della Svizzera centrale, che da anni però fanno orecchio da mercante. Insomma, EBS deve far fronte a parecchie critiche ma anche a una solidarietà tra Cantoni che necessita di una bella sistemata.

ABBONAMENTI
INSERZIONI PUBBLICITARIE
REDAZIONE
IMPRESSUM
UGC
INFORMAZIONI LEGALI

MIGROS TICINO
MIGROS
SCUOLA CLUB
PERCENTO CULTURALE
MIGROS TICINO
ACTIV FITNESS TICINO